Voto Visitatori: | 6,71 / 10 (36 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 8,00 / 10 | ||
Ti West, classe 1980, è un autore abbastanza sconosciuto ai più e più noto agli appassionati del cinema horror, di cui il nostro sicuramente conosce a menadito il genere e dove è verosimile ipotizzare che sia cresciuto fin dalla più tenera età a pane e horror. Sconosciuto ai più perché le sue pellicole non hanno mai trovato una distribuzione italiana adeguata e dire che, dato lo stato attuale di crisi del cinema horror, un regista come West meriterebbe qualcosa in più di una striminzita distribuzione home video o semi clandestina proveniente dalle ampie lande del web.
Indubbiamente West è un regista particolare, quasi di nicchia anche nell'ambito del genere horror in cui fino adesso è stato confinato, ma possiede abbastanza personalità per imporre il proprio stile e nei limiti del possibile, capace di non farsi influenzare da fattori esterni e puramente commerciali (solo beghe contrattuali impedirono a West di ritirare il proprio nome dal sequel di "Cabin Fever", da lui disconosciuto dopo estenuanti vicissitudini produttive).
Fin dai suoi esordi il regista americano ama in maniera particolare giocare con i generi, a volte seguirli, altre sovvertire i suoi cliché e giocare molto sulle aspettative dello spettatore, come nello splendido "House of the Devil", esempio lodevolissimo nel ricreare quelle atmosfere inquietanti tipiche degli horror anni settanta e decennio successivo.
Ma è con "The Innkeepers" che West alza molto la posta in gioco e, sia pure nelle sue imperfezioni che dietro ad un gioco citazionistico di "Shining", scopre le proprie carte di un cinema ingannevole e sfuggente, che dietro la maschera apparente di una tipica ghost story da film horror, nasconde la sua vera natura di thriller psicologico molto raffinato e da un certo punto di vista realistico. Un film che si fonda sulla forza della suggestione psicologica, ai limiti del plagio, dove la protagonista viene manipolata dalla sua stessa immaginazione. E gli spettatori con lei.
Suggestione e manipolazione sono alla base di "The sacrament", film presentato nella sezione Orizzonti della 70° edizione della Mostra del Cinema di Venezia, creando una certa freddezza alla sua proiezione come se ci si trovasse di fronte a qualcosa che sembra una cosa ma che in realtà non è.
Due corrispondenti della rete Vice Media sono in partenza per documentare il viaggio di un loro amico intenzionato a ritrovare la sorella scomparsa. I tre escono dagli Stati Uniti e si recano in una località segreta, dove sono accolti nel mondo di Eden Parish, un’utopia rurale che conta quasi duecento membri e vive di mezzi propri. Al centro di questa piccola comunità religiosa e socialista vi è un capo misterioso noto soltanto come il "Padre". L’amico ritrova la sorella, ma i nuovi arrivati comprendono che questo paradiso forse non è ciò che sembra.
Molti particolari sono stati tolti, alcuni cambiati ma la struttura della storia è mutuata quasi fedelmente alla vicenda del tristemente famoso Massacro della Guyana del 18 novembre 1978. Occorre quindi una piccola digressione per descrive brevemente quello che è stato il più grande suicidio di massa del ventesimo secolo.
Il reverendo battista Jim Jones fondò a S.Francisco il cosidetto Tempio del Popolo, una singolare setta religiosa che univa cristianesimo e socialismo, rifiutando in maniera totale il totalitarismo e il Vecchio Testamento della Bibbia. Una setta eterogenea soprattutto a livello razziale, in un'epoca dove i conflitti negli Stati Uniti erano particolarmente forti e stupendo l'opinione pubblica per la perfetta integrazione tra bianche e neri, un esempio che colpì moltissimo.
Quando i primi sospetti di manipolazione e coercizione emersero, Jones si trasferì insieme ai suoi adepti nella Guyana francese grazie ad una concessione governativa che gli garantì la gestione di un territorio ai confini del Venezuela e costruendo una colonia autosufficiente chiamata Jonestown. Sollecitato dai parenti degli adepti il deputato democratico Leo Ryan, insieme ad altri giornalisti di testate famose partirono per la Guyana a rendersi conto di persona delle condizioni della comunità. Jones, non potendo ostacolare palesemente un rappresentante del Congresso, acconsentì alla visita di Ryan, che dopo una calorosa accoglienza si rese conto che alcune persone avevano confidato in segreto che volevano lasciare Jonestown, ma gli era impedito.
Di ritorno all'aereo si compì l'agguato degli adepti di Jones che uccisero con armi da fuoco, sulla pista dell'aereo, cinque persone fra cui lo stesso Ryan, primo caso della storia degli Stati Uniti di rappresentante del Congresso ucciso in servizio.
La grandezza dell'episodio e delle sue conseguenze indussero Jones a convocare un'assemblea generale straordinaria della comunità e con la forza del suo immenso carisma convinse le persone che il paradiso di Jonestown era perduto e l'unica possibilità di salvezza per proseguire verso il vero paradiso era di compiere un suicidio collettivo, un atto rivoluzionario.
Attraverso una mistura di succo di frutta, cianuro di potassio, Valium, idrato di cloralio e cloruro di potassio, la quasi totalità degli appartenenti morì avvelenata, pochissime persone morirono uccise da armi da fuoco.
Il totale dei morti fu di 913 persone, di cui 131 al di sotto dei dieci anni.
Da questo momento la recensione contiene elementi di spoiler; se ne sconsiglia pertanto la lettura a chi non abbia ancora visto il film.
"The sacrament" è un film più anomalo di quanto si può credere. Il mockumentary, genere che negli ultimi anni ha avuto un vero proprio boom, creando anche un effetto di bulimia cinematografica, è la forma utilizzata da West non tanto per rivoluzionare o sovvertire questo genere ma creare quell'inquietudine tipica di questo tipo di pellicole.
Ci ritroviamo di fronte ad una storia che utilizza il falso documentario per raccontare una vicenda che viene fatta passare per vera, ma che in realtà è falsa dall'inizio alla fine, come per ogni mockumentary. Però in un'ipotetica somma algebrica le due negazioni, forma (mockumentary) e contenuto (storia) portano ad un'affermazione vera (il massacro della Guyana).
Contrariamente alla scialba pellicola di Cardona Jr., "Il Massacro della Guyana", che ripercorreva la storia a tappe di quell'eccidio, il film di West non fa alcun riferimento palese alla Guyana ed ai suoi protagonisti. Costruisce una narrazione fittizia, togliendo fra l'altro i riferimenti alla delegazione di Ryan (e Ryan stesso) che visitò Jonestown immediatamente prima della tragedia, ma il gioco è volutamente scoperto. Guardando la pellicola e conoscendo la storia è chiarissimo il riferimento alla vicenda reale, ma sia pur scoperto, West opera una mistificazione del falso, lo rende vero. West realizza un falso mockumentary.
"The sacrament "segue un percorso quasi inverso rispetto ad "Innkeepers", in cui l'apparenza horror nasconde dietro un raffinato thriller psicologico, in questo caso l'andamento da thriller finisce per confluire in un orrore realistico e sconvolgente.
L'arrivo dei tre uomini a Eden Parish, località segreta con ogni probabilità collocata fuori dai confini nazionali, li conduce in un contesto quasi idilliaco. Jake e Sam, rispettivamente cameraman e giornalista di Vice Media, conducono Patrick all'interno di questa colonia alla ricerca di sua sorella Caroline, che non solo li accoglie entrata ma ella stessa appartiene alla cerchia privilegiata da Father.
Caroline, non avendo previsto che il fratello avrebbe portato una troupe televisiva, crea un certo imprevisto nei vertici alti della comunità di Eden Parish. Sia pur malvolentieri, viene concessa la possibilità ai reporters di raccogliere interviste con i membri e intervistare Father stesso in seduta pubblica di fronte all'intera comunità. Father è la guida spirituale di Eden Parish, ma è chiaro il riferimento alla figura di Jim Jones.
Nelle interviste appare chiara e genuina la scelta delle singole persone ad aderire ad uno stile di vita completamente nuovo che ha permesso loro una rinascita fisica e spirituale, di accentuare il loro senso di appartenenza ad una comunità che contribuiscono a far prosperare in pace e armonia.
Il cinema West però gioca molto sulle dissonanze e sulle apparenze non immediatamente percettibili. Dietro al tono apparente delle interviste "ufficiali", le riprese "nascoste" svelano elementi contraddittori dell'utopia di Eden Parish: la presenza di milizia armata di kalashikov all'interno del campo e non solo ai confini della comunità, le dichiarazioni quasi preordinate delle interviste ad uso e consumo di osservatori esterni con l'obiettivo di tranquillizzarli circa l'andamento di Eden Parish e soprattutto le richieste di aiuto di membri dissidenti della comunità che chiedono aiuto a Jake e Sam per poter fuggire.
Se "The sacrament" fino a questo momento mostrava un sottile senso di minaccia è con il serrato faccia a faccia tra Jake e Father che la tensione comincia ad emergere in tutta la sua virulenza. Un confronto teso e serratissimo dove l'eloquio e la retorica di Father hanno nettamente la meglio sulla volontà di chiarire gli aspetti oscuri della comunità da parte di Jake, il quale si ritrova inaspettatamente attaccato con l'uso di particolari appartenenti alla sua sfera personale, segno che gli occhi e le orecchie di Father sono dappertutto.
La presenza di Father è veramente inquietante e sinistra. Si percepisce immediatamente il suo immenso carisma capace di fare presa su un'intera comunità che pende dalle sue parole. Una moltitudine di persone che è stata plagiata e manipolata da un singolo uomo. Bravissimo l'attore che interpreta Father, un caratterista non molto noto e ricordato nel personaggio del proprietario della stazione di servizio con il quale Anton Chigurh fa il gioco della moneta nel film dei Coen "Non è un paese per vecchi". Contrariamente a quel ruolo, qui siamo di fronte alla personificazione di un fanatismo religioso estremo, dalla follia lucida e tenebrosa. Come è abbastanza curioso il nome stesso di questo attore: Gene Jones, dall'assonanza fonetica vicina in maniera inquietante al personaggio reale del reverendo Jim Jones, tanto da non sembrare proprio casuale la scelta di casting.
La capacità di suggestionare, plagiare e manipolare è una delle cifre stilistiche del cinema di West. In "The sacrament" è presente lo stesso meccanismo di "The Innkeepers": una protagonista suggestionata da una falsa storia di fantasmi in un albergo credendola vera e capace a sua volta di suggestionare una mente facilmente manipolabile ai limiti del plagio. In questo suo ultimo film West mostra tutto questo ad un livello superiore: la forza delle parole di un singolo capaci di influenzare un'intera collettività, portandola ad un suicidio di massa.
Nella seconda parte il racconto si sdoppia nel momento in cui una delle due telecamere entra in possesso di Caroline, vero e proprio braccio destro di Father. Se fino a quel momento la visione era parziale, cioè il racconto era mediato dai reporter di Vice Media, ora c'è l'aggiunta di questo secondo punto di vista. Da una parte Sam che cerca di fuggire e raggiungere l'elicottero poco lontano dai confini di Eden Parish inseguito dalle milizie armate e dall'altra viene esaltata la capacità persuasiva di Father nel convincere duecento persone a suicidarsi. Attraverso questo sdoppiamento abbiamo una visione più completa dell'orrore in atto.
Un orrore anticipato in maniera quasi premonitrice dalla presenza di una bambina, figlia di una dissidente. Le sue apparizioni e repentine scomparse sono abbastanza anomale per il contesto di una vicenda tratteggiata in maniera realistica, quasi da j-horror giapponese tale da far sembrare paradossale un elemento da finzione cinematografica pura con un documentario.
In "The sacrament" non c'è nulla di soprannaturale, ma l'orrore viene rappresentato in maniera realistica in tutta la sua crudezza disturbante. Uomini e donne che bevono di loro spontanea volontà una pozione con la consapevolezza di morire, madri che iniettano ai loro figli neonati il veleno, padri che costringono con la forza a bere il veleno ai propri figli. Pur di non consegnare la propria figlia alla milizia la stessa madre che voleva fuggire da Eden Parish taglierà la gola alla figlia. E' la descrizione di un cataclisma, quella di West, le fattezze di un incubo mascherato da sogno utopico. Nelle didascalie finali il conto dei morti sarà di circa duecento persone, la maggior parte avvelenate, le altre uccise a colpi di arma da fuoco. Ma questa è finzione.
La realtà della strage della Guyana purtroppo fu ben peggiore.
"The sacrament" è la pellicola di un autore consapevole dei propri mezzi e nella padronanza di usarli. Malgrado la relativa giovane età, West si dimostra un regista maturo per il definitivo salto di qualità. Un plauso anche ad Eli Roth. Ha fatto ciò che ogni produttore dovrebbe fare: fidarsi del regista non snaturandone la cifra stilistica. A dirlo sembra facile, ma le diatribe fra registi e produttori sono tante da riempire un'enciclopedia.
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Recensione a cura di The Gaunt - aggiornata al 30/07/2014 16.57.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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