Recensione quinto potere regia di Sidney Lumet USA 1976
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Recensione quinto potere (1976)

Voto Visitatori:   8,17 / 10 (81 voti)8,17Grafico
Voto Recensore:   10,00 / 10  10,00
Miglior attore protagonista (Peter Finch)Miglior attrice protagonista (Faye Dunaway)Miglior attrice non protagonista (Beatrice Straight)Migliore sceneggiatura originale
VINCITORE DI 4 PREMI OSCAR:
Miglior attore protagonista (Peter Finch), Miglior attrice protagonista (Faye Dunaway), Miglior attrice non protagonista (Beatrice Straight), Migliore sceneggiatura originale
Miglior attrice straniera (Faye Dunaway)
VINCITORE DI 1 PREMIO DAVID DI DONATELLO:
Miglior attrice straniera (Faye Dunaway)
Miglior regista (Sidney Lumet)Miglior sceneggiatura (Paddy Chayefsky)Miglior attore in un film drammatico (Peter Finch)Miglior attrice in un film drammatico (Faye Dunaway)
VINCITORE DI 4 PREMI GOLDEN GLOBE:
Miglior regista (Sidney Lumet), Miglior sceneggiatura (Paddy Chayefsky), Miglior attore in un film drammatico (Peter Finch), Miglior attrice in un film drammatico (Faye Dunaway)
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locandina del film QUINTO POTERE

Immagine tratta dal film QUINTO POTERE

Immagine tratta dal film QUINTO POTERE

Immagine tratta dal film QUINTO POTERE

Immagine tratta dal film QUINTO POTERE

Immagine tratta dal film QUINTO POTERE
 

"La televisione non è la verità!"
Girato nel 1976 da Sidney Lumet, "Quinto Potere" rappresenta la più esaustiva e realistica descrizione delle dinamiche sociali, psicologiche ed economiche alla base del più potente mass media in cima alla vetta da oltre cinquanta anni: la televisione. Per la sua completezza di contenuti e dialoghi viene considerato dai cultori, sia del cinema che della comunicazione di massa, un eccellente prodotto cinematografico, grazie anche alla sua vincente minuziosità nel voler raccontare, in formula puramente realistica, le rigide e disumane regole del business mediatico, per giungere alla descrizione delle principali teorie della comunicazione di massa elaborate nei fervidi anni '70 (tra cui gli studi di Marshal McLuhan).
Vincitore di quattro premi Oscar, tra cui miglior sceneggiatura, mostra al pubblico come il concetto di strumentalizzazione delle emozioni, elaborato dai network americani, abbia ottenuto consensi e risultati mai raggiunti prima; siamo agli albori della Real Tv che cambierà radicalmente il concetto di programma televisivo. La storia di un uomo depresso e di un Network Televisivo in fallimento vengono documentati da una brillante sceneggiatura che rivela allo spettatore quel mondo nascosto dietro le telecamere, pronta a smascherare gli incantesimi mediatici che continuano a persuadere l'opinione pubblica in quanto, come diceva il professor O'Blivion: "La televisione è la realtà, e la realtà è meno della televisione" (Cit. "Videodrome" - 1983)

"Questa è la storia di Howard Beale"

Una voce off maschile, in puro stile giornalistico, ci presenta la storia di Howard Beale, celebre 'santone' del settore notiziario della UBS Tv (Network Televisivo di Los Angeles), attualmente alcolizzato e depresso per la morte della moglie e per i suoi ascolti in calo, viene licenziato con un preavviso di due settimane. Il direttore del settore notizie, nonché suo grande amico, Max Schumacher, si prende una sbronza con lui in memoria del passato glorioso, ironizzando sull'eventualità di annunciare il suicidio in diretta di Howard, per innalzare lo share del programma.
In realtà Howard segue il suggerimento dell'amico, e durante una sua diretta, preannuncia di volersi suicidare nella sua ultima apparizione, auspicando che l'indice di ascolti possa salire magicamente alle stelle. I dirigenti si riuniscono nell'immediato per valutare eventuali danni a livello d'immagine; il suo gesto viene considerato un atto irragionevole, uno 'scandaloso e oltraggioso episodio'. Howard prega Max di poter tornare in diretta per un breve discorso di addio, poiché, dopo undici anni di servizio, non vuole uscire di scena come un 'clown'. Purtroppo il suo sfogo scatena le ire del Management, lasciandosi prendere da un linguaggio forbito e imbarazzante per inveire contro l'ipocrisia umana e raccontare la sua totale rassegnazione nei confronti della vita.
A questo punto vengono chieste le dimissioni di Max Schumacher, reo di aver dato una seconda chance ad Howard e aver messo il Network al centro di un enorme scandalo. Intanto Diana, Executive Manager del settore notiziario, ha appena esaminato l'ultimo rapporto sull'opinione pubblica: ne risulta che il popolo americano è stanco e affranto, in attesa che qualcuno possa esternare la rabbia e le sofferenze dei cittadini. Diana chiede ai suoi editori la scrittura di programmi anti-cultura e anti-sistema, pretendendo l'esposizione di nuove e brillanti idee, ma all'improvviso si accorge che il delirio di Howard Beale potrebbe essere sfruttato per rivestire il ruolo di profeta dell'epoca moderna.
In seguito, convince il neo direttore Frank Hackett a realizzare uno spazio ad hoc per Howard come commentatore post notiziario. A questo punto si aprono le danze. Mentre il Network UBS, sull'orlo del fallimento, viene assorbito dalla multinazionale CCE, Howard vivrà un'illuminante esperienza spirituale che lo investirà del ruolo di santone missionario, con il compito di risvegliare le coscienze umane. Dotato di un travolgente potere persuasivo, sfruttato dal Management, arriverà ad ottenere uno show personale, nel quale rivestirà i panni del predicatore che parla ai suoi discepoli. Il suo show diventerà la punta di diamante della UBS, registrando uno share da guinness dei primati. Ma, ahimè, non tutte le favole seguono un lieto fine.

Analisi psicologia dei principali personaggi

Howard Beale: commentatore televisivo, soffre della tipica sindrome dell'abbandono scaturita dall'improvviso licenziamento. Le sue sconsiderate azioni sono collegate alla reale necessità di sentirsi ancora parte del Network e poter apparire in TV davanti ai suoi telespettatori. La sua professione diventa nel tempo una droga da cui non poter fuggire. L'effetto narcotizzante della TV lo colpisce a tal punto da trasformare il suo dolore in uno show di grande successo.
Howard stesso subisce il potere persuasivo del media, e pur di sopravvivere, si autoconvince che il ruolo assegnatogli da Diana possa essere non solo reale, ma anche apprezzato dall'umanità. La sua psicosi lo porta a liberarsi dalle stupide convinzioni e tabù, lasciandosi guidare da una connessione spirituale con l'universo e con tutti gli esseri della Terra.
La battuta "devo parlare all'umanità" ci introduce al significativo e indotto cambiamento del personaggio che subisce fin da subito la strumentalizzazione delle emozioni. I suoi lunghi e irruenti monologhi otterranno consensi in tutta America.

Diana Christensen: giovane e rampante Executive Manager dei programmi, spicca per il suo spirito critico, cinico e lungimirante, dimostrando di conoscere esattamente le regole del gioco preoccupandosi di dare al pubblico ciò che desidera. L'eccessiva ambizione l'ha spinta ad un fobico attaccamento al lavoro, vincolandola al destino del Network. La sua fredda e veloce elaborazione di soluzioni rende il personaggio estremamente interessante, in quanto impersonifica le qualità essenziali per poter creare un programma di successo: originalità, rilevanza sociale, incisività, irripetibilità.

Frank Hackett: avido ed arrivista neodirettore del settore notiziario, simboleggia il vero e proprio portaborse del potere. Intrappolato nel desiderio di ascesa ai vertici si dimostra cinico e spietato, pronto ad eliminare chiunque provi ad ostacolarlo. Tuttavia si lascia trasportare dall'innovativa idea di Diana di sfruttare l'emozione, introducendo al grande pubblico il format della Real tv.

Max Schumacher: superiore diretto di Howard, è l'unico personaggio che mantiene un contatto con la vita reale e ragiona in termini pragmatici e si preoccupa per la salute del suo caro amico Howard. Mark si innamora di Diana, donna cinica e figlia della TV, riconoscendo nella loro relazione il classico script di una commedia televisiva. Giocherà il ruolo dell'amante sofferente e solitario, in attesa di poter entrare nella vita della sua amata, ma consapevole dei rischi che questa relazione comporta.

"Quinto Potere" è di sicuro un film satirico che punge il sistema a più livelli, partendo dalla descrizione di semplici programmi d'informazione fino ad arrivare al controllo del Business Internazionale. La magnifica sceneggiatura, ricca di dialoghi, non poteva essere in mani migliori. Sidney Lumet è conosciuto per essere uno dei pochi cineasti al mondo che riesce a ottenere il massimo dagli attori in ogni circostanza. Un chiaro esempio è Beatrice Straight, che interpreta la moglie di Max Schumacher, alla quale sono state assegnate esigue ma decisive battute che le hanno fatto guadagnare l'Oscar come miglior attrice non protagonista.
Il film è per lo più caratterizzato da dialoghi dai toni molto accesi che spesso degenerano in grida e urla, ma ogni battuta è costruita e gestita con grande stile ed eleganza, e il regista, con indubbia capacità ed esperienza, riesce a catturare l'attenzione dello spettatore privandolo della sensazione di ascoltare solo un forte rumore.
Nonostante in alcuni passaggi la sceneggiatura di Chayefsky sembri soffrire di ritmi eccessivamente lenti, pochi film contengono dei contenuti così ampi e investiti di profonde riflessioni. Lo svolgimento narrativo prende fin da subito un andamento a dir poco bizzarro. Per molti la possibilità che un telecronista possa andare in TV a convincere con successo gli americani ad aprire le loro finestre e gridare "sono incazzato nero, e tutto questo non lo accetterò più" sembrerebbe improbabile; in realtà qualcosa di molto simile è accaduto in Italia nel 1987 nell'ottava edizione del programma TV "Fantastico" condotta da Adriano Celentano. In una particolare puntata, "il molleggiato", per protesta contro la caccia, invitò gli spettatori a spegnere il televisore per cinque minuti, e la sua richiesta fu accolta da otto milioni di persone. Dobbiamo inoltre ricordare che, durante gli anni '60 e '80, i notiziari TV venivano considerati verità tali da non avvertire mai la necessità di metterli in discussione o di verificarne l'attendibilità. L'ultima parola era sempre affidata al giornalista, considerato il massimo strumento di diffusione dell'informazione, ma oggi le notizie e le informazioni possono essere trovate e selezionate direttamente dall'utente, il quale si trasforma in un interlocutore attivo, e non soltanto passivo come avviene con il freddo canale della TV. Inoltre, l'avvento della rete ha cambiato la percezione della realtà mediatica, dando la possibilità al fruitore di cercare personalmente la fonte delle notizie, trovare eventuali smentite, avere indipendenza nel raggiungere gli organi pubblici o privati che erogano servizi informativi al pubblico, condividere, attraverso social network, idee e riflessioni sui vari argomenti del social life. Ovviamente questo risultato è frutto di un lento percorso che vede, nei fervidi anni '70, il culmine della nascita di teorie e tecniche di massa volte ad analizzare gli effetti attivi e passivi dell'esposizione ai media. Il film spiega in modo esaustivo le principali teorie che ancora oggi vengono analizzate e approfondite negli Atenei che studiano la comunicazione di massa.

L'Agenda Setting - 1972

"E' abbastanza di effetto?"
cit. tratta dal film

I titoli di testa del film si mescolano nell'immagine dei giornalisti che, seduti ad un tavolo, stanno decidendo l'impostazione editoriale del notiziario che dovrà condurre Howard. Il regista ci porta dentro il cuore del Network, presentandoci una realtà molto complessa. La Teoria formulata da McCombs e Shaw nel 1972 afferma che i media hanno la capacità di imporre e influenzare l'opinione pubblica riguardo le notizie che meritano visibilità. Tutto ciò è deducibile all'interno della divisione del notiziario: i giornalisti selezionano gli eventi da pubblicare non soltanto secondo la logica della rilevanza sociale ma seguendo il sensazionalismo per ottenere ascolti e fare concorrenza ai quotidiani. La redazione sceglie e seleziona quali notizie potranno interessare. I criteri di notiziabilità sono diversi: la novità, l'eccezionalità, l'utilità, l'importanza, la prossimità, lo scoop, l'emotività. Scrive Baricco nel saggio "I Barbari": "I media rappresentano la punta di una barbarie avanzante". In effetti, come ben descritto da questo film, per il giornalismo moderno il punto importante di un fatto è la quantità di movimento che riesce a suscitare nel pubblico.

La spirale del silenzio 19701

"Sappiamo che l'aria ormai è irrespirabile e che il nostro cibo è immangiabile. Stiamo seduti a guardare la TV mentre il nostro telecronista locale ci dice che oggi ci sono stati 15 omicidi e 63 reati di violenza come se tutto questo fosse normale. Sappiamo che le cose vanno male, più che male, è la follia! ... E diciamo soltanto: - almeno lasciateci tranquilli nei nostri salotti, lasciatemi il mio tostapane, la mia TV, la mia vecchia bicicletta e io non dirò niente, lasciatemi tranquillo..."
Howard Beale - dal film

Nel momento in cui viene data la possibilità ad Howard di sfogarsi nella diretta del suo notiziario, inizia una serie di monologhi che spiegheranno egregiamente gli effetti della teoria di Noelle-Neumann, la quale suggerisce che il timore di restare emarginati da un contesto su delicati questioni pubbliche incoraggia molti a lasciarsi guidare da quelle che sono considerate le 'opinioni dominanti' o socialmente accettabili nel loro ambiente di vita. I media, data la loro immediatezza e la loro pervasività, sono la fonte d'informazione principale e più accessibile per comprendere il clima di opinione prevalente, cosicché un'idea dominante sugli schermi o nelle pagine di un giornale tenderà ad affermarsi nella formazione e nelle espressioni delle opinioni pubbliche.
In tal senso, i media diffondono "miti", opinioni dominanti che influenzano non solo le opinioni individuali, ma limitano attraverso l'effetto della spirale del silenzio, anche la qualità del dibattito pubblico e civile, escludendo dallo spettro del dialogo quelle idee eccessivamente stridenti se confrontate con quelle principali. Gli show di Howard si concentreranno proprio su questi assunti.

Psicologia delle folle di Gustav Le Bon - 18952

"Voglio che vi alziate adesso e che urliate alla finestra: Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!"
Howard Beale - dal film

La scena in cui Howard inveisce contro la telecamera e racconta al pubblico la verità che lo tormenta rappresenta un punto essenziale per l'evolversi della storia e del personaggio. Dopo circa cinque minuti di un acceso e violento monologo, Howard incita il pubblico ad imitarlo; dopo pochi minuti viene registrato, in diversi stati, lo stesso comportamento. Le persone hanno iniziato ad urlare alla finestra ciò che Howard aveva chiesto di dire in diretta su 67 stazioni. Questo passaggio del film descrive in modo esemplare il concetto di 'mediazione' e 'suggestione' mediatica applicata alle Teorie psicosociali di Le Bon. Secondo Le Bon, quando si tratta di far penetrare lentamente idee e credenze nello spirito delle folle vengono usati tre procedimenti: l'affermazione, la ripetizione, il contagio. Quando un'affermazione é stata sufficientemente ripetuta, all'unanimità nella ripetizione, si forma ciò che si chiama una corrente d'opinioni, pertanto il potente meccanismo del contagio interviene. Il contagio non esige la presenza simultanea di individui in uno stesso luogo; esso può verificarsi a distanza sotto l'influenza di certi avvenimenti che orientano gli spiriti nello stesso senso e che danno i loro particolare carattere alle folle, ecco perché gli annunci di Howard trasmessi alla TV suscitano l'interesse e contagiano milioni di spettatori dislocati in tutta America. Ecco perché la guerra in Vietnam è stata raccontata e appoggiata dai giornalisti americani.

La scatola magica - "il medium è il messaggio"

"Cominciate a credere che la tv è la realtà, e che le vostre vite sono irreali. Voi fate tutto quello che la tv vi dice: vi vestite come in tv, mangiate come in tv, tirate su i bambini come in tv, persino pensate come in tv. Questa è pazzia di massa. Siete tutti matti! In nome di Dio, siete voialtri la realtà: noi siamo le illusioni..."
Howard Beale - dal film

La scelta di Diana di realizzare uno show per Howard si rivela una decisione vincente; il pubblico adora il folle ed impetuoso temperamento del giornalista, diventato ormai un trascinatore di folle.
Il monologo che va in onda racchiude, con estrema sincerità e concretezza, il cuore delle riflessioni del sociologo Marshall McLuhan3. La sua fama è legata all'interpretazione innovativa degli effetti prodotti dalla comunicazione sia sulla società nel suo complesso sia sui comportamenti dei singoli. La sua riflessione ruota intorno all'ipotesi secondo cui il mezzo tecnologico che determina i caratteri strutturali della comunicazione produce effetti pervasivi sull'immaginario collettivo, indipendentemente dai contenuti dell'informazione di volta in volta veicolata. Inoltre riprende il concetto di 'gigante timido' coniato da Edith Efron nel 1963, il quale affermava che la Tv aveva introdotto nella politica una specie di Rigor Mortis, ovvero la sua incapacità di affrontare argomenti scottanti relativi ai problemi sociali, creando un'immagine illusoria ed effimera della vita. Howard inveisce contro il pubblico come un reverendo che cerca di scuotere le anime dei suoi fedeli peccatori. In effetti la scena in questione richiama, nei modi e nella forma, una tipica predica religiosa in puro stile 'americano'.

Il monologo di Arthur Jensen e la PNL

"...Non viviamo più in un mondo di nazioni e di ideologie, signor Beale: il mondo è un insieme di corporazioni, inesorabilmente regolato dalle immutabili, spietate leggi del business. Il mondo è un business, signor Beale: lo è stato fin da quando l'uomo è uscito dal magma..."
Arthur Jensen - dal film

Arthur Jensen è un personaggio che appare solo per pochi minuti ma al quale il regista ha affidato un monologo che coglie uno degli aspetti più interessanti del film e merita pertanto le dovute riflessioni. Jensen, il capo della CCE, dopo l'ultimo show di Beale che ha compromesso un'importante transazione di affari con gli Arabi, per cui si è allertato anche il Presidente degli Stati Uniti, decide di convocarlo nel tentativo dissuaderlo dal suo pensiero anticapitalista, diventato ormai una specie di leggenda per il pubblico. Il suo incisivo e veemente discorso mette in discussione l'intero processo socio-economico globale, sostenendo che non esistono più Nazioni e ideologie. Tuttavia il suo scopo non sembra essere quello di spiegare a Beale un'immutabile verità, ma di farla sembrare tale per convincere l'illuminato messaggero di Dio a plasmare il pubblico in favore del Business, anziché spingerlo a ribellarsi contro il sistema.

"Voglio condurla nella nostra sala delle riunioni. Mi sembra il posto più appropriato per ciò che devo dirle. Io ho cominciato come venditore Sig. Beale. Ho venduto macchine da cucire, pezzi di ricambio per auto, spazzole per capelli, apparecchi elettronici. Dicono che posso vendere qualsiasi cosa; vorrei cercare di vendere qualcosa a lei."
In questo modo Jensen ripristina il controllo sull'opinione pubblica, calcolando sia il conseguente calo di ascolti del suo show, sia l'eventuale piano di eliminazione attuato dai Manager per sbarazzarsi di Beale. In questo modo, riesce ad ottenere un duplice vantaggio col minimo sforzo, senza dover ricorrere all'uso della violenza. In che modo è possibile esercitare un'influenza persuasiva su di un individuo che sostiene di essere un messaggero di Dio? Ovviamente ponendosi al di sopra della sua stessa convinzione.

"...E i nostri figli vivranno, signor Beale, per vedere quel mondo perfetto, in cui non ci saranno né guerra né fame né oppressione né brutalità: una vasta ed ecumenica società finanziaria per la quale tutti gli uomini lavoreranno per creare un profitto comune, nella quale tutti avranno una partecipazione azionaria, e ogni necessità sarà soddisfatta, ogni angoscia tranquillizzata, ogni noia superata... e io ho scelto lei sig. Beale per predicare questo Vangelo"
Ecco così che attraverso l'uso della programmazione neurolinguistica4, considerata al giorno d'oggi ancora una pseudoscienza, Jensen riesce a ottenere la collaborazione di Beale semplicemente assecondando quello che è il suo "delirio di grandezza"5 sfruttando il linguaggio verbale e non verbale (paralinguistica) come principale strumento di persuasione.
Secondo lo scienziato Richard Bandler e il linguista John Grinder la lingua è in grado di influenzare pensieri e comportamenti, inducendo l'essere umano a compiere azioni riformulando il proprio schema mentale. In questo caso, Jensen è riuscito a sostituire la mission di Howard semplicemente utilizzando basilari tecniche linguistiche che includono l'utilizzo di tropi (figure retoriche quali iperbole, sineddoche, enfasi, eufenismo). Il finale del film non è alquanto scontato e non tradisce le aspettative del pubblico. Gli ultimi istanti di vita di Beale vengono registrati da una telecamera come a dimostrare che tutto nasce e tutto muore nella 'scatola magica'.

Amaro, crudele ma al tempo stesso terribilmente divertente, possiamo annoverare questo film tra i migliori degli ultimi 30 anni proprio perché fotografa una società americana in cambiamento, che vive l'intromissione della TV nella propria vita privata, influenzandone le abitudini, i pensieri, le convinzioni, i desideri e, al contempo, distruggendo lo spirito critico e analitico della realtà sociale.
Un dolce e soporifero rimedio per combattere le amarezze della vita.


1 http://it.wikipedia.org/wiki/Spirale_del_silenzio
2 http://www.codice-3.org/PDF/psicologia_folle.pdf
3 http://it.wikipedia.org/wiki/Marshall_McLuhan
4 http://it.wikipedia.org/wiki/Programmazione_neuro_linguistica
5 http://it.wikipedia.org/wiki/Delirio

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Recensione a cura di Federica Ragnini AKA faith81 - aggiornata al 18/01/2013 15.16.00

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