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Un pedofilo in fuga, una donna che non sopporta il marito paralitico e la figlia, una ragazzina dagli occhi di ghiaccio, una sorta di piccola Lolita all'italiana. Pirri tratta in modo esplicito un tema scabroso, un film come questo ancora oggi solleverebbe discussioni; difficile dire se ci sia più coraggio o più furbizia nell'affrontare in tal modo l'argomento. Pellicola non certo memorabile, ma un interessante prodotto del cinema italico degli anni '70 che, nonostante alcuni difetti, può soddisfare gli appassionati di un certo tipo di cinema.
Film di un regista demente, assolutamente da censurare. Rappresenta un teatro dell'assurdo e un panorama non reale e disgustante nei contorni, oltre che nella storia di degradazione umana e morale che si voleva rappresentare. Fortunatamente tanta bruttura, seppur l'essere umano non ha limite, avrebbe per lo meno trovato un limite e una dimensione di freno in qualche protagonista. Un film incentrato su un pedofilo e su contorni e societa' che nemmeno nei posti degradati dellamerica latina ritroveremmo per caso tutti insieme radunati in un'unica storia.
Gruppo di infoiati in un interno, per parafrasare un vero film di Luchino Visconti.
Seppure l'ultima parte sia buona, essa non cancella l'accozzaglia di noia, bruttume e confusione scritturale di questo film, una specie di rape&revenge al contrario. Gli anni '70 si sono divertiti anche troppo a rappresentare la crudezza, il nichilismo, l'insensatezza della violenza (e del sesso: direi che la scena hard sia un tantino esagerata). L'animalità era preferita al sentimento, ma alla lunga questa storia puzza di concettismo e di sbiadita originalità. Rimane una curiosa interpretazione della Trentephol e due personaggi che sarebbero potuti essere interessanti.
tematiche che accomunano diverse analogie con il capolavoro "lo spirito dell'alveare". nel complesso un discreto prodotto,nonostante oggi risulti un po datato
Il soggetto è interessante e pur non avendo lo spirito beffardo e l'inventiva, sono presenti echi bunueliani in questa storia piena di decadentismo di una società. Dalla famiglia, ai tutori dell'ordine, al semplice cittadino, ogni personaggio sembra non rispettare un ruolo prestabilito o almeno è messo in una luce molto diversa di come si possa immaginare. Il soggetto però non è supportato da una sceneggiatura all'altezza che esalta troppo il lato morboso e presenta buchi non indifferenti. Aspetti positivi comunque ci sono: il cast femminile. La bambina non si può dire che ricalchi stereotipi già usati e il suo sguardo glaciale rimane ben impresso nella mente e naturalmente Lisa Gastoni, una strega ancora ammaliante per tutta la popolazione maschile del paese.
Ambizioso e malriuscito film di Massimo Pirri mosso dal desiderio di mettere in evidenza la decadenza dei rapporti familiari attraverso uno sguardo oltremodo disincantato e nichilista, traboccante egoismo e insensibilità. L'improbabilità dell'intreccio è una debolezza non trascurabile ma non poi così determinante,a lasciare maggiormente insoddisfatti è lo spessore di personaggi sulla carta interessantissimi eppure trattati in maniera scellerata. La bimba solitaria e bisognosa di attenzioni,il padre paralitico e disilluso,la madre ninfomane e serpe,dulcis in fundo, l'assassino pedofilo,che poi tanto cattivo non è (e sulla sua figura ingentilita ci sarebbe da discutere),sono tutti caratteri di grossolana consistenza,imperdonabile per una pellicola che ambisce a sondare gli aspetti psicologici lasciando sullo sfondo la componente thriller. "L'immoralità" patisce un forte immobilismo in una parte centrale interminabile,con personaggi limitati a ripetere il loro ruolo come fossero dischi incantanti.L'erotismo punteggia senza graffiare uno script che a un certo punto si gioca la carta dello shock, con una scena di sesso che proposta oggi scatenerebbe un putiferio di immane portata e francamente appare stonata anche per il contesto di allora con un Pirri che avrebbe fatto meglio a lasciare che il fattaccio si intuisse solamente.Quasi senza senso il branco di volontari che con metodi da Klu Klux Klan e con il benestare della polizia dà la caccia all'assassino,mentre il commissario è figura di patetico spessore,spesa in un finale spietato e senza speranza che finalmente regala qualche sussulto. Il rapporto tra madre e figlia è ricollegabile a "La seduzione" di Fernando Di Leo,sarà anche per la presenza di una Lisa Gastoni matura ma sempre affascinante,contrapposta alla giovanissima Karin Trentephol poi scomparsa dagli schermi.
Buon film a cavallo tra thriller, poliziesco, ed erotico. Situazioni intriganti e plot che avvince nonostante le vicende siano trattate in modo abbastanza superficiale e sbrigativo. Si ha l'impressione che il contesto poliziesco/thriller sia un pretesto per inscenare un triangolo amoroso, per l'appunto, decisamente immorale, ma non per questo meno interessante e, perchè no, eccitante.