Recensione un tranquillo weekend di paura regia di John Boorman USA 1972
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Recensione un tranquillo weekend di paura (1972)

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locandina del film UN TRANQUILLO WEEKEND DI PAURA

Immagine tratta dal film UN TRANQUILLO WEEKEND DI PAURA

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Immagine tratta dal film UN TRANQUILLO WEEKEND DI PAURA
 

Quattro amici di città riuniti per un'avventura lungo le rapide del fiume Chatooga da discendere in canoa, occasione per ammirare un paesaggio incontaminato che presto verrà distrutto da ruspe e bulldozer, per fare posto ad un grande invaso artificiale e la costruzione di una diga. Occasione per una fuga momentanea dal tran tran quotidiano della città, rassicurante da un certo punto di vista, ma in fondo monotono, senza quel sale che movimenta la vita. Dopotutto la cosa importante è che tale esperienza sia breve, intensa per apprezzare qualcosa di diverso ed esotico da raccontare ai colleghi di lavoro, ma soprattutto ritornare in tempo per vedere la partita domenicale di football, basket o baseball, con tanto di contorno di pon-pon girl, comodamente adagiati sulla propria poltrona.

A parte Lewis, questo è il carattere di base dei personaggi di "Deliverance" di John Boorman, quattro "city boys" alla ricerca di un fine settimana fuori dai canoni.

Tratto dall'omonimo romanzo di James Dickey, il film di Boorman analizza il rapporto di confronto-scontro tra l'uomo moderno e la natura e il suo carattere ambivalente: da una parte fonte di una bellezza pura e incontaminata, ma anche la scoperta del suo aspetto più selvaggio e ostile.
Fin dal loro arrivo i quattro amici si trovano di fronte, immersi ad un gruppo di case malmesse, alcune persone della comunità locale. E' netta la differenza tra ciò che hanno lasciato in città e lo squallore cui si trovano davanti: personaggi semi selvaggi, analfabeti, chiusi in se stessi e poco aperti verso i forestieri. La chiusura stessa delle comunità suggerisce nemmeno tanto sottilmente ad un comportamento sessuale promiscuo, con accoppiamenti anche fra consanguinei, provocando di fatto delle tare genetiche. Tare che però non impediscono tuttavia di individuare come nel ragazzo con il banjo, delle capacità fuori del comune ed un talento cristallino nel suonare questo strumento.
Il Dueling Banjo's è una delle scene migliori di "Deliverance": per un piacevole momento la musica sembra offrire un ponte di contatto fra individui diversissimi fra di loro. L'affiatamento tra il ragazzo e Drew alla chitarra sembra perfetto e l'improvvisazione che ne scaturisce è bellissima, ma ad un certo punto Drew "si perde" ("I'm lost"), non riesce più a seguire la musica del ragazzo, per poi recuperare solo alla fine. Sembra una cosa da nulla, ma si rivelerà un segno di cattivo auspicio, come puntualmente avverrà. Il Dueling Banjo's sarà l'ossatura principale di tutta la colonna sonora del film nelle sue diverse varianti, allegra e scanzonata, malinconica, cupa e beffarda.
Il film è interpretato da quattro attori di diversa provenienza, ma in pratica (Voight a parte) al loro primo film importante. Ned Beatty e Ronnie Cox sono all'esordio assoluto per il grande schermo, Jon Voight un attore in rapida ascesa, specialmente dopo la prova offerta in Un uomo da marciapiede e Burt Reynolds al primo ruolo veramente importante dopo tanta gavetta soprattutto televisiva. I loro personaggi hanno una provenienza comune, un ambiente medio borghese di città, ma subiranno profondi cambiamenti e subiranno vicissitudini anche fatali dopo questo viaggio dentro la natura e dentro loro stessi.

"Lewis" (Burt Reynolds)

E' senza dubbio il leader del gruppo, colui che ha messo in piedi questo fine settimana da trascorrere immersi nella natura, assumendosi la responsabilità e il percorso da effettuare di fronte ai più o meno riluttanti compagni di viaggio. Può essere considerato come una specie di di neo-pioniere: ha esperienza, spirito d'iniziativa, una buona dose di coraggio e palesa un ritorno alle origini primitive dell'uomo a contatto della natura. Le sue invettive contro il cosiddetto sistema civilizzato, destinato secondo lui a un collasso imminente, non nascondono un certo fanatismo di fondo. L'idea di ritornare ad una vita più semplice e primitiva dove la sopravvivenza è la priorità principale lo entusiasma oltremisura e questa lotta si esplica sia per mansioni più comuni come comandare il gruppo e procurare il cibo con l'arco (non usa armi da fuoco come un cacciatore primordiale), sia per assumersi decisioni più estreme come uccidere uno dei due montanari che avevano assalito Ed e Bobby e successivamente stuprato lo stesso Bobby.
Da lui parte la proposta di seppellire il montanaro ucciso senza avvertire l'autorità locale; essendo una comunità ristretta e con forti legami di parentela, sicuramente possono passare dei guai, anche se l'uccisione è avvenuta per legittima difesa. In fondo essere in mezzo alla natura significa anche che la legge dell'uomo non può penetrarvi. Nessuno, a parte loro e il montanaro fuggito, sanno dell'accaduto e l'invaso artificiale che verrà creato, seppellirà il paesaggio che stanno attraversando, comprese le prove dell'accaduto.
E' il vertice massimo della leadership di Lewis, il suo momento di massima esaltazione quando grida "Dov'è la legge?", ma sarà anche la sua ultima decisione.
Malgrado la sua sicurezza e il mettere sempre in guardia gli altri dei pericoli del viaggio, non gli impedirà di incappare a sua volta, lungo l'attraversamento di rapide molto pericolose, in un incidente che gli spezzerà la gamba. Troppo facile cadere nelle trappole della natura, anche per l'uomo più navigato, in fondo così fragile di fronte alla furia degli elementi. Di punto in bianco cessa la sua leadership che passa nelle mani di Ed e ciò che rimproverava a Bobby, cioè quello di essere un peso per il gruppo, adesso è la sua condizione, bloccato con gli altri in una gola del fiume, completamente impotente.

"Ed" (Jon Voight)

Bonario ed affabile, è il collante dell'intero gruppo, pronto a fare da paciere quando le conversazioni sono sul punto di degenerare. Non mette minimamente in discussione la leadership di Lewis, anzi è il personaggio cui quest'ultimo si relaziona meglio rispetto agli altri e di cui è legato da profonda amicizia condividendo anche in parte, come il tiro con l'arco, le passioni. E' il vero protagonista del film, colui che subirà la più marcata evoluzione del suo personaggio da semplice uomo di città verso un percorso che lo porterà ad un ritorno al primordiale: subisce il fascino meraviglioso della natura, ma ne assapora anche tutti gli aspetti più spietati e violenti.
La sua è una discesa agli inferi dove conosce il dramma di assistere impotente, legato ad un albero, allo stupro di Bobby, come è suo il voto determinante in cui viene presa la decisione proposta da Lewis di seppellire il montanaro ucciso senza avvertire lo sceriffo locale. Lentamente il suo ruolo all'interno del gruppo si fa sempre più incisivo fino a rimpiazzare Lewis, pur senza volerlo, nel comando.
Una conseguenza inevitabile dopo la scomparsa di Drew nelle rapide del fiume, la gamba spezzata di Lewis e la completa passività di Bobby. Bloccati in una gola con una delle due imbarcazioni distrutte e il montanaro "sdentato" in cima ad un'altura pronto a stanarli con un fucile.

Ed quindi si fa carico della responsabilità degli altri. La sua scalata fino in cima alla gola per stanare lo sdentato sarà la sua "deliverance", la sua liberazione definitiva degli abiti di comune cittadino: come un animale preso in trappola riesce a trovare con la forza della disperazione a scalare l'altura, perde il portafogli con la foto di sua moglie e suo figlio, perdendo anche simbolicamente quel ruolo di buon padre di famiglia che lo caratterizzava all'inizio del film.
In fondo ad un buon padre di famiglia non può succedere la cosiddetta "paralisi del cervo" verificatasi soltanto lo stesso mattino, quando non era riuscito ad uccidere un daino nella foresta, con l'arco tremolante e incapace di prendere la mira. La situazione disperata gli ha fatto conoscere il lato più oscuro di se stesso e grazie a questa "scoperta", la sua mano sarà ferma nel momento di scoccare la freccia mortale verso il montanaro sdentato, acquisendo la capacità estrema di uccidere per non essere ucciso, di essere disposto a tutto pur di sopravvivere.
Un'esperienza del genere cambia in maniera profonda un essere umano e la sua deliverance la pagherà a caro prezzo per il resto della sua vita: la splendida immagine finale della mano che emerge dall'acqua è il marchio sulla coscienza che la natura gli ha lasciato. Nessuno invaso d'acqua per quanto grande possa essere, potrà cancellare ciò che è successo.

"Bobby" (Ned Beatty)

E' l'elemento più inesperto. E' probabile che sia stato il più riottoso dei quattro ad intraprendere l'avventura sul fiume e lavorando nel ramo assicurazioni e fondi pensione, traspaiono fin da subito quelle che caratteristiche da city-boy che palesano un senso di inadeguatezza rispetto al contesto diverso da quello a cui è abituato e un non celato disprezzo verso il degrado cui versano i membri della comunità locale. Ha il tipico atteggiamento del cittadino altezzoso e supponente nei confronti di persone che crede inferiori in tutto e per tutto.
Rispetto agli altri mantiene quasi inalterato questo comportamento durante il viaggio nel fiume e proprio per questo è perfetto per il ruolo di vittima designata dello stupro da parte dei due montanari, i quali intuiscono fin da subito in maniera istintiva e animalesca che fra Ed e Bobby, il più debole, è proprio quest'ultimo.
La scena dello stupro è il momento di svolta dell'intero film; finora la natura aveva mostrato il suo volto più affascinante e leggiadro, qui invece si troveranno di fronte al volto più violento e spietato rappresentato da due montanari che spuntano fuori dalla foresta come due apparizioni, che non esitano un solo attimo nel mostrare le loro intenzioni, con una risolutezza da far sembrare una violazione del proprio territorio da parte dei cittadini, un'intrusione non gradita da parte di un nemico.
Tale scena, a distanza di trent'anni dall'uscita del film, non avrà forse lo stesso effetto dirompente dell'epoca, ma mantiene intatta tutta la sua brutalità e insensatezza. E' stata la prima scena di stupro su un maschio della storia del cinema, particolarmente disturbante quando Bobby, nudo ed indifeso, grida il verso del maiale all'unisono assieme al suo stupratore. In pochi attimi un perfetto cittadino regredisce ad un animale e Ned Beatty mostra alla perfezione il volto di una persona che ha subito uno shock fisico, morale in maniera così imprevedibile e devastante: un volto perso nel vuoto e scosso nel profondo dell'animo, che tuttavia non gli permetterà di giungere alla "liberazione" come per Ed.
Anche dopo questo fatto traumatizzante subito sulla propria pelle, Bobby non prenderà nessuna iniziativa, rimanendo sempre "a rimorchio" o al massimo di supporto, come per avvalorare il racconto di Ed sull'accaduto da far bere allo sceriffo. La cosa più importante per lui è non far sapere cosa è successo, nessuna pubblicità, seppellire tutto e per sempre.

"Drew" (Ronnie Cox)

All'inizio non ha una precisa connotazione, sembra assimilabile al personaggio di Ed, il tipico padre di famiglia. Mostra comunque un certo moderato entusiasmo per questo tipo di avventura e non ha certamente il comportamento altezzoso di Bobby nei confronti dei villani, visto che si misura con passione e divertimento con il ragazzo ritardato nel Dueling Banjo's, esprimendo un sincero stupore nelle incredibili capacità del giovane.
Il suo personaggio, tenuto fino a quel momento in sordina, esce allo scoperto nei momenti del post-stupro subito da Bobby, sul cosa decidere di fare: raccontare tutto alle autorità oppure non dire nulla e seppellire il cadavere del montanaro. In Drew emerge allora tutto il suo idealismo, lodevole per intenti, ma inutile nella situazione dove sono finiti. Dentro la natura la legge dell'uomo non ha nessun valore e questo Drew non riesce a comprenderlo.
E' l'unico che vota a favore per informare l'autorità dell'accaduto, accrescendo sensibilmente in lui un senso di profonda solitudine e smarrimento, evidenziato nella estrema frenesia nella scena dove i quattro scavano la fossa per seppellire il montanaro ucciso da Lewis. Ritiene profondamente sbagliata la decisione presa dal gruppo, perché è contro la legge di Dio e degli uomini seppur presa in maniera democratica, per votazione. Pur non avendo subito uno stupro fisico come Bobby, al pari di quest'ultimo ha subito qualcosa di simile nello spirito e si nota subito appena i quattro riprendono la via del fiume in cui trova la sua morte.
Una morte enigmatica, certamente non per colpa di uno sparo che in effetti non si sente, né tantomeno il suicidio giacchè il profondo senso morale di Drew, dovuto anche dalla sua origine cattolica, non suggerisce una ipotesi che va in tale direzione. Visualizzando la scena si percepisce un lasciarsi andare dentro le acque del fiume, causato da un qualcosa che si è spezzato definitivamente dentro di lui e derivato probabilmente dalla mancata accettazione degli eventi e di leggi ben più antiche e remote dell'uomo che oltrepassano la sua comprensione. La dipartita di Drew simbolicamente rappresenta un sacrificio e allo stesso tempo un monito per Ed: soltanto entrando in uno stato mentale diverso, mai percorso, verso la parte più istintiva di se stessi potranno sopravvivere.
Piccola curiosità: la posa grottesca del cadavere di Drew, quando viene ritrovato a più a valle, non è frutto di alcun artificio di make-up o protesi di alcun genere. E' una postura reale che sfrutta appieno la capacità particolarmente "snodabile" della spalla di Ronnie Cox.

Durante gli anni in cui usciva sul grande schermo "Deliverance" il tema del riavvicinamento dell'uomo con la natura era molto toccato, per non dire in voga. Il cosiddetto stress della civiltà moderna, l'alienazione dei grandi centri urbani e la disumanizzazione del lavoro, erano mali che potevano essere sensibilmente attenuati attraverso un recupero del primordiale contatto con la natura, da cui l'uomo stesso proviene. Boorman però percorre una via molto diversa, mostrando, anche grazie all'ampio spettro della stupenda fotografia di Vilmos Zsigmond, la duplicità della natura stessa: madre e matrigna, benigna e ostile, indifferente oppure capace di decidere della vita di un essere umano in un attimo.

Il contatto con la natura significa quindi anche il risveglio di quella parte dell'uomo più bestiale che la modernità e la razionalità hanno sepolto da millenni, ma per quanto nascosta è sempre presente e pronta ad uscire, inconsciamente o meno, al verificarsi di determinate circostanze.

Boorman quindi sottolinea il distacco definitivo dell'uomo civilizzato con la natura, e per poter riannodare i fili di questo rapporto bisogna considerare anche il rovescio della medaglia, in cui la razionalità perde ogni valore e dove la lotta per sopravvivere passa anche nel compiere atti estremi come uccidere un proprio simile. Un riazzeramento completo, senza più certezze acquisite, persino la perdita della Fede (in quest'ultimo aspetto è emblematica la scena in cui la chiesa prefabbricata viene spostata prima della creazione dell'invaso).

Accettando tali condizioni, in cui la natura può decidere della vita e della morte di ognuno di noi, i fili possono essere riannodati oppure (come in "Deliverance") un ritorno alla civiltà (con tutti i suoi mali) è salutato con gioia alla vista di due macchine arrugginite lungo le sponde del Chattoga e dove anche l'immagine esteticamente squallida dei lavori di una diga appare così rassicurante per i sopravvissuti.
La centralità del rapporto fra l'uomo moderno e la natura selvaggia non deve però distogliere da un altro aspetto della pellicola di Boorman, quello cioè della profonda frattura in seno all'America, della divisione sempre più accentuata fra America urbanizzata e quella più rurale. Una spaccatura che Boorman evidenzia in tutta la sua drammaticità, generando indifferenza reciproca fino ad arrivare ad un odio profondo, unito ad una mancanza di quel minimo di solidarietà fra le controparti.

Tali contrasti tra queste due anime diverse di "Deliverance" costituiranno un archetipo per molte pellicole successive, in particolare di genere horror: "Non aprite quella porta" di Tobe Hooper o "Le colline hanno gli occhi" di Wes Craven, tanto per fare due esempi poco successivi al film di Boorman, evidenziano la scoperta di realtà nemmeno lontanamente immaginabili in un paese moderno come l'America ed il viaggio verso la parte più istintiva dell'uomo, annullando ogni razionalità nel compiere atti impensabili.

"Sometimes you have to lose yourself before you can find anything."

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Recensione a cura di The Gaunt - aggiornata al 04/12/2009

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