Un agente delle operazioni speciali trova la sua moralità messa alla prova quando si infiltra in un sindacato criminale e lega inaspettatamente con il giovane figlio del capo.
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Non è affatto male questo prodotto netflixiano. Ha una trama super convenzionale, è esageratissimo come spesso succede in film di questo tipo eppure non c'è stato un attimo nel quale ho distolto lo sguardo. Intrattiene, c'è suspense quanto basta e la recitazione nel complesso non è malvagia, anzi. Buon action.
"L'algoritmo Netflix" (Luca Pacilio) "Aneddoto. Al festival di Venezia intervisto per FilmTV, a strettissimo giro, Rebecca Zlotowski e Romain Gavras. La prima, a proposito della costruzione narrativa del suo 'I figli degli altri', osserva che «quando non proponi svolte evidenti o colpi di scena, chiedi al pubblico di attendere, perché comprenderà il tuo disegno solo alla fine. E questo può disorientarlo. [...]. Ma ho voluto questa cosa, è una dichiarazione anche politica. [...], un film che non si dichiara nei primi 20 minuti probabilmente non sarebbe accettato in una piattaforma. Questo tipo di sfida la puoi lanciare solo con il cinema: per questo la sala va difesa». Romain Gavras [...] afferma che il suo film targato Netflix 'Athena' inizia con un pianosequenza da capogiro anche perché è destinato alla piattaforma e deve essere dirompente fin dai primi minuti. Mi impressionò questa coincidenza e, in maniera più o meno identica e con umoralità variabile (dal preoccupato all'indifferente), l'ho ritrovata in altre affermazioni di registi lette di recente." 1) Intanto adesso sapete il perché dell'improvviso proliferare di tale virtuosismo: i long take non sono più indici d'autorialità ma strumenti di fidelizzazione. 2) "AKA" è la denuncia del (neo)colonialismo francese per gl'abbonati allo streaming che non hanno tempo da perdere né attenzione da dedicare. Dunque "La battaglia di Algeri" però impasticciato con "Léon ": Pontecorvo e Bresson, un blando remake del film con Jean Reno e Gary Oldman per chi nel '94 ancora frequentava la scuola dell'obbligo. Sufficiente poiché in giro c'è molto di peggio.