le rose del deserto regia di Mario Monicelli Italia 2006
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le rose del deserto (2006)

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locandina del film LE ROSE DEL DESERTO

Titolo Originale: LE ROSE DEL DESERTO

RegiaMario Monicelli

InterpretiMichele Placido, Giorgio Pasotti, Alessandro Haber, Fulvio Falzarano, Moran Atias

Durata: h 1.42
NazionalitàItalia 2006
Generestorico
Al cinema nel Dicembre 2006

•  Altri film di Mario Monicelli

Trama del film Le rose del deserto

1940, deserto della Libia. Una sezione sanitaria dell'esercito italiano si accampa nell'oasi di Sorman. Qui viene coinvolta da un frate italiano nel soccorso della popolazione del posto, e la guerra sembra lontanissima, ma quando le truppe comandate dal generale Graziani in marcia verso la conquista dell'Egitto, sono costrette dagli Inglesi ad una fuga precipitosa, la situazione precipita bruscamente...

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Voto Visitatori:   6,03 / 10 (29 voti)6,03Grafico
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Voti e commenti su Le rose del deserto, 29 opinioni inserite

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DarkRareMirko  @  08/09/2014 01:15:59
   7 / 10
Tanto di cappello al compianto regista, qui 91enne, che ha fatto un film di guerra low budget e poveristico, con tanti bravi attori (colpisce Sanguineti, tra gli altri) e qualche momento riuscito.

Di sicuro solo discreto, non brillante, ha comunque il fascino dei film sinceri ed onesti, che stanno dalla parte giusta (anche se non c'era bisogno di farlo dire addirittura agli attori stessi, come quando Pasotti critica la guerra, visto che tutto era già chiaro di per sè).

Lascia tristi e affranti, come spesso accade con i film del maestro, e si lascia vedere senza problemi.

Posso capire certe critiche negative ma, al di là della confezione non perfetta e della regia non troppo graffiante, c'è un cuore pulsante.

Interessante anche il making of girato da Veronesi.

bagninobranda  @  06/04/2012 18:39:48
   1 / 10
film noioso, lento, patetico. Insomma un film italiano di oggi con pessimi attori, pessima scenografia, sceneggiatura zero, non lo guardate.

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  23/05/2011 11:30:25
   7 / 10
Ultimo film di un maestro del cinema italiano.
Un buon film, simpatico e intelligente, con un cast di tutto rispetto.
Tanto di cappello a Monicelli che, a 90 anni suonati, se ne va in Tunisia a girare questo film.

Invia una mail all'autore del commento marco986  @  30/11/2010 10:44:18
   7½ / 10
l'ultimo film di Monicelli è tutt' altro che un film minore.Buona sia l'interpretazione di Placido che di Haber,sufficiente pasotti.Da vedere

Invia una mail all'autore del commento wega  @  21/07/2010 13:06:44
   4 / 10
Caro Mario, per il bene che ti voglio, ti do quattro a questo filmazzo. Ben dicesti qualche anno fa che, oramai, giunto alla soglia dei 90 nulla avevi ormai di nuovo da dire.
Con "Le Rose del Deserto" non ho ben capito dove Monicelli volesse andare a parare. Della Morte ne ha sempre parlato ma mai così male, e gli intenti comico-tragici cosparsi su tutta la sceneggiatura non ce n'è uno che non scivoli sul patetico. È un film fatto male, con una terribile sceneggiatura che attinge alla Storia per venire per di più recitato da cani.

Parsifal  @  08/10/2009 23:33:09
   7 / 10
Bello macchiettistico ritmato ironico mai veramente serio rappresenta le nostre virtù e i nostri difetti di Italiani che nelle difficoltà vengono amplificati dal nostro essere così diversi da tutti gli altri popoli.
Una bella commedia all'Italiana sceneggiata nel teatro della Guerra del Nord Africa.

dewolf  @  25/08/2009 02:53:15
   6 / 10
Il film l'ho trovato carino, con un'ottima ricostruzione dei paesaggi, un buon cast e battute di spirito davvero simpatiche! Solo che dovrebbe esser un film storico sulla spedizione italiana in Africa e invece mi è parso quasi una parodia sull'esercito che di sicuro non avrà brillato, ma che proprio in quel continente ha ottenuto i migliori risultati.. Spero comunque che non sia per davvero l'ultimo film di Monicelli, uno dei pochi grandi registi italiani in vita!

freddy71  @  02/12/2007 12:49:04
   6½ / 10
ragazzi non siate troppo duri con il maestro ha oltre 90 anni bisogna dirlo e girare un film nel deserto non deve essere stato facile per lui....cmq per me il film non è male, bravisimo Placido nell'interpretare il frate un pò meno gli altri attori...ma tutto sommato il film è da vedere soprattutto per i giovani a cui questi film non fano mai male.

Invia una mail all'autore del commento uecanaia  @  05/08/2007 12:17:49
   7 / 10
Alla stragrande maggioranza delle persone che si trovano coinvolte in prima linea, non importa davvero nulla della guerra e non comprende ne condivide l'origine di un planetario errore.

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giamma89  @  01/05/2007 17:02:46
   6 / 10
il film mi è piaciuto molto. Forse mi aspettavo qualcosa in più dalla trama, ma musiche e immagine sono mozzafiato.
P.S. Qualcuno sa il titolo della canzone (mi sembra sarda) di quando Pasotti spoglia la ragazza araba(Moran Atias)...Grazie!!

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73  @  02/04/2007 10:33:18
   3 / 10
Da uno dei piu’ grandi maestri della commedia all’italiana uno si aspetterebbe sempre un film di grande livello, ed invece debbo dire che con “Le rose del deserto” Mario Monicelli firma un’opera di una bruttezza imbarazzante che rappresenta per il sottoscritto una delle piu’ grandi delusioni cinematografiche degli ultimi tempi.
Salvare qualcosa di questa pellicola è impresa assai ardua,infatti a parte qualche sporadico tocco ironico/farsesco e l’interpretazione di Michele Placido, tutto il resto è da gettare alle ortiche.
E’ infatti opportuno stendere un velo pietoso su quest'opera,affossata da una sceneggiatura incoerente e superficiale che denota una sorta di approssimazione nella stesura,per continuare con interpretazioni di pessimo livello che non aiutano di certo a far spiccare dei personaggi gia’ eccessivamente anonimi e privi di qualsiasi interesse.
La regia, e la cosa è clamorosa, appare sciatta,degna solo di qualsiasi inguardabile fiction televisiva,ma cio’ che lascia maggiormente interdetti è l’inutilita’ di questa pellicola che non trasmette nulla se non un gran noia e una gran quantita’ di concetti mai approfonditi adeguatamente.
Onore a Monicelli, uno dei piu’ grandi autori del cinema italiano e uomo coraggioso che a novant’anni suonati decide di rimettersi in discussione,se pero’ i risultati sono questi forse è meglio che lasci perdere e si goda la sua pensione dorata.

giumig  @  01/04/2007 12:39:30
   7 / 10
L'ultimo film del maestro è tra i più genuini e onesti che abbia mai girato. Una storia che ha tanto di vissuto, di italianità pura e di valori che una volta erano davvero tali. La regia è quella tipica di Monicelli, forse un po "passata" ma sempre semplice e bella. La storia è anch'essa semplice e ruota sulle disavventure di un manipolo di soldati della croce rossa, ma il vero protagonista è il legame e l'amicizia che li unisce. Un film colare insomma, realizzato bene e che alla fine, malgrado qualche pecca, regala tante emozioni.

Invia una mail all'autore del commento emmepi8  @  13/01/2007 17:00:38
   6½ / 10
Sceneggiato dallo stesso Monicelli con l'aiuto di due non proprio eccellenti scenggiatori come Saverni e Bencivenni, meno male che nella messa in scena c'è un vecchio lupo come il nostro regista che rimette le cose apposto. Tratto dal libro di Tobino e non solo da quello, ma molto liberamente, è una sorta di Armata Brancaleone, con personaggi e tipologie che ci fanno divertire, riportandoci ad una linea ben precisa della nostra più felice commedia all'italiana.E' un ritorno al passato, per quanto riguarda uno dei nostri momenti più felici, e diciamo subito che solo la mano abile del regista riesce a convogliarlo nel binario giusto, dosando le cose. Il limite del film sta nei mezzi a disposizione; la messa in scena è molto povera e malgrado gli sforzi disumani di Monicelli viene fuori a tratti. Io penso che il film è stato molto ridimensionato, se non sbaglio nel cast c'erano anche altri attori e quindi i loro ruoli sono stati tagliati, le musiche sono un mixer davvero stridente.. E' un giudizio negativo??? No, perché il pubblico risponde, e bisogna riconoscere a Monicelli una volontà di ferro nel portare a termine questo progetto, e senz'altro recupera quella credibilità, in parte persa, con le altre sue ultime prove. Io che stimo e ammiro moltissimo questo autore, sono entrato al cinema impensierito, ma sono uscito divertito, pur con tutte le stretture a cui è stato messo.
Monicelli lo faranno santo per questa operazione, che ha voluto fare con tutte le forze. Gli dobbiamo riconoscere le sue grandi doti, proprio per le limitazioni a cui è stato costretto

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Ultima risposta 02/02/2007 05.29.56
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lucadf  @  07/01/2007 11:34:55
   8 / 10
Avrei voluto dare un 7, ma ho deciso di alzarlo di un punto poichè, negli ultimi tempi non ho trovato molti film così piacevoli da vedere, nonostante si possa considerare scontato in parecchi aspetti.
In realtà non credo si possa andare a vedere un film dell'oramai anziano (se pur molto in Gamba) Monicelli aspettandosi grandi novità.
Per me aver ritrovato in un film comunque nuovo la sua capacità di mescolare ironia, storia e crudezza sempre raccontata dalla parte della gente semplice che popola i suoi film (ricorda molto la grande guerra) ha dato grande soddisfazione.
Bravo.

Gruppo COLLABORATORI gerardo  @  05/01/2007 17:31:26
   7 / 10
Monicelli ha il grande merito di portare sullo schermo, con coraggio (dei suoi 91 anni!), una storia italiana di guerra, dando prova di una lucidità di coscienza e sensibilità rara nei suoi colleghi connazionali più giovani. E quello che ci racconta è una guerra sporca, la guerra coloniale in Libia, una delle pagine poco amate non solo dal cinema, ma dalla stessa storiografia italiana, che ha preferito "soffermarsi" su episodi più gloriosi ed edificanti della nostra storia recente.
Certo, l'operazione non è perfettamente riuscita, la sceneggiatura sembra un po’ arrangiata. Ma sa raccontare, in ogni caso, un’Italia minore, fatta di professori ufficiali e di contadini mandati in guerra, una guerra di cui a loro frega davvero poco, contrariamente alla retorica di regime che invoca inesistenti grandezze italiche (ne restano solo le rovine a Leptis Magna, vestigia di un impero agognato, ma inesorabilmente passato e irraggiungibile) e imminenti vittorie lampo che non arriveranno mai. Il tristemente famoso (per la storia militare e coloniale italiana) generale Graziani, interpretato grottescamente da un ispirato (grande!) Tatti Sanguineti in posa – ed eloquenza - fascioducesca, arriva, dà improbabili ordini e scompare come un fantasma nel deserto. L’uso (teneramente retrò) delle immagini velocizzate, che ne segnano l’arrivo e la partenza nelle fugaci e surreali apparizioni, sottolinea ironicamente il senso di totale estraneità del Maresciallo d’Italia, rappresentante sul campo del regime e dei suoi voleri, al contesto sociale e morale della truppa, più interessato alle vicende private lasciate a casa che alla conquista dell’Egitto e ai fasti italici. Siamo alla vigilia della disfatta di El Alamein e già si avvertono, profetici, i primi attriti italo-tedeschi che di lì a poco sfoceranno nel massacro di Cefalonia e nell’occupazione nazista dell’Italia.
Monicelli non risparmia il suo vezzo antimilitarista con delle frecciate alle attuali guerre presunte umanitarie, a quegli interventi militari che pretendono di portare la pace e la democrazia - e la civiltà… – in terre altre, ma che non nascondono il loro carattere smaccatamente colonialista e aggressivo.

steste  @  05/01/2007 12:38:38
   7 / 10
Nella più totale ironia le rose del deserto appaiono forse troppo celate a chi ormai è abituato a colpi di scena e effetti speciali faraonici.
il film di monicelli è così delicato e tenero in tutte le sue espressioni (la musica, i colori, la regia)da rendersi quasi sottotono o semplicistico ad occhi poco attenti. la storia , bella e paradossale, è proprio la nostra, quella di un popolo abituato a demandare,a giocare ed irridere la gerarchia ed all'autorità( i cambi tempi sulla motocicletta del generale sono esiliranti) ad autoconvincersi che sia stia facendo una traversata atlantica mentre si sta annegando in un bicchiere d'acqua. ne esce fuori il ritratto di un popolo bonaccione e semplice ma che forse popolo non è perchè non è unificabile frammentato , individualista (le espressioni linguistiche sono sintomatiche), forse l'unico tratto comune è la capacità di immolarsi in nome dell'amore. per amore si sposano i morti e li si festeggiano, per amore si rischia la vita, per amore ci si lascia morire ma non per l'onore di una patria che forse non si è mai vissuta o sentita.

shiatsuka  @  02/01/2007 18:51:01
   6 / 10
A mio giudizio questo film merita la sufficienza. Mi è sembrata una bella storia, raccontata in modo eccellente da Monicelli. Buono il cast.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Marlon Brando  @  31/12/2006 15:01:50
   7½ / 10
Il film ha i suoi pregi e i suoi difetti.
E' una tragi-commedia di guerra e fa ridere in modo esilarante in certi momenti, ma mi è parsa un po' confusa nella sua ironia tragica; Monicelli non sembra avere una direzione precisa da seguire.
E' comunque apprezzabile lo stile registico asciutto e semplice che Monicelli adotta nel trattare il tema bellico: inquadrature volutamente banali e pochi stacchi tra una scena e l'altra.
Bravi tutti gli attori, compresi quelli di contorno, tranne Pasotti che non sa recitare. Bella la figura del frate di Michele Placido: schietta e realistica.
Probabile cenno autobiografico finale alla vecchiaia del regista: il film termine con l'immagine di una tomba.

DocSerg1  @  21/12/2006 10:32:37
   6½ / 10
Tutto un po' sopra le righe, con personaggi caricaturali, grotteschi, tragicomici, eppure umani, bonari, armati di buona volontà e un certo senso etico.

Insomma italiani.

Purtroppo il film è solo una fotografia, uno spaccato e non ci racconta una vera storia, finisce così come è iniziato, senza un vero perchè.

1 risposta al commento
Ultima risposta 29/12/2006 18.20.16
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sandman  @  18/12/2006 00:57:41
   3 / 10
3!!!... è sono stato gentile!!! ... Irreale ed infantile, fino al ridicolo scene piazzate lì come indici senza un filo che le lega insieme, non lascia nessuna emozione anzi forse un po' di rabbia per il tempo che non scorre e 7 euri buttati via!!!! E' la prima volta che vedo un film dove la gente esce prima della fine!!!

Invia una mail all'autore del commento Andrea Lade  @  14/12/2006 11:23:05
   7½ / 10
Monicelli in questo suo ulteriore lavoro ci mostra la vita di una sezione sanitaria in missione di guerra nella Libia fascista. La prima scena ci avverte subito del tono scanzonatorio del film che mira alla presa in giro dei nostri militari, che credendosi vincitori di una guerra lampo,furono invece colpiti per la loro totale impreparazione e il loro atteggiamento da caserma tutto spaghetti e salsiccia.
Il tono ironico supera i limiti dell'umorismo con un irresistibile e per me bravissimo Michele Placido che in veste di un frate molto sopra le righe, non risparmia nessuno con le sue battute dialettali.
Monicelli però vuole fare di più, e cerca di contestualizzare questa piccola comunità in una cultura come quella araba,leggermente diversa dalla nostra. Un Giorgio Pasotti poco credibile si fa portavoce di quel moralismo pseudomissionario che dovrebbe far rifllettere , ma invece annoia e risulta un po' fuori posto in una commedia come questa.
Anche quei pochi minui di effettivo cordoglio che accompagnano il personaggio di Haber, sono poco opportuni e diretti in modo superficiale.
Monicelli ha osato troppo e ha rischiato la commistione di generi creando un guazzabuglio che confonde e irrita nel finale.
Lo stile di Monicelli, e come in tutti i suoi film, i dialoghi eccezionali non possono però suggerire un voto inferiore al 7 1/2

Otto  @  13/12/2006 23:16:08
   3 / 10
Leggendo i commenti precedenti mi viene quasi il dubbio che non sia lo stesso film.
Recitato male, montato peggio, doppiato ancor peggio. Ma che cosa avrete mai trovato di bello in questa zozzeria?! Di monicelli ha una sola cosa, il nome nella locandina.

JANE  @  11/12/2006 22:47:00
   1 / 10
Non ho trovato niente di grandioso in questo film. Pietoso, semmai. Francamente, mi sono pentita di averlo visto, potessi resetterei. Orrendo.

1 risposta al commento
Ultima risposta 07/06/2009 16.36.38
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Zazzauser  @  10/12/2006 23:56:14
   6½ / 10
Attenzione, commento un po' spoileroso (non dite che non l'ho detto!)

A prescindere dalla qualità del film, bisogna fare i complimenti a Monicelli, che a 91 anni ancora ha la forza di dirigere film ed è che io sappia l'unico, insieme al grande Manoel De Oliveira, a poter vantare 70 anni di carriera cinematografica.

Monicelli non si dimentica dei suoi lavori comici come "Il marchese del grillo" e "Parenti serpenti" e racconta la vicenda in chiave completamente farsesca, interamente incentrata su personaggi molto umani e quindi molto realistici che formano un melting pot di dialetti, tradizioni e costumi che riguardano tutta l'Italia, dalla Puglia alla Lombardia, contribuendo a disegnare nel migliore dei modi un ritratto integrale dell'Italia degli anni '40 nel suo complesso: sono soprattutto le scene corali, giocate sull'umorismo, sul sarcasmo e spesso sulla forza comica dei dialoghi e dei frequenti scambi di battute e sulla netta caratterizzazione ed originalità dei personaggi a far sì che risulti evidente che il film risenta chiaramente della sua derivazione da un lavoro teatrale, ma anche la scenografia e lo spazio effettivo in cui si recita, quasi sempre, ad eccezione di alcune scene, assolutamente ristretto e ricreabile facilmente in un palcoscenico, favorito da riprese che insistono molto sui personaggi e che spaziano poco in riprese aeree o a campo superiore al medio. Vediamo quindi un prete lucano che predica la parola del Signore alla bell'e meglio, un sardo che si deve sposare, un maggiore (interpretato da un Alessandro Haber veramente nella parte) all'antica, con un lessico melenso, intercalato da frequenti "per il bene che ti voglio" e modi di fare molto quieti, fortemente legato alla figura della moglie ed infine lo straordinario generale sul sidecar, spassosissima parodia, nel modo di parlare, di muoversi, di comportarsi e soprattutto nelle fattezze dell'ufficiale fascista fedele al regime ed ai suoi ideali, completamente ad immagine e somiglianza di Mussolini, un personaggio dalla potenza comica spiazzante, di cui non dico altro per godervelo a pieno.

Ma soprattutto dalla caratterizzazione psicologica di questa macchietta si capisce che la pellicola non è semplicemente di denuncia verso la contraddittorietà e l'orrore della guerra in senso generale, ma è fortemente faziosa e tende a sottolineare ancora una volta quanto gli ideali fascisti fossero sbagliati e quanto l'Italia non avesse affatto i mezzi per combattere una guerra, di come il Duce abbia mandato a morire tanta gente nascondendosi dietro l'ombra della potenza nazista e sperando di guadagnare rispetto e prestigio agli occhi di Hitler e del mondo intero, ingannando di continuo il popolo: ma questa è storia che noi tutti sappiamo già. Capisco che affrontare questo tema in chiave completamente comica non fa che ridicolizzare tutto l'operato della nostra ventennale dittatura, capisco che accentui in modo ancora più evidente l'inutilità di una guerra che si credeva lampo ed in realtà già persa in partenza, comprendo che si illustri la disorganizzazione dell'apparato medico, causata dalla lentezza dei rifornimenti e dalla scarsissima disponibilità di ogni genere di prima necessità, dal cibo, alla benzina ed alle armi; ma alla fine sembra che Monicelli si prenda quasi gioco di coloro che comunque in guerra ci sono morti, specialmente nella scena in cui il sardo muore e si celebra il matrimonio semi-fasullo ed una volta finita la cerimonia si mettono tutti tranquillamente a scherzare come se nulla fosse successo: una morale vicina al'idea di "ridere per non piangere", confermata dalla prima canzone dei titolo di coda (ascoltatela). E pare anche che non conservi un minimo di patriottismo e di amor proprio ridicolizzando completamente gli italiani di fronte ai soldati tedeschi.
Insomma, la pellicola è assolutamente priva di quella punta di drammaticità che comunque in un film di guerra ci si aspetterebbe (e che non guasterebbe). Le scene dei bombardamenti sono ricreate molto bene e comunque si tratta di un discreto prodotto, ma ci si sarebbe aspettati di più da un regista come Mario. E' proprio il caso di finire quotando Giordano Biagio: peccato.

2 risposte al commento
Ultima risposta 19/01/2007 15.02.06
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Giordano Biagio  @  04/12/2006 18:45:53
   5 / 10
Non è un gran film perché è troppo alla ricerca di situazioni tragico-comiche, con molte ironie un po' forzate rispetto al contesto spirituale, culturale e storico dell'epoca.
Paradossi delle tattiche di guerra, vili fughe sui mezzi della crocerossa, paranoie di ogni genere nell'alto comando, reazione omicida di un soldato a un gesto di non grave intolleranza nei suoi confronti, insomma un esercito senza identità, allo sbando in cui domina la figura del frate domenicano "indegno" (Michele Placido) che rappresenta l'unica autorità etica e pratica del gruppo.
Divertente ma non vero, Monicelli sembra schierato, vuol dare un giudizio sulla guerra in Libia strettamente antifascista trascurando la vera spiritulità dell'epoca che era molto diversa dal film e di non facile definizione, basti pensare alla grande adesione di massa al fascismo e al culto per il ritorno simbolico del sacro romano impero che facevano della guerra coloniale una missione di democrazia e civiltà soprattutto per gli altri e non per sè.
Monicelli finisce per fare un film da intrattenimento e antimilitarista fregandosene dello spessore storico che un film del genere richiedeva.
Peccato.

7 risposte al commento
Ultima risposta 16/12/2006 13.25.08
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Gruppo COLLABORATORI paul  @  03/12/2006 13:13:10
   8 / 10
Il grande ritorno di Monicelli, non sembra nemmeno una commedia dei giorni nostri. Certo, ci sono alcune sbavature nella sceneggiatura, ma non ha importanza, tutto scorre cn il sorriso (e talvolta l'amarezza) sulle lebbra, il campionario degli attori presi da tutt'Italia è azzeccatissimo e la pellicola pare riportarci, per dispiegamento di mezzi e comparse, a quel periodo in cui il nostro cinema poteva considerarsi un'industria. Peccato che invece Moran Atias si mostri poco.

Invia una mail all'autore del commento signor_kappa  @  02/12/2006 15:54:58
   8 / 10
E'' il primo lungometraggio di Monicelli che vedo, se si eccettua l''episodio "Renzo e Luciana" nel film "Boccaccio 70". Un film strettamente legato ad altri grandi film del passato quali "Mash" del compianto Robert Altman e probabilmente a "La grande guerra" e "L''armata Brancaleone". Dopo quasi settant''anni si trova il coraggio e l''occasione per parlare della guerra dalla parte degli italiani, dopo il tentativo abortito de "L''armata s''agapò" del 1946, mai distribuito per insondabili ragioni di stato. Quello che il film evidenzia è la grande solidarietà umana tra commilitoni al di là delle brutali propagande di guerra dell''epoca, che volevano essere le uniche depositarie dei rapporti umani e sociali. Una commedia umana con episodi di cui ridere e piangere intervallata qua è là da bombardamenti alleati che ci fanno capire che la guerra non è uno scherzo. Un film di guerra in piena regola e in grande stile, se si pensa soprattutto che l''Italia cinematograficamente parlando non è fortissima in questo genere. Spettacolari le notti nel deserto e toccanti alcuni passaggi quali il finto matrimonio. Qualche limite stilistico come la durezza di alcuni passaggi da una scena all''altra e lo scarso approfondimento nello scambio di lettere tra il maggiore e l''amata sposa, ma è roba di poco conto. Strepitosa l''interpretazione del generale (ma chi è l''attore? Come si chiama? Davvero bravissimo). Ricostruzioni scenografiche e scrittura impeccabili. Una tragedia in forma di commedia, come credo il nostro regista, che a 91 anni gira un film con il ritmo che potrebbe tenere un regista giovanissimo, sappia fare alla perfezione. Bravo Monicelli.

5 risposte al commento
Ultima risposta 03/12/2006 16.18.17
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Ciccio  @  02/12/2006 00:26:08
   8 / 10
Un gran bel film, firmato Mario Monicelli. C'è tutto il suo mondo. Risate, commozione e cattiveria.
Haber grandioso (per il bene che vi voglio), Placido efficace (nessuno vi ha detto che nell'uomo c'è qualcosa che non muore mai?!) e Pasotti puntuale (le ho detto che aveva delle malattie così mi sono procurato un'altra visita).
Spero che Monicelli ci regali qualche altra "rosa" per il cinema e che questo non sia il suo ultimo film! (come lui ci ha detto) Lui e Risi, purtroppo, non hanno veri eredi...Perché sotto la loro scorza ruvida, anche se non lo ammetteranno mai sono unici come Fellini e Visconti.
Grande Mario! Fai un altro film (per il bene che ti voglio)

Invia una mail all'autore del commento abacab  @  01/12/2006 23:43:55
   7½ / 10
Il "tocco" del Maestro è rimasto intatto nonostante i 90 e passa anni.Il film è gradevolissimo pur non essendo una megaproduzione e strappa numerose risate mettendo in risalto la vocazione "guerriera" del popolo italiano e la straordinaria capacità di non perdere il senso dell'umorismo e dell'ironia anche nelle situazioni più tragiche.Sono i nostri pregi e i nostri difetti riuniti insieme in un film come solo Monicelli sa fare.Placido ,Pasotti e Haber particolarmente simpatici e umani in parti che non richiedevano chissà quali prove attoriali.Film piacevole e divertente secondo me da non perdere se non fosse per il semplice fatto che è stato diretto da un ultranovantenne che è uno dei grandi del cinema italiano e che come raccontava Pasotti in una intervista era l'unico che in presenza di una delle tempeste di Ghibli nel deserto tunisino, mentre tutti cercavano riparo fra una scena e l'altra, si aggirava per il set in piedi dritto come il capitano sul cassero di una nave. M I T I C O !

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