fanny & alexander regia di Ingmar Bergman Svezia, Germania, Francia 1982
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fanny & alexander (1982)

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locandina del film FANNY & ALEXANDER

Titolo Originale: FANNY OCH ALEXANDER

RegiaIngmar Bergman

InterpretiPernilla Allwin, Bertil Guve, Börje Ahlsted, Erland Josephson, Allan Edwall, Ewa Fröling

Durata: h 5.12
NazionalitàSvezia, Germania, Francia 1982
Generedrammatico
Tratto dal libro "Ada o ardore" di Vladimir Nabokov
Al cinema nell'Aprile 1982

•  Altri film di Ingmar Bergman

Trama del film Fanny & alexander

Ambientato nel 1907 in una città della provincia svedese, il film narra le vicende di una agiata famiglia borghese, gli Ekdahl, i cui componenti centralisticamente si riferiscono alla figura forte, a tratti saggia, della nonna Elena, che in gioventù è stata attrice. La famiglia, ma più in generale il mondo intero, sono osservati con gli occhi innocenti e visionari dei due bambini Fanny e Alexander, figli del direttore del teatro locale Oscar. Gli zii Gustaf Adolf e Carl, con le rispettive mogli, completano la cerchia familiare.

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Voto Visitatori:   9,12 / 10 (74 voti)9,12Grafico
Voto Recensore:   10,00 / 10  10,00
Miglior film stranieroMiglior fotografiaMiglior scenografiaMigliori costumi
VINCITORE DI 4 PREMI OSCAR:
Miglior film straniero, Miglior fotografia, Miglior scenografia, Migliori costumi
Miglior film stranieroMigliore regista stranieroMigliore sceneggiatura straniera
VINCITORE DI 3 PREMI DAVID DI DONATELLO:
Miglior film straniero, Migliore regista straniero, Migliore sceneggiatura straniera
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior film straniero
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Voti e commenti su Fanny & alexander, 74 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

marcogiannelli  @  05/12/2021 17:44:02
   8 / 10
Va premesso che non ho potuto vedere la versione televisiva, ovviamente baserò la recensione sulla versione montata per cinema, quella da 3 ore.
Partiamo dalle cose che mi hanno convinto meno: la prima ora è tutta basata sulla descrizione della famiglia, con intrighi e specificità degli zii esposte per gran parte del minutaggio. Minutaggio sprecato direi, visto che questi avranno un ruolo vicino allo 0 nelle vicende successive, tutte nel focus di Fanny e (soprattutto) Alexander. Visto come si sviluppa la trama, non aveva più senso un focus sul rapporto dei bambini con il padre?
Seconda parte poco digerita: la notte onirica di Alexander. Se voleva essere un modo suggestivo per raccontare i demoni e le domande che attanagliano un uomo a me ha dato solo un senso di scollegamento stilistico con la parte precedente.
I minuti passano e non si soffre minimamente, un pò come in Scenes of a Marriage, che aveva un compito ancor più arduo.
I personaggi sono stratificati, i dialoghi brillanti e le scenografie molto impattanti visivamente.
Mi è piaciuto come Bergman abbia affrontato i temi del lutto, del coraggio e della crescita.
L'inquietudine regna sovrana, così come molti dei dubbi che restano dopo anche più visioni.
Se devo avvicinarmi al pensiero comune, vedo nell'atto centrale quello da capolavoro vero, in cui unisce il personale con il globale.

Goldust  @  09/02/2021 12:05:41
   8½ / 10
Non sarà il film più facile da digerire ma che suggestioni! E che potenza visiva! Racconto stratificato di dramma famigliare, colto, opprimente come le stanze fredde e spoglie della canonica eppure saltuariamente rischiarato da una luce di umanità pura, che si scorge in fondo al tunnel personale dei protagonisti. Non mancano però passaggi coloriti, riflessioni sulla religione e il sogno, esaltazioni della fantasia e del coraggio. E' tanto, forse troppo per un unico film ( ridotto da una versione per la televisione di ben più ampio respiro ), ma è una istantanea fedele del cinema di Bergman. Intramontabile.

Filman  @  06/12/2020 00:30:25
   8 / 10
La durata non deve ingannare sulla quantità narrativa del film, che non è né un'epopea né una pellicola epocale, pur parlando di una specifica fase storica della Svezia. FANNY OCH ALEXANDER è una storia dure e forte che riempie e apre il cuore, premendo sul dramma, esplorando la tristezza e la depressione umana che Ingmar Bergman individua ancora una volta nella classe più privilegiata. Grandi dialoghi, momenti drammaturgici esemplari e analisi storiche critiche rendono l'opera veramente interessante.

Karlo1200S  @  21/03/2020 11:23:47
   7½ / 10
anthony  @  07/12/2017 21:57:27
   10 / 10
La summa cinematografica dell'immenso Ingmar Bergman.
Un'opera universale, dove le emozioni vere le fanno da padrone; emozioni suscitate dalla narrazione sublime e dalle sue sfumature, dalla sceneggiatura pregevole.. e non di meno dalla regia, la fotografia, il montaggio e la scenografia di questo capolavoro della Settima Arte.
Triste, emozionante, nostalgico, cattivo, cinico, sognante, magniloquente, fanciullesco... la summa e l'insieme delle tematiche affrontate da sempre dal grande regista svedese.

Arte pura al servizio del mezzo cinematografico e viceversa. Immortale.

william sczrbia  @  13/02/2015 18:57:28
   8½ / 10
suzuki71  @  24/12/2014 12:25:44
   8 / 10
Sontuoso e inavvertitamente onirico, sceneggiato egregiamente., ma non il miglior Bergman secondo il mio parere, emozionando poco (pensiamo a "Persona"!) e facendo riflettere ancora meno (pensiamo a "Scene da un matrimonio"!).

3 risposte al commento
Ultima risposta 24/12/2014 21.26.03
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Paolo70  @  26/05/2014 19:01:40
   6½ / 10
Film discreto che narra le vicende di una famiglia benestante nei primi anni del '900. Buona la scenografia. La durata lo rende in parte pesante secondo il mio punto di vista.

dagon  @  02/02/2014 18:29:26
   8½ / 10
Summa della filmografia Bergmaniana, Fanny & Alexander è percorso da tutti i temi cari al regista, dalla morte alla religione. Opprimente e pervaso da un senso di precarità dell'esistenza, da una insistente desiderio di risposte che non arriveranno mai, il film è, come molte altre opere del regista, angosciante, anche se in qualche momento si concede tocchi quasi da commedia. Simboli e metafore avvolgono le tre ore (che si sentono tutte) di una pellicola illuminata meravigliosamente da quel grande direttore della fotografia di Sven Nykvist. Una visione che richiede concentrazione e che risulta gratificante: ti lascia un vago senso di inquietudine e dei tarli che ti rodono dentro per un bel po'.

Gruppo STAFF, Moderatore Jellybelly  @  19/01/2014 19:16:36
   10 / 10
Un miracolo di Bergman, che in un unico film riesce a racchiudere contemporaneamente l'universo e l'intimo, con una delicatezza e profondità mai viste altrove. La definizione migliore di questo capolavoro è dello stesso Bergman: "Fanny e Alexander" è un arazzo. Un arazzo dipinto di emozioni e sentimenti e sensazioni, mi sento di aggiungere. Peccato aver visto la versione di 3 ore: i tagli si avvertono troppo, a scapito della visione d'insieme della famiglia, soprattutto con riferimento a Carl ed a Gustav Adolf.

MarcoB55  @  23/09/2013 17:46:49
   9 / 10
Il testamento di Bergman, un film fiume che racchiude e allo stesso tempo dilata tutta la sua poetica; se si pensa che è stato girato negli anni 80 non possiamo che renderci conto di quanto sia fuori dal suo tempo, e forse proprio per questo ce lo fa amare ancora di più.

vitocortesi  @  31/08/2013 23:18:55
   10 / 10
Immenso capolavoro di Bergman un film magico che ti incolla allo schermo

1 risposta al commento
Ultima risposta 01/09/2013 01.32.30
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MonkeyIsland  @  25/06/2013 14:35:52
   9½ / 10
Magnifico, magico e artisticamente perfetto.
Raramente ho visto un livello di fotografia così superbo.
Non do 10 solo perché nella prima parte lo sviluppo è abbastanza macchinoso.

jannakis  @  06/12/2012 13:50:33
   10 / 10
Oskarsson88  @  31/10/2012 15:11:09
   8 / 10
un gran bel prodotto d'autore. La prima parte non l'ho apprezzata tanto, troppo confusionaria e rumorosa, la seconda con il patrigno è stata eccezionale, la terza buona. Comunque c'è tanto simbolismo e non ho capito francamente tutti i significati. Resta un bel film da vedere

Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  29/10/2012 10:54:01
   10 / 10
"Tutto può accadere, tutto è possibile e verosimile. Il tempo e lo spazio non esistono, l'immaginazione fila e tesse nuovi disegni".



Summa totale di tutto il cinema di Bergman, un capolavoro della storia del cinema. Cinque atti (non ho visto la versione da tre ore, non ancora) e 5 ore di cinema che, difficile da far credere ma è cosi, scorrono via come un ruscello, con una leggerezza inusuale. Ne vorresti ancora alla fine.
Bergman trasfigura con l'arte la sua vita, vi inserisce la sua fanciullezza in parte vissuta e in parte immaginata. Il resto non conta.
Fanny e Alexander è una summa del suo cinema perché si notano non solo i temi a lui cari ma anche il suo furore stilistico e visivo, con una concessione rara (ma presente da sempre nel suo cinema, pure se a tratti) al mondo dell'immaginazione: si tratta di fantasmi questa volta; anche se esistono solo nella testa del protagonista.
C'è tutto comunque in quest'opera straordinaria, basta saper ricercare.
C'è inoltre una forte rappresentazione del mondo dell'infanzia che credo mai Bergman avesse trattato prima, e mai si è arrischiato a farlo nei pochissimi lavori televisivi successivi. E accostabile all'Amarcord felliniano per l'accuratezza autobiografica con cui ridà vita ad un ambiente famigliare caldo, accogliente, pieno di contraddizioni ma anche di positività; ma i paragoni con Fellini finiscono qui. Eccezionale il modo con cui sono tratteggiati questa miriade di personaggi scavati a fondo delle loro psicologie, a cui regala uno per uno momenti di altissimo cinema indimenticabile. Svetta il vescovo Vergerus, ovviamente, un personaggio negativo e mostrato con una ferocia sadica, possessiva e dogmatica rara in Bergman per la sua totale negatività. D'altronde il mondo è visto attraverso gli occhi di Alexander/Bergman, non dimentichiamolo.
Vorrei scrivere ancora, e ancora e ancora e ancora fino allo sfinimento perché è stata un'esperienza meravigliosa quest'opera d'arte. Mi limito a consigliarvene la visione, versione integrale o meno che sia.

5 risposte al commento
Ultima risposta 05/11/2012 15.58.43
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vieste84  @  30/08/2012 19:15:53
   9 / 10
Si potrebbe meritare pure un 10 questa gemma di Ingmar Bergman. Forse sono ancora troppo giovane e acerbo per apprezzare i film di questo maestro del cinema(ovunque descritto come tra i migliori 3-4 della storia) ma la prima ora fa perdere qualcosa rispetto ad altri film della stessa lunghezza, tipo Rocco e i suoi fratelli o Andrei Rublev. Per adesso questo è il film che di lui più mi ha colpito, forse perche ha una trama più consueta riguardo ai vari Settimo Sigillo e persona. Il film descrive bene lo sfarzo e la ricchezza in cui vivono i protagonisti, peccato solo per i primi 55 minuti non entusiasmanti che servono per descrivere i personaggi, ma poi come già detto da altri utenti, con l'apparire del vescovo, il fim impenna di velocità ed interesse facendo volare le restanti 2 ore. Non posso non notare qualche piccola similitudine con l'altro capolavoro "la morte corre sul fiume". Capolavoro anche per le scenografie e per la regia perfetta

gemellino86  @  08/04/2012 17:25:31
   10 / 10
Un cinema d'alta classe. Davvero non ci si può aspettare di più da film così. Gli anni '70 e '80 erano il periodo d'oro di Bergman ma questo è il suo capolavoro. Rimane nel cuore.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR pier91  @  12/03/2012 14:31:17
   9½ / 10
"Come mago io creo il credibile, gli spettatori provvedono all'incredibile".
Allo stesso modo di Aaron, Bergman confidava nell'intelligenza creativa del suo pubblico. Ci ha messo alla prova forse più di tutti, concedendoci un particolarissimo gesto di stima, la sua personale carezza. Ha sempre partorito l'essenziale, il cinema assoluto in una scatola bianca, cosicché ognuno potesse riempirla col proprio vissuto. E' questo il principio di tutte le opere universali, comprese quelle, difficili e rischiose, di matrice autobiografica. "Lo specchio" in tal senso occupa un posto esclusivo, ma "Fanny e Alexander" gli si pone immediatamente accanto. Se l'infanzia per Tarkovskij era l'età delle infinite speranze e poi il ricordo delle infinite illusioni, per Bergman è anche, e soprattutto, la sede originaria delle più grandi paure. I fantasmi che popolano il sovramondo di Alexander non sono sagome astratte, bensì ossessioni di carne e ossa. Il terrore del peccato e il rancore verso un Dio assente, o silente, lo accompagneranno per tutta la vita. "Non ti libererai mai di me" è l'avvertimento dello spettro del patrigno. L'austerità malata di Vergerus risulta tanto più inquietante se confrontata con la levità quasi surreale del piccolo mondo teatrale. Sebbene non esente da ipocrisie e perversioni, è depositario di una peculiare e magnifica libertà, quella di scegliere di volta in volta la maschera più conforme ai propri propositi. La nonna Helena, che recita nella vita come sul palcoscenico, ne è il personaggio emblema. Il suo rassegnarsi agli eventi più dolorosi, come (spoiler...) lla morte del figlio, senza scorgervi alcun disegno diabolico o divino, ma solo un' equa insensatezza, è forse ciò che Bergman concepisce come pace: "La realtà è rimasta in frantumi da allora...e, strana curiosità, si sente più reale in questo modo. Così non mi preoccupo di rammendarla. Semplicemente non mi interessa più se niente ha senso."

cultmovie  @  14/12/2011 23:45:43
   9 / 10
Capolavoro, film quasi trascendentale dov si alternano e si mischiano diversi temi come l'amore, la famiglia, la vita, la morte, la religione...tutti temi molto cari al regista, il tutto all'interno di una grande famiglia borghese.
Vengono mostrati tutti gli apetti della vita di questa famiglia, e in qualche modo rispecchia i vari aspetti della vita reale con i suoi lati positivi e negativi, uno dei capolavori di Bergman...non do' il massimo solo perche' il film e' un po' lento sopratutto nelle scene iniziali e manca un po' di incisivita'.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  17/11/2011 00:20:42
   10 / 10
Un film straordinario, indescrivibile, magnifico.
Un'atmosfera rarefatta e realistica contemporaneamente, caraterrizzazioni e personaggi dai contorni vividi ma soffusi e confusi in egual misura.
Bellissima scenografia, stessa cosa per regia, fotografia e recitazione.
Un film completo, un racconto esistenziale imperdibile.

gkorps  @  25/04/2011 10:15:15
   7 / 10
Ammetto la mia ignoranza.........ottimi spunti, immagini, fotografia, cura dei particolari, spunti introspettivi... ma quanto è lento.

Gruppo REDAZIONE amterme63  @  24/04/2011 17:13:00
   10 / 10
Mi ha colpito prima di tutto per la bellezza visiva. Sono rimasto ammirato e rapito fin dai primi fotogrammi per la splendida, bellissima cura e resa di ogni dettaglio di ciò che viene mostrato. Soprattutto i colori e la luce sono resi in una maniera piena, intensa, poeticissima. I sensi estetici si sentono soddisfattissimi, come in preda ad una ebbrezza. Almeno io ho avuto questa sensazione molto forte fin dall'inizio.
Poi ci sono le scenografie (curatissime fin nei piccoli particolari) e le ambientazioni, infine la recitazione intensa, partecipata, molto sentita, da parte di splendidi attori. Veramente qui Bergman, come in nessun altro fim della sua lunga carriera, è riuscito a ricreare la ricchezza, la perfezione, la resa completa di un ambiente e delle persone che ci vivono. Già questo è sufficiente per fare di un film un capolavoro (è un lavoro immane e difficilissimo).
In questo contesto completo si muovono esseri umani completi. Bastano pochi tratti, qualche battuta, alcune inquadrature ed ecco che un personaggio è completamente inquadrato, espresso, spiegato fin nelle sue pieghe recondite.
Quello che prevale però è il punto di vista infantile, quello di Alexander. Tanto più che alla storia è stato dato formalmente quasi l'aspetto di una fiaba. Infatti, secondo me, non è altro che una fiaba declinata con gli schemi del nostro modo moderno di vedere. Quindi l'oggetto è realistico (dei fatti di vita cocreti) ed esistenzialistico (la posta in gioco sono gli affetti, la genuinità dell'animo, la libertà di sviluppare se stessi) ma lo svolgimento è in qualche modo fantastico e favolistico, dove a fronte di una situazione di partenza idilliaca, si arriva ad uno strappo, una disgrazia in cui si insinuano forze e presenze "altre", opposte, che cercano di appropriarsi e soggiogare chi è debole ed indifeso per poter imperare (quello che nelle fiabe è la strega, il male). Alla fine le forze del "bene" si accorgono dell'inganno, si riorganizzano e vincono, "punendo" crudelmente chi ha osato rovinare l'armonia.
Tutta la parte che segue la morte di Oskar sembra presa da "La morte corre sul fiume", con il vescovo Vergerus nei panni del falso pastore Robert Mitchum. Il personaggio interpretato (splendidamente) da Harriet Anderson si rifà apertamente alle fiabe dei Grimm, come pure tutte le storie fantasiose/reali raccontate da Alexander. Anche la parte cabbalistico-magica vuole rifarsi proprio a questa tradizione e quindi in qualche maniera celebrare il mondo infantile, la sua potenza immaginifica e inventiva.
Su tutti spicca il personaggio di Vergerus, forse la persona più cattiva, più diabolica e negativa mai creata in tutta la carriera cinematografica di Bergman.
Comunque, anche in questo film Bergman non rinuncia a trattare i suoi soliti temi (incomprensione, volatilità dell'amore, esaltazione dell'arte), ma tutto è come soffuso, ammorbidito dalla nostalgia e dalla celebrazione dell'umanità e dell'amicizia. Alcune battute ci fanno chiaramente capire che Bergman, arrivato alla fine della sua carriera, trova consolazione voltandosi indietro, ripensando all'epoca pre-tecnologica (la luce delle candele, la ricchezza estetica ed umana) e all'infanzia (i giochi creativi, il contatto diretto con gli oggetti e le persone).
Se c'è qualcosa che stona in questo film è forse il fatto che Alexander esprime concetti inappropriati nella bocca di un quattordicenne (età presunta). Si vede molto chiaramente (specie nel dialogo con Vergerus, la frase su Dìo) che in certi momenti al posto di Alexander c'è Bergman stesso, le sue rivendicazioni, quelle che avrebbe voluto dire e fare di fronte a suo padre.
Non c'è che dire, migliore rievocazione e migliore realizzazione del senso di nostalgia e di rivendicazione non ci poteva proprio essere. Capolavoro.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  17/03/2011 12:02:28
   8 / 10
Opera sacrale e definitiva di Bergman. I temi a lui più cari sono ancora più approfonditi del solito: troviamo tutta la spiritualità e i valori del regista. Ingmar Bergman, un uomo che si identifica nel ragazzino Alexander per meditare sulla morte e sulla vita, sulla compattezza della famiglia, sulla rigidità dell'educazione, e ora mette in dubbio l'esistenza di Dio; non possono non venire in mente "Sussurri e grida", "Persona" e "L'ora del lupo". E' quindi un film autobiografico, personale, un po' (troppo?) retorico. A tratti divertente, altre volte commovente o inquietante. E' un vero peccato che possiamo vedere solo la versione ridotta di tre ore, il voto poteva essere ancora più alto probabilmente. Bellissimi soprattutto i secondi 90 minuti. Contribuisce l'ottima fotografia e interpretazione di tutti gli attori.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  06/03/2011 12:00:12
   8 / 10
Rivivere la propria infanzia con gli occhi dell'adulto ma senza l'innocenza di un bambino che infanzia è?
Fanny e Alexander è una rilettura del mito della tenera età, è il momento in cui si conoscono per la prima volta i dolori della vita ma nello stesso tempo si scopre anche la sua imprevedibilità, grazie o per colpa di quel Dio che si vorrebbe prendere a calci nel ****?

Bergman ci regala un'epopea familiare portata in scena con grande maestria, di grande semplicità narrativa ma ricca di simbolismi ponendo al film molteplici chiavi di lettura. I fantasmi dei nostri cari o di chi ci ha fatto soffrire saranno sempre presenti nelle nostre vite perchè l'infanzia è una spugna di gioie e dolori.

Cinema d'autore puro che va visto con grande attenzione, unica pecca, una parte iniziale forse un pò troppo dilatata e una durata eccessiva che comunque lascia molto non detto (ma questo è dovuto al fatto che ne esiste una versione televisiva integrale).



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Qualcuno saprebbe spiegarmi questo personaggio?

kossarr  @  13/02/2011 05:07:35
   9 / 10
Miglior fotografia, Miglior scenografia, Migliori costumi. D'accordo con quello.
Quello che mi ha lasciato un po' perplesso è la poca chiarezza di certe situazioni, se no prendeva pieni voti.
Ho visto la versione da 3 ore, forse in quella da 5 si capiscono un po' meglio dei passaggi importanti.
Comunque un lavoro magistrale.
Consigliato

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3 risposte al commento
Ultima risposta 15/06/2014 02.24.43
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Invia una mail all'autore del commento Elly=)  @  17/01/2011 17:26:12
   8½ / 10
L'insieme delle opere del regista svedese Ingmar Bergman é cosi peculiare da essere spesso parodiato dagli attori comici, ma anche imitato e citato da registi minori. Mostrando il lato più profondo e oscuro dell'animo umano senza esitazioni e senza ricorrere al melodramma, i film onirici e allegorici di Bergman presentano la vita così com'é e non come vorremmo che fosse. Annunciato come il penultimo film del regista (da allora ha lavorato primcipalmente per la televisione), la storia autobiografica di "Fanny e Alexander" ha entusiasmato i fan de siuoi primi, angosciosi film. Scritto da Bergman, e interpretato da molti dei suoi più bravi e fedeli collaboratori, traui Erland Josephson, Harriet Andersson e Gunnar Bjornstrand, "Fanny e Alexander" é considerato il film più accessibile del svedese. Il ritmo lento, struggente e attento di "Fanny e Alexander" potrebbe scoraggiare lo spettatore abituato ai film d'azione, ma Sven Nykvist, famoso direttore della fotografia di Bergman, usa una luce intensa ce rende splemdido ogni singolo fotogramma. Tutto il film é pervaso da un senso trasognato dell'irreale, un vero sollievo nei momenti più dolorosi e quelli più piacevoli giungano proprio quando la storia lo richiede. Malgrado il suo lavoro di una vita sia stato scrutare il mondo degli uomini nei suoi lati oscuri, in questo film Bergman concede al suo pubblico un po di consolazione, quasi con una sorta di riserva filosofica.

Mothbat  @  14/11/2010 04:08:38
   10 / 10
Il film più bello della storia del cinema.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  18/10/2010 16:15:38
   10 / 10
"Fanny e Alexander" racconta la fine di un'età dell'oro.
L'età dell'oro è l'infanzia lontana, il cui sogno può sopravvivere solo nell'arte, che è lo specchio della sozzura della vita reale, e - in Bergman - il solo modo per tentare una catarsi...
L'arte (il cinema, il teatro) dev'essere fedele, il più fedele possibile agli abissi di cui siamo capaci. E così fedele ha tentato di essere Bergman, crudelmente spietato nella sua opera anzitutto con se stesso.
In quest'opera, Bergman trova magicamente i toni per indicare anche quella grande armonia sognata e perduta con l'infanzia.
Prima ancora di essere cacciato dall'eden dell'infanzia, la vaga angoscia di Alexander bambino è premonizione delle angosce della vita.
Il vescovo patrigno Vergerus è quel padre la cui ombra e la cui mano di ghiaccio raggela l'intera vita di Bergman e la sua angoscia verso il male di cui l'uomo è capace, e verso una serenità divina inaccessibile.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  14/10/2010 18:47:27
   10 / 10
Dosto  @  18/08/2010 11:09:25
   9½ / 10
Capolavoro assoluto. Perfetto per temi e per realizzazione. Alcuni tra i personaggi più riusciti della storia del cinema.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  14/06/2010 23:40:59
   8 / 10
Il testamento di un grande regista. Tutte le tematiche dei precedenti film di Bergman sono come passate in rassegna in questo suo commiato dal mondo del cinema.

Guy Picciotto  @  25/05/2010 20:21:13
   8½ / 10
credo sia l'ultmo grande film di Bergman anche se tra quelli di dopo ne ho visto solo uno e addormentandomi dopo mezz'ora.
in Fanny si fanno i conti con il sogno nostalgico dell'infanzia, e di come si diventa adulti adulterati praticamente, e di come un adulto non potrà mai raccontare, benchè si sforzi" cosa è stata l'età puberale, ci ho sentito molto Fellini qua dentro, ma non saprei dire con certezza dove, laddove Fellini s'immergeva nei ricordi con un aria tutto sommato allegra, romagnola e spensierata (data anche dalle musiche di Rota almeno fino ad amarcord), in Bergman invece l'aria è greve, in questo film perfino fatata e magica, ma più sul sepolcrale. non per niente Bergman arriva ad usare il grande quintetto op.44 di Schumann, e qui è già da inchino in quanto Schumann è sempre stato usato pochissimo nel cinema. E chiaro che oltre questo film Bergman non volle più inoltrarsi, Fanny and alexander sono i rantoli della precocità della morte, è una regressione all'inorganico tra spettri vagabondi, infanzia d’incantesimo senza ragione, finale giustamente sospeso.

8 risposte al commento
Ultima risposta 26/05/2010 09.31.19
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The BluBus  @  31/01/2010 12:56:18
   9½ / 10
Una summa del cinema di bergman, i temi trattasti sono molteplici, mi spiace nn aver trovato la versione integrale, che vedrò di recuperare in qualche modo..
Opera che decolla molto lentamente, e si comprende appieno ancor piu lentamente, ma che lascia nel finale la sensazione di aver assistito a qualcosa di grande.

Dr.Orgasmatron  @  21/01/2010 16:02:19
   10 / 10
Capolavoro gigantesco!! La summa assoluta del talento indiscutibile di Ingmar Bergman. Leggermente macchinoso nella prima mezz'ora, poi decolla e non si ferma più. Il regista svedese tocca e dirige magistralmente le tematiche a lui più care, su tutti quella religiosa (che è rispecchiata negativamente sulla figura del vescovo), ma anche quella dei sogni e dell'immaginazione. Uno dei finali che preferisco per uno dei film più belli, diretti magistralmente e completi dell'intera cinematografia. Monumentale
"Tutto può accadere... tutto è possibile e verosimile... Il tempo e lo spazio non esistono... l'immaginazione fila e tesse nuovi disegni..."

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  03/01/2010 12:59:41
   9 / 10
«In realtà io vivo continuamente nella mia infanzia: giro negli appartamenti nella penombra, passeggio per le vie silenziose di Uppsala, e mi fermo davanti alla Sommarhuset ad ascoltare l'enorme betulla a due tronchi, mi sposto con la velocità a secondi, e abito sempre nel mio sogno: di tanto in tanto, faccio una piccola visita alla realtà» diceva Bergman, questo film racchiude tutto ciò, è una sorta di suo testamento. Sono presenti tutti i temi cari a Bergman, su tutti quello religioso.
Un film sontuoso che difficilmente si scorda. Ennesimo gioiello regalatoci dal genio di Ingmar Bergman.

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paride_86  @  26/12/2009 02:44:16
   8 / 10
Premettendo che ho visto la versione di 3h, devo dire che ho trovato questo film poco bergmaniano e molto - forse troppo - dilatato nella sceneggiatura. Si tratta comunque di un'opera maestosa e concepita quasi come fosse un testamento cinematografico, liberatorio e definitivo.

dobel  @  26/10/2009 11:21:48
   10 / 10
Non ho parole per commentare uno dei miei film preferiti, il voto parla da solo

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Ultima risposta 26/10/2009 16.47.46
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Tuonato  @  29/07/2009 14:11:22
   8 / 10
Forse a causa della visione della versione ridotta di 3h non ne ho potuto apprezzare la profondità.
Il Bergman che t'aspetti comunque, dai dialoghi ai temi trattati.

carriebess  @  22/07/2009 18:33:57
   6½ / 10
sinceramente non mi è piaciuto più di tanto, a parte l'eccessiva lentezza e lunghezza (5 ore davanti a uno schermo sono davvero troppe. anche 3! ) non mi ha colpito più di tanto.

bulldog  @  21/07/2009 02:22:24
   6 / 10
Eccessivamente lungo e lento.

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Ultima risposta 31/03/2010 12.19.00
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dave89  @  12/06/2009 10:17:31
   10 / 10
assolutamente un capolavoro!!! atmosfera unica che ti convolge e ti fa passare le più di tre ore del film (versione non integrale) tranquillamente e rimani affascinato dalla maestria di bergman. Oltre tutto rimani talmente ammaliato che ti vien vogli di vedere il fil integrale (della durata di 5 ore), con questo film bergman è diventato uno dei miei registi preferiti...cmq non è l'unico film bello girato dallo svedese anzi ce ne sono tantissimi molto belli che meritano assolutamente di essere visti.

pinhead88  @  25/03/2009 12:45:03
   10 / 10
opera unica e magistrale.

The Monia 84  @  15/02/2008 19:55:45
   9 / 10
Un'opera imponente dove il dramma volge in commedia, la sintesi di tutta la cinematografia del grande maestro svedese scomparso proprio l'anno scorso. In esso vi è il rapporto tra teatro e vita, il volto e la maschera, la ricerca di Dio e il suo silenzio, la mediazione e gli inganni della religione, la potenza della fantasia, la morte, la malattia, ect. Stupenda la scena del girotondo natalizio tra le varie stanze della stupenda casa della nonna paterna. Da vedere assolutamente: è magico.

agarione  @  12/02/2008 19:16:55
   10 / 10
Un capolavoro assoluto; ma un vero e proprio nonsense che ne manchi la versione completa (c.d. "televisiva" - durata complessiva h. 5 circa).
Qualche tempo fa, di quest'ultima versione, era stata promessa una prossima edizione su supporto dvd, ma, incredibilmente, su tutto è calato un silenzio mortale. Il problema è che la "decapitazione" del capolavoro priva l'ascoltatore di parti essenzialissime del racconto bergmaniano, lasciandone incerti taluni fondamentalissimi margini espressivi ed etici del suo contenuto. Un vero e proprio disastro. Ovviamente, per chi intende la lingua inglese (per non parlare di quella svedese) la versione "lunga" è reperibilissima. Il nostro Paese, come al solito, arriverà ultimo....se arriverà !

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento emans  @  31/12/2007 17:19:21
   8 / 10
anche io come molti ho visto la versione "ridotta" che del resto è quella che il regista aveva pensato inizialmente...e l'ho trovata eccessivamente lunga!soprattutto la prima parte...praticamente il film vero e proprio inizia dopo 55 minuti e cioè quando il padre dei ragazzi ha il malore in teatro...
poi Bergman tocca tutti i temi a lui piu cari ma anche qui sembra ricalcare un po quello che avevamo gia visto in "sussurri e grida" che io reputo molt simile a questa pellicola...
poi,ovviamente,conosciamo gia il modo incantevole di raccontare queste storie e quindi facile far salire il voto fino al consueto "8"!
bellissima la scenografia...tanto sfarzosa nella casa della nonna quanto povera e piena di luce la casa del vescovo...una casa silenziosa al suo interno ma che all'esterno subisce il frastuono del fiume!
molto bello ma mi aspettavo di piu...

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Ultima risposta 01/01/2008 22.56.37
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sonhador  @  20/10/2007 20:24:59
   10 / 10
il film che più mi è caro del mio regista preferito..

Bathory  @  12/10/2007 16:58:39
   8½ / 10
Visto la durata il film potrebbe sembrare pesante, invece scorre benissimo (devo ammetterlo ho potuto vedere solo la versione ridotta) e presenta dei dialoghi tra i più drammatici mai visti.
Splendido e maledettamente visionario l'incontro tra Alexander con il figlio pazzo di Isaac.
Capolavoro ma impegnativo..

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Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  27/09/2007 21:32:02
   9½ / 10
UN VERO CAPOLAVORO, DOLCE E POETICO. IL FILM PIU' AUTOBIOGRAFICO DI BERGMAN. MI HA COLPITO MOLTO LA CONTRAPPOSIZIONE TRA LA REALTA' ECCLESISTICA RAPPRESENTATA DAL PATRIGNO, DIMESSA, ARIDA, ASETTICA E IRREGIMENTATA; E LA REALTA' DEL BURATTINAIO, FATTA DI FANTASIA, GIOCO, ESTRO E LIBERTA'. IL TUTTO E' DESCRITTO CON UNA MAESTRIA REGISTICA SUBLIME. 5 ORE CHE SCORRONO VIA SENZA FARSI SENTIRE. IL COMMIATO DI BERGMAN NON POTEVA ESSERE MIGLIORE.

wega  @  27/09/2007 21:10:28
   10 / 10
un vero capolavoro.
un'opera enorme la solita fotografia perfetta..il rosso..le immagini poetiche,la pioggia sul seno sella statua,la neve,gli interni impressionanti e fantastici
a parte la perfezione,questo film lo considero un capolavoro perchè ho una sistematica voglia di vederlo e rivederlo..cosa che ero sicuro di non sentire dopo la prima visione..mi successe lo stesso con barry lyndon.
inutile parlare della trama,un pò autobiografica un pò no per quanto ne parla bergman,un'opera magnifica

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Ultima risposta 22/07/2009 19.08.00
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addicted  @  19/09/2007 17:09:32
   10 / 10
Un'opera immane.
La famiglia, il teatro, il sesso, la disperazione, il dolore, la morte, la magia, la religione, la vita.
Le grandi ambizioni sono consentite solo ai grandi artisti.
Questo è un film molto ambizioso e Bergman era un artista grandissimo.
Capolavoro!!!

Beefheart  @  17/09/2007 12:05:40
   8½ / 10
Le fissazioni di Bergman raccolte in una storia familiare, con una moltitudine di personaggi, ambientata ad Uppsala, Svezia, durante un periodo natalizio, ad inizio secolo scorso. Nello specifico la famiglia si chiama Ekdahl, raccoglie al suo interno generazioni di artisti di teatro e ne possiede e dirige uno. A questo nucleo, costituito dalla vedova capostipite Elena e dalle famiglie acquisite dei suoi tre figli maschi Oscar, GustavAdolf e Carl, se ne aggiungono altri due: la famiglia dell'antiquario ebreo Jack Jacobi, amante ed amico di vecchia data di Elena Ekdahl, e quella del vescovo Edward Vergerus che dopo la morte di Oscar Ekdahl ne sposerà la vedova. In questo quadro d'insieme, trattando, come al solito, gli argomenti più cari al regista come la centralità dell'arte teatrale, l'ingombranza e l'oppressività della rigidità religiosa, la morte ineluttabile quanto indesiderata, prendono forma vicende che variano dal comico, al drammatico, al sovrannaturale, al grottesco. Si perchè stavolta Bergman, nel suo lucido delirio, ci propina con sorprendente disinvoltura figure decisamente insolite come un ermafrodita dai poteri paranormali, una mummia fosforescente, un elegante fantasma in completo bianco che veglia sui parenti viventi e tutta una serie di fatti annessi, a volte non troppo chiari, nè immediati, da prendere letteralmente per "buoni". Eccezionali gli interni nei quali si svolgono i fatti, perfettamente illuminati e fotografati, se pur in modi rispettivamente diversi: casa Ekdahl è sfarzosa, elegante, ricca di drappeggi e velluti, tendente al porpora, piuttosto ombrosa se non per la calda luce delle candele, abitata da personaggi molto vivi e da un inoffensivo fatasma; oltre ad apparire accolgiente può rammentare la villa di "Sussurri e grida". Casa Jacobi è un vero e proprio dedalo di corridoi e scaffali che sfuggono alla luce e raccolgono chincaglierie ed oggetti di tutti i tipi provenienti chissà quando e da dove. Tra le sue stanze vivono un paio tra i personaggi più particolari ed imprevedibili dell'intero film, che in un modo o nell'altro contribuiscono a generare inquietudine nonostante la loro accezione positiva e mi riferisco al vecchio Jack Jacobi ed al figlio Ismael, perennemente confinato nella sua stanza in quanto non esattamente normale e potenzialmente pericoloso. Infine casa Vergerus, irriducibile roccaforte del cattolicesimo più intransigente, abitata dal vescovo che vive con madre, sorella e servette, appare principalmente vuota, spoglia, minimalista, dai muri spessi, ma molto luminosa, a dispetto della cupa occlusione mentale dei suoi abitanti. Una commedia un po pretenziosa che comprende dramma, sentimento, ironia, gogliardia, liturgia, fantastico e paranormale. L'intero, nutritissimo, cast fornisce una prova magistrale, a partire dai due giovani protagonisti sino ai più veterani del gruppo. Un buon film, a mio avviso minato dall'eccessiva inspiegabilità di alcuni passaggi troppo fumosi, ma senz'altro meritevole.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  04/08/2007 01:01:49
   9 / 10
Temo di non aver mai assistito alla versione integrale, ma a quella che è stata trasmessa in due puntate nel passaggio alla televisione... italiana.
Abbastanza per comprendere quanto questa rilettura (libera ma non troppo) di Nabokov sia uno dei massimi vertici e la summa assoluta dell'arte Bergmaniana, quella che a volte anch'io ho avuto difficoltà ad accettare e amare incondizionatamente (un mondo troppo... borghese, il suo, per i miei istinti selvaggi).
Grande, grandissimo film, con sfumature che meriterebbero una settimana di discussioni, un grande affresco-parabola e, insieme, un Diadema finalmente composto dove ossessioni e verità del regista svedese trovano la loro strada definitiva (come nel magnifico e agghiacciante epilogo del patrigno - degno di un'incrocio tra i Grimm e Freud - in quell'ottica dove realtà e occulto si avvalano della personalissima visione del regista.
Un solo dubbio tra i vaghi ricordi: quell'attore favoloso non era forse Gunnar Bjonstrand (sicuramente l'ho scritto male)?

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Ultima risposta 23/07/2008 19.36.08
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Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  30/07/2007 18:25:14
   10 / 10
Il vero testamento cinematografico di Ingmar Bergman: la morte, gli spettri del passato, l'amore e il tradimento, la lanterna magica, i rimandi all'infanzia e la sofferenza umana.
Ci mancherai, Ingmar.

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Ultima risposta 08/09/2007 18.59.37
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grabowsky  @  30/07/2007 14:26:27
   10 / 10
ecco xke' nn mi esalto molto guardando fellini amici...credo che bergman surclassi chiunque. e questo film raggiunge l'apice creativo e introspettivo al tempo stesso di un dio della regia e della sceneggiatura quale è. la storia comprende tutte le sfaccettature dell'esistenza, raccontate con occhi pessimisti ma intensi ed enigmatici. rivolta interiore! oggi e' morto...e un 10 a questo capolavoro e' proprio il minimo...grande!!! c manchera' e manchera' (come gia' da anni) a tutta la storia del cinema.

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Ultima risposta 30/07/2007 17.24.01
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AKIRA KUROSAWA  @  20/05/2007 04:03:12
   8 / 10
ho visto la versione di tre ore e passa. film molto impegnativo e triste che va visto con una certa ottica.
la regia di bergman e veramente sublime e l inizio e davvero eccezzionale.
il prete l avrei strangolato con le mie mani
bello, molto bello, ma un po pesante

quaker  @  25/04/2007 00:18:58
   9 / 10
il film (di cui ho visto la versione in DVD di 188 minuti: credo che quella per la Tv svedese sia ancora più lungo) è decisamente sontuoso e ricercato, di grande impatto visivo anche se quasi tutto girato in interni. Bergman è forse un po' frenato rispetto ai suoi temi consueti, anche se introduce, nella seconda parte, una vicenda dapprima solo triste, e poi decisamente drammatica, che è come una lunga parentesi nella storia, invece dolce, anche se malinconica (ed a tratti grottesca) di quella grande famiglia che è poi quella dello stesso autore. Tutto, alla fine si compone in un lieto fine che non è stucchevole.
Merita ampiamente di essere visto, specie in periodo di Natale... anche se sarebbe ingeneroso paragonare questo gioiello a ciò che ci propinano i nostri produttori e registi...

antocucs  @  24/04/2007 17:27:27
   9½ / 10
ho visto la versione ridotta di tre ore, e quando il film e' finito, mi e' rimasta la tristezza e l'amarezza di dover lasciare le vite dei personaggi. Film magistrale, che tocca le tematiche ricorrenti di Bergman, Dio, la morte, la religione. Grandi figure umane, in primis la Nonna, capostipite di questa famiglia allargata, le debolezza e la forza della madre di Fanny e Alexander, il coraggio di quest'ultimo ancora bambino...insieme a Persona il mio preferito.
Anto

darkos  @  01/04/2007 18:00:27
   10 / 10
Avevo registrato tempo fa in videocassetta la versione televisiva che dura oltre 5 ore. La versione di 3 ore acquistabile in DVD ha purtroppo due ore di film in meno. Voto 10.

davil  @  14/03/2007 16:47:04
   10 / 10
la summa finale del geniale regista svedese. Una sceneggiatura perfetta, molti autori dovrebbe leggerla per imparare a scrivere per il cinema

Mpo1  @  25/09/2006 23:20:44
   9 / 10
“Fanny & Alexander” è l’ultimo film realizzato per il cinema dal grande Ingmar Bergman. In realtà la versione originale è stata girata per la tv e dura più di cinque ore, ridotte poi a tre nella versione cinematografica (che è quella che ho visto). E’ una sorta di summa di tutta l’opera di Bergman, in cui ritroviamo tutte le tematiche ricorrenti nella sua filmografia.
Il film si svolge in quattro ambienti principali: il Teatro, il luogo dell’arte; la Casa della famiglia di Fanny e Alexander; la Casa del vescovo, spoglia e glaciale (ricorda “Luci d’inverno”), luogo della repressione e della religione; la Casa dell’amico della nonna, Isak Jacobi, misteriosa e ricca di strani oggetti, luogo della magia.
L’avvio del film è un po’ faticoso, la parte iniziale è piuttosto lunga e dispersiva, ma dall’arrivo del personaggio del vescovo il film si fa più interessante, per raggiungere il suo apice nella casa dei Jacobi. La scena migliore è quella che riguarda il misterioso personaggio di Ismael (interpretato da una donna).
Nonostante il titolo, Fanny è quasi una figura secondaria mentre il vero protagonista è Alexander, sorta di alter ego del regista. Il film è infatti profondamente autobiografico, con elementi tratti dalla vita dello stesso Bergman. La figura del vescovo, per esempio, è basata sul padre dello stesso Bergman, rigido pastore protestante. E il film celebra il potere dell’arte e dell’immaginazione contro le costrizioni della religione.
Il film presenta elementi delle opere precedenti di Bergman: per esempio la scena in cui Alexander sente una voce che crede quella di D.io e pensa che si nasconda dietro una porta richiama una scena di “Come in uno specchio”. La divinità che Alexander aspettava si rivela essere una mostruosa marionetta, un fantoccio costruito dall’uomo, qualcosa di spaventoso ma finto, irreale.
Tra gli interpreti alcuni dei grandi attori bergmaniani, come Erland Josephson e Harriet Andersson, nella parte di una delle domestiche della casa del vescovo.

Gruppo COLLABORATORI fidelio.78  @  20/09/2006 12:24:40
   9 / 10
Il film ha l'unico difetto di un inizio troppo lento e macchinoso, ma poi diventa uno dei più intensi della storia del cinema.
Il finale angosciante, onirico, magico,sospeso in una dimensione "altra", è uno dei più belli e geniali di sempre.

Ivs82  @  14/08/2006 18:43:32
   10 / 10
Nella carriera di ciascun regista si può individuare un film simbolo, quello che meglio di tutti ne compendia i sogni, le ossessioni, i turbamenti, le passioni. Quello che racchiude l'intera poetica del suo autore e al tempo stesso costituisce una chiave di lettura per comprenderne la produzione passata e futura. Per Fellini era 8 e 1/2, per Bergman Fanny & Alexander. Due capolavori tanto diversi quanto simili: dal marcato autobiografismo alla potente riflessione sul ruolo dell'arte e dell'artista, sino ad arrivare al continuo rincorrersi e accavallarsi dei piani del sogno e della realtà.
Ma Fanny e Alexander nonostante i punti di contatto col manifesto artistico felliniano è un film profondamente bergmaniano; anzi è senza ombra di dubbio una fedele fotografia dell'uomo/artista Ingmar Bergman. In esso trovano infatti spazio tutti gli elementi artistici e stilistici che hanno fatto grande il suo cinema: l'amore per il teatro, il ruolo dominante della donna, l'eterno fallimento cui è condannato il sesso maschile, l'inganno della religione, la famiglia come microcosmo di odio e amore, il rapporto uomo/divinità, l'impossibilità di razionalizzare la fede.
Tutti temi dalla portata universale e dai connotati tanto ampi quanto sfuggenti che sono qui trattati con un'onestà intellettuale e una sensibilità da grande autore, o se vogliamo da grande filosofo.
La filosofia e il teatro sono stati infatti uno stimolo costante e un punto di partenza/arrivo del suo percorso registico e arrivano qui a costituire una ferma e decisa dichiarazione d'intenti; se infatti prestate attenzione il film si chiude con la frase di Strindberg “Tutto può avvenire, tutto è possibile e probabile; tempo e spazio non esistono. Su una base minima di realtà l'immaginazione disegna motivi nuovi: un misto di ricordi, esperienze, invenzioni, assurdità e improvvisazioni".
Ed è questa la via maestra da seguire per non perdersi nel labirinto interpretativo dell'opera: che altro non è che un appassionante, magico e doloroso viaggio nella crudeltà e della dolcezza dell'esistenza; un itinerario di crescita e di presa di coscienza del mondo che viene filtrato attraverso gli occhi innocenti di Alexander: un bambino intelligente e sensibile che svolge il doppio ruolo di alter ego del regista e ambasciatore di un'età in cui l'immaginazione e la fantasia sottomettono la realtà fino ad annullarla.
Bergman, pessimista dichiarato, in questa via crucis che è la vita sembra indicarci due sole vie di salvezza: da una parte il sogno, unico appiglio per superare la monotonia e il grigiore della realtà, dall'altra il teatro, configurato come una catarsi dalle sofferenze e dalla incompiutezza dell'esistenza. Raggiungere la perfezione nell'arte per compensare l'imperfezione della vita: forse è questo il messaggio ultimo che l'autore svedese ha voluto lanciare al suo pubblico.
E a noi non resta che recepire questo messaggio e vedere, assaporare, farci trasportare da questo meraviglioso racconto, rimanendo ammaliati da questa storia universale e intima al tempo stesso.
Fanny & Alexander ha infatti il vigore e il fuoco sacro dei grandi romanzi e come tutti i veri capolavori rapisce lo sguardo e il cuore sin dalla prima visione. E' un'opera giovane (ha solo poco più di 20 anni) ma già immortale la cui bellezza rimarrà immutata negli anni proprio perchè essa è un manifesto indelebile del Cinema nella sua forma più alta.

Gruppo STAFF, Moderatore priss  @  05/06/2006 16:28:56
   9 / 10
ricordo la fascinazione e l'orrore bambino di quando lo vidi da adolescente nella sua versione televisiva.
l'attesa sospesa e le atmosfere rarefatte, il percorso interiore che porta al rifiuto della realtà e dei precetti religiosi che irragionevolmente questa ci impone, poi il divampare del fuoco, o la sacralità di una seggiola.
nel rivederlo oggi, alla danza delle immagini fissatesi tanti anni fa si aggiunge la pienezza della riflessione del regista, i suoi simbolismi, i suoi enigmi raffinati.
lento e rigoroso, come l'inverno svedese.

giax-tommy  @  21/05/2006 10:54:23
   10 / 10
bergman è una scoperta dopo l'altra.credevo che vedendo "il posto delle fragole" avevo visto tutto,che "il settimo sigillo" fosse insuperabile....e invece no.ho visto questo film ed ho visto la pienezza di un grande regista.l'epilogo di una carriera fenomenale.una storia molto chiara e lineare,che si circonda di grottesco,drammaticità e paranormale.con spunti estremamente filosofici e metafisici,propone una visione dell'amore paterno molto innovativo.un bambino che riesce a parlare con il padre morto,discutendo su cosa sia Dio.e quali mature,ma in termini infantili,critiche riesce a fare.sembra un pò che il bambino,nonostante veda il padre morto,che è quindi una prova dell'aldilà,rinuncia a credere in un dio buono(infatti dice "se esiste sarà una *****"),e sembra un pò i vari isaac e antonious,dei suoi film precedenti,che sono arrivati a capire cosa sia veramente dio.l'uno ,isaac,si è completamente disilluso(dopo la visione panteistica del mondo),l'altro ,antonious,si è convinto delle sue tesi estremamente razionali.bhè con isaac si può identificare uno dei primi bergman,con antonious,la sua crescita progressiva,e ,stranamente con alexander(stranamente perchè è il più giovane),la sua massima maturità,la sua disillusione totale.infatti sono molte anche le scene in cui c'è sesso,che si banchetta,che si raccontano favole,tutti piaceri della carne.restano solo rare disquisizioni metafisiche.molto bello

5 risposte al commento
Ultima risposta 27/02/2008 01.05.26
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Mavors84  @  30/03/2006 20:45:15
   10 / 10
dopo aver visto un film di bergman... come si fa a vedere altro?

regista  @  18/02/2006 23:58:17
   10 / 10
non posso dire niente solo magnificooooooooo

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Antoniusblock  @  31/12/2005 10:54:38
   10 / 10
Un film magico e allo stesso tempo fortemente drammatico.

ds1hm  @  07/12/2005 17:29:36
   10 / 10
è un film immenso. la prima ora del pranzo di natale è il collante tra i protagonisti e lo spettatore mentre le altre quattro ore sono un brevissimo viaggio nella poesia del cinema. Straziante il momento della morte del padre di fanny & alexander. Bellissime le immagini: si ha l'impressione dell'inesistenza di una cinepresa tanto è spontaneo Bergman nella sua complessità visiva oltre che tematica. La religione posta a confronto con l'uomo nel momento della morte, la realtà e la magia, il tutto infuso in una dolce sensazione di paura e poggiato sull'arte cinematografica di Bergman. E' un film unico.

Rusty il Selvag  @  11/11/2005 00:01:43
   10 / 10
arte religione e magia

argomentati dal filosofo regista Ingmar Bergman.

Crimson  @  05/09/2005 10:38:44
   8 / 10
Il mio commento si riferisce alla riduzione cinematografica di "sole" 3 ore, in cui inevitabilmente ci sono alcuni buchi che tuttavia non compromettono quasi nulla ai fini della comprensione finale. Ho trovato i primi 50 minuti di una noia incredibile: si tratta di un prologo a mio avviso troppo lungo. Forse si confà bene al resto delle vicende nella versione dello sceneggiato, ma in quest'altra stona pesantemente. Anche perchè occupa 2/3 della pellicola. Da quando entra in gioco il vescovo cambia tutto. La storia prende ritmo, brillantezza, e tocca nel profondo. La compassione che si prova per madre e figli è grande. Questa parte centrale è effettivamente la migliore del film, e emerge il tema centrale: il potere dell'immaginazione. Alexander, ribelle e furbetto, è il vero protagonista. Fanny è una bambina che stà sulle sue, tutto ciò che fà è sempre preceduto dal fratello. I due rappresentano due stadi differenti della crescita. Alexander stesso lo fà presente al vescovo in una circostanza. Egli s'imbatte in una serie di prove assurde per un ragazzino della sua età, ed è costretto a dover sviluppare precocemente alcuni metodi di fronteggiamento. Fanny al contrario subisce molto meno tale pressione. Alexander "vede" il padre, ossia secondo me il riflesso della propria coscienza con cui confrontarsi e in funzione della quale sperimentare modelli di reazione alle situazioni. Uno di questi è la menzogna, che per un bambino è "giustificabile". La finzione è fin troppo necessaria per crescere. Su ciò è di parere nettamente opposto il vescovo, che di conseguenza lo punisce. Dichiara di amarlo, ma quale punizione così severa risponde a un amore? l'amore vero, genuino, è quello della madre. Questa è la figura che mi è piaciuta di più. All'inizio la sua ingenuità infastidisce, ma lo scorrere degli eventi la mette in luce come una madre assolutamente perfetta. La parte in cui spicca il personaggio di Ismael non è molto chiara a dire la verità. Perlomeno così a me è parso. Sicuramente nella versione integrale è tutto molto più comprensibile. La fine del vescovo è davvero assurda, ingegnosa, e mi è piaciuta molto quella parte del film, fino al ritorno della madre a casa. Il finale invece richiama l'inizio: famiglia al completo e intrallazzi vari grotteschi e per me noiosi. Dei "due" Bergman, a quello delle scene pompose, ridondanti, in cui a far da padrone è il grottesco, io preferisco di gran lunga l'altro: col suo stile scarno e disadorno, con la sua capacità di generare molteplici riflessioni profonde con pochi elementi di contorno. Per questo il film mi è piaciuto molto meno di tanti altri, pur considerando che si tratta di un'opera straordinaria, in cui spiccano una fotografia e una scelta degli allestimenti eccezionali.

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Ultima risposta 15/09/2011 20.53.27
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lordsynclair  @  27/07/2005 22:28:55
   10 / 10
incantevole & magistrale

dr.mabuse  @  27/07/2005 18:17:29
   10 / 10
mi sembra il minimo

benzo24  @  16/05/2005 19:06:32
   10 / 10
  Pagina di 1  

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