il fascino discreto della borghesia regia di Luis Buñuel Italia, Francia 1972
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il fascino discreto della borghesia (1972)

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locandina del film IL FASCINO DISCRETO DELLA BORGHESIA

Titolo Originale: LE CHARME DISCRET DE LA BOURGEOISIE

RegiaLuis Buñuel

InterpretiStéphane Audran, Michel Piccoli, Delphine Seyrig, Milena Vukotic, Bulle Ogier, Jean-Pierre Cassel, Paul Frankeur, Fernando Rey

Durata: h 1.45
NazionalitàItalia, Francia 1972
Generegrottesco
Al cinema nell'Agosto 1972

•  Altri film di Luis Buñuel

Trama del film Il fascino discreto della borghesia

I Thévenot e i Sénéchal continuano a scambiarsi inviti per un pranzo, ma non riescono mai a mangiare...

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Voto Visitatori:   8,52 / 10 (159 voti)8,52Grafico
Voto Recensore:   10,00 / 10  10,00
Miglior film straniero
VINCITORE DI 1 PREMIO OSCAR:
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Voti e commenti su Il fascino discreto della borghesia, 159 opinioni inserite

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zerimor  @  14/08/2024 03:10:55
   8 / 10
In questa pellicola onirica grottesca il buon Luis gioca con lo spettatore raccontando alcune vicende che vede protagonisti diversi gruppi di individui dell'alta borghesia (ma anche no) che vivono di incontri casuali con altre figure. Tra sogno e realtà e la solita genialità che contraddistingue il regista spagnolo, un film super ispirato ma altrettanto "arduo" da seguire.

Filman  @  15/06/2021 17:03:29
   9 / 10
Un sogno borghese, composto e tutto ammodo come la stessa borghesia la quale però è al tempo stesso persa e senza punti di riferimento: il capolavoro del surrealismo LE CHARME DISCRET DE LA BOURGEOISIE mostra l'intrecciato mondo della società alta, quella ufficiale e con dei titoli, raccontandola in maniera frammentata, istintiva, fluida e imprevedibile, descrivendo le cose attraverso soluzioni che senso, all'atto pratico, non hanno. Luis Buñuel inizia a chiudere la sua carriera coronando il suo stile e il suo cinema, lasciato per troppo nel cassetto e tirato fuori nel momento storico più adatto in cui la realtà popolare prendeva sempre più piede e, in Europa, quella borghese si dirigeva verso l'autoisolamento.

Romi  @  22/06/2018 17:11:11
   8 / 10
Film lucido e corrosivo. Geniale graffiante satira contro la classe dominante, la chiesa, l'esercito. La borghesia è vista come una classe corrotta, nevrotica e pasticciona. Ma praticamente insostituibile. Inutile pensare di scalzarla con una rivoluzione". Bunuel si diverte a dissacrare il disimpegno salottiero della buona e sciocca borghesia in una commedia fantasiosa, colma d'ironia e con una trama pazza.
Meraviglioso groviglio di sogni, racconti, fantasie, trovate surrealiste e perfida ironia. Bunuel si prende gioco della borghesia e dei suoi vuoti rituali. Tra le scene più memorabili, i protagonisti che si ritrovano a cenare su un palcoscenico. Geniale la satira anticlericale, con il vescovo che si offre come giardiniere alla coppia borghese (simbolo dell'asservimento della chiesa ai potenti), che lo caccia quando lui si presenta in abiti umili e lo riverisce quando è vestito da vescovo...

Thorondir  @  22/05/2018 23:48:00
   8 / 10
Pellicola di critica sottopelle alle vanità finte della borghesia che discrimina anche in base all'aspetto (splendida la scena del reverendo/giardiniere la prima volta che si presenta), critica al superficialismo con cui viene trattato il tema del cibo, spaccato sull'incomunicabilità umana e mille altri simbolismi e significati su cui si potrebbero scrivere libri. Vero, per me alla lunga pecca di eccessiva staticità sceneggiativa, ma rimane un film sontuoso pregno di significati politici, sociali, culturali, sociologici, antropologici, storici.

kafka62  @  16/05/2018 11:05:09
   8½ / 10
Buñuel è stato uno dei fenomeni artistici più enigmatici e complessi della nostra epoca, tanto è vero che, a più di dieci anni dalla sua morte, la sua filmografia continua a rivelarsi quanto mai ostica per ogni attività esegetica che ambisca a rinchiuderla negli angusti limiti di una critica essenzialmente definitoria. Ciononostante, quella che è probabilmente (e non a torto) la sua opera più famosa, "Il fascino discreto della borghesia", colpisce innanzitutto per l'estrema semplicità (se non addirittura povertà) semantica, per l'elementarità del suo apparato simbolico. Il film è infatti gremito di simboli, ma questi non sono affatto ermetici, criptici, non nascondono cioè un significato occulto e recondito, ma vanno al contrario presi alla lettera, tali e quali come vengono proposti nella nuda evidenza dell'immagine cinematografica. Si prenda ad esempio il tormentone che costituisce il filo conduttore del film, vale a dire la brama di cibo dei protagonisti, continuamente sollecitata anche se destinata (ma questo è un aspetto che vedremo più oltre) a rimanere insoddisfatta. Ebbene, i nostri emblematici rappresentanti dell'alta borghesia vengono fissati dal regista mentre si trovano continuamente alle prese con il rituale del pranzo, il quale non rimanda ad altro che al suo immanente e preciso referente sociale. Anche adesso che, nella nostra società "affluente", nessuno muore più di fame ed il cibo ha perso il suo significato primordiale di alimento finalizzato alla sopravvivenza, essi infatti conserva sempre (anche se non più a livello di bisogno materiale e primario, bensì di bisogno indotto) il suo ruolo di discriminante tra ricchi e poveri. Non a caso, i sei borghesi del film non lavorano mai (e neppure si dedicano ad altre, facilmente intuibili, attività sociali), ma tutta la loro esistenza sembra concentrarsi nei loro pranzi e nelle loro cene. Orbene, nella pura e semplice attribuzione di una simile funzione sociale (pur in assenza di una esplicita dicotomia, in quanto alla classe dominante e "inoperosa" del "Fascino discreto" non si contrappone una vera e propria classe lavoratrice) è contenuta tutta intera la posizione morale del regista.
L'elemento simbolico pervade anche altre sequenze del film. Quando, ad esempio, don Raphael si trova a tu per tu con la terrorista, il rumore di un aeroplano copre inopinatamente le loro parole; e un analogo effetto di sovrapposizione (da parte, ancora, di un aeroplano e, successivamente, di una macchina da scrivere) fa sì che anche le spiegazioni che il ministro fornisce al commissario, e che questi ripete al brigadiere, risultino inascoltabili. Il significato di queste immagini è del tutto trasparente. Esse esprimono infatti l'incomunicabilità tra classi sociali diverse e tra i rappresentanti del potere e i loro subalterni. Questa incomunicabilità non va interpretata, beninteso, nel senso antonioniano del termine, cioè di un'alienazione esistenziale dalle reminiscenze sartriane, e neppure in quello morettiano, di resa impotente della sfera morale e sentimentale al cospetto della realtà dei rapporti umani: al contrario, si tratta di una mera incapacità di parlare, di trasmettere un concetto, un messaggio, un'opinione qualsivoglia. La sequenza dei personaggi che camminano lungo una dritta e interminabile strada di campagna è un ennesimo esempio di questo uso del simbolismo. Non c'è qui nessuna metafora rappresentante qualcosa di diverso dal dato letterale: ciò che conta è solo l'immagine, nuda e cruda (sebbene depurata di ogni effettivo aggancio con la realtà narrativa), della borghesia che si muove senza scopo né meta. Mangiare, parlare, muoversi, per Buñuel, non significano quindi nulla di diverso da quello che è insito nella loro accezione lessicale, non rimandano a una realtà "altra" traducibile esclusivamente per mezzo di una decifrazione o di un collegamento extra-testuale, ma – lo ripeto ancora una volta – vanno presi alla lettera.
Questo atteggiamento implica, da parte di Buñuel, una precisa scelta di fondo, che è quella del realismo e della verosimiglianza. Mentre, ad esempio, ne "Il fantasma della libertà", il regista usa principalmente l'arma del paradosso e del rovesciamento assurdo (vedi il pranzo dei commensali sui gabinetti anziché su delle normali sedie, oppure le fotografie di opere d'arte e di monumenti famosi giudicate alla stregua di materiale pornografico, ecc.), ne "Il fascino discreto della borghesia" tutto è come appare, senza clamorose forzature della logica. Ogni cosa (o quasi) è spiegabile per mezzo di un assetto narrativo che rispetta e non sovverte i principi logico-razionali. Buñuel non rinuncia naturalmente (anche se ciò può sembrare una contraddizione) ad essere un surrealista. All'interno di questa costruzione perfettamente plausibile e verosimile egli introduce infatti una serie di elementi dissonanti, siano essi il vescovo-giardiniere (ma in fondo, se ci sono i preti operai, perché non possono esistere anche i vescovi giardinieri?) o l'età di Ines (incredibile da un punto di vista puramente realistico, ma del tutto legittima se si considera il carattere eminentemente teatrale che connota i rituali agapici dei personaggi) oppure il vezzo di lasciare nel vago un discorso o di non concludere un'azione (il sogno del treno che il sergente non fa in tempo a raccontare è un po' come la scatoletta del cinese in "Bella di giorno"). Messo di fronte all'esigenza di conciliare le opposte istanze del realismo e del surrealismo, Buñuel riesce in questa tutt'altro che facile impresa grazie al ricorso al meccanismo mediatore (e medianico) del sogno.
I sogni sono, come sappiamo, caratterizzati dalla commistione di elementi logici e di elementi arbitrari. A differenza della fantasia, il sogno prende sempre spunto da dati reali, anche se poi sottopone tali dati a una serie di forzature logiche e spazio-temporali (dovute vuoi all'abolizione del concetto relativo di durata, vuoi alla sovrapposizione di immagini appartenenti a contesti diversi oppure di impressioni formate in luoghi e momenti non coincidenti). Proprio in virtù del fatto di usare ambienti, personaggi e situazioni realistiche e quotidiane, nel cinema il sogno può coesistere benissimo accanto alla realtà, anzi è spesso un modo per dare alla realtà uno spessore e una significazione non altrimenti realizzabili (un film-limite in questo senso è lo scorsesiano "Fuori orario"). Da buon surrealista, Buñuel adatta all'attività onirica sia la tecnica che la struttura narrativa del film. Da una parte, infatti, "Il fascino discreto" è caratterizzato da una certa superficialità e piattezza dell'immagine filmica, da un'osservazione distaccata e "fotografica" del reale, che, lungi dall'essere un limite della pellicola, rimanda alla bidimensionalità e alla concreta astrattezza tipiche dei sogni, ed ha un valore analogo a quello di certi esperimenti iperrealisti degli anni settanta che tendevano a dare della realtà una visione tanto più critica quanto meno comportavano una elaborazione personale e soggettiva di essa. Dall'altra parte, per contro, l'intreccio è caratterizzato da una meccanicità che ricorda l'automatismo insito nell'esperienza onirica. Questa meccanicità è percepibile soprattutto nei passaggi da una scena all'altra, i quali elidono ex abruptu la dimensione temporale (gli intervalli tra un pranzo e l'altro, anche se possono essere astrattamente quantificati in termini di giorni o settimane - frasi come: "Siete liberi sabato prossimo?" e "Allora vi aspetto venerdì prossimo" sono frequenti nel film -, sono in realtà dei buchi neri senza alcuna consistenza autonoma, che il regista salta completamente senza porsi alcun problema di cronologicità) oppure propongono un repentino avvicendarsi dei personaggi sulla scena (ad esempio, gli ospiti dei Sénéchal vanno via proprio mentre entra nella villa il vescovo; i coniugi Thévenot lasciano don Raphael e subito arriva la terrorista; quest'ultima si allontana e due sgherri dell'ambasciatore -–di cui non sospettavamo minimamente l'esistenza – la sequestrano).
L'onirismo de "Il fascino discreto della borghesia" non è del resto riscontrabile solo in una particolare impronta stilistica dell'opera. Gli episodi onirici fanno spesso, infatti, direttamente capolino nella messinscena. Può essere utile a questo proposito analizzare la struttura narrativa del film. Nella prima parte (quella che si conclude con la bizzarra assunzione del vescovo da parte dei coniugi Sénéchal) non c'è nessun sogno ed il realismo di fondo è incrinato soltanto da alcune di quelle dissonanze di cui dicevo più sopra (l'equivoco sul giorno dell'appuntamento, la salma vegliata al ristorante, ecc.). Nella seconda parte (fino all'invito a cena del colonnello, per intenderci), l'impianto naturalistico della storia è ugualmente rispettato, anche se il numero e l'entità delle discrepanze logiche sono in crescendo (l'elegante locale in cui si sono sedute le tre donne non serve più né tè, né caffè e né latte, la casa dei Sénéchal è letteralmente invasa da un battaglione di cavalleria, e così via); la vera novità è peraltro rappresentata dalla incongrua presenza di due sogni raccontati da altrettanti personaggi secondari (incongrua, perché non hanno la ben che minima giustificazione diegetica). Nell'ultima parte, infine, tutto improvvisamente si confonde, non si capisce più quello che è realtà e quello che invece è sogno: i due piani si sovrappongono, si elidono, si contraddicono, o al contrario trovano inattesi elementi di rispondenza (nel sogno il brigadiere libera i prigionieri dalla loro cella, e nella realtà accade proprio la stessa cosa). C'è persino, a complicare le cose, un sogno nel sogno (Simone: "Cosa ti succede?"; François: "Sognavo che io… sognavo prima che Sénéchal sognava che ci trovavamo in un teatro… poi che noi eravamo invitati dal colonnello… e che questi litigava con Raphael"), che genera un disorientante effetto-scatole cinesi e contemporaneamente instaura a livello semantico un contesto di sublime ambiguità. C'è insomma una graduale, calibratissima, irresistibile progressione che fa via via cadere, senza peraltro calcare troppo il tasto dell'assurdo, tutti i principali addentellati razionali, e alla fine non si sa più cosa è vero e cosa è falso. In questa situazione, diventa persino legittimo porsi la domanda se l'intero film non sia addirittura, fin dalle primissime scene, un solo ed unico sogno, imbastito con sadica perfidia dal diabolico Buñuel. La stessa cosa accadeva in fondo con "Bella di giorno", laddove non era possibile discernere con sicurezza tra la realtà e le fantasie erotiche di Séverine. Del resto, va ricordato che per Buñuel, che ha sempre considerato il cinema come "lo strumento migliore per esprimere il mondo dei sogni" ("Il meccanismo creatore delle immagini cinematografiche è, a causa del suo funzionamento, quello che, fra tutti i mezzi di espressione umana, richiama meglio il lavoro dello spirito durante il sonno. Brunius fa osservare che il buio che invade a poco a poco la sala equivale all'azione di chiudere gli occhi. E' allora che comincia sullo schermo e al fondo dell'uomo l'incursione notturna dell'inconscio"), è vero anche il contrario: mettere in scena i sogni è tutto sommato il modo migliore per fare del cinema.
I sogni de "Il fascino discreto della borghesia" sono soprattutto degli incubi. Se si fa eccezione per i due sogni raccontati (il primo una sorta di variazione dell'Amleto con forti connotazioni edipiche, il secondo una cupa e commovente esplorazione del mondo dei morti), i quali non sono altro che delle digressioni immotivate sotto un profilo meramente testuale, gli altri sogni scavano tutti nelle paure e nelle ossessioni della borghesia. C'è anzitutto, paradossale e irrefrenabile, la paura di non riuscire a soddisfare il proprio inesauribile desiderio di sesso e di cibo. Ciò provoca nei personaggi una inesausta coazione a ripetere, destinata però a venire beffardamente vanificata dai bizzarri accadimenti del film. I sei protagonisti infatti non riusciranno mai a portare a termine un solo pasto, e questo per i motivi più stravaganti (un malinteso, una veglia funebre al ristorante, l'irruzione della polizia, ecc.). Questa metaforica inattuabilità di un atto così comune trova degli illustri precedenti in altri film dello stesso regista, come "L'age d'or" (in cui Lysa Lys e Gaston Modot non riescono a realizzare l'amplesso così ardentemente bramato) e, soprattutto, "L'angelo sterminatore" (dove gli invitati non possono lasciare, come se qualcosa di misterioso li bloccasse, il salone in cui si trovano), confermandosi quindi sia come vera e propria costante stilistica sia come strumento privilegiato per esprimere entropicamente le contraddizioni interne di una classe sociale. In secondo luogo, affiora nel corso del film il sotterraneo terrore dei personaggi di essere chiamati a recitare la propria vita di fronte agli altri (che è anche paura di uscire allo scoperto, di essere scalzati dalla propria nicchia di privilegiati, di vedere smascherata la natura rituale, conformistica e in fin dei conti teatrale della propria esistenza). I borghesi del film, invitati in casa del colonnello, si trovano inaspettatamente su un palcoscenico, davanti a un pubblico impaziente e severo, e, incapaci di sostenere, di rappresentare la loro parte, sono costretti a scappar via a testa bassa. Per concludere, non va sottaciuta la paura più ovvia e prevedibile, quella di perdere il proprio potere e le proprie prerogative sociali, che si manifesta traumaticamente nelle due sequenze della retata della polizia e dell'irruzione della banda del "marsigliese", vere e proprie incursioni nell'inconscio dei protagonisti dei loro vanamente rimossi complessi di colpa.
In questo diffuso onirismo, che costituisce la caratteristica stilistica predominante del film, si innesta la satira anti-borghese di Buñuel. Essa non si avvale quasi mai dei soliti meccanismi utilizzati al cinema per épater les bourgeois: la denuncia diretta e militante alla Godard o alla Costa-Gavras, la smitizzazione comico-farsesca alla Marx Brothers, l'allegoria alla Polanski, per fare solo alcuni esempi. Ciò non significa che Buñuel non ricorra per alcune sequenze ai topoi cinematografici più abusati. Basti pensare, ad esempio, all'imbarazzante scena in cui Simone viene scoperta dal consorte nella camera da letto di don Raphael, scena che sa tanto di vaudeville stile "cielo, mio marito!", ma che conferma invece una volta di più la estrema libertà narrativa del regista, soprattutto in quell'improvvisa, surrealissima, proposta di Raphael di mostrare i "surcidi" a Simone, che lascia inebetito ed esterrefatto Thévenot. Per il resto, però, Buñuel utilizza, come si è già detto, la trasparente monodimensionalità e lo schematismo (vedi per esempio i riferimenti alla droga) di un simbolismo senza doppi sensi: così, il prete uccide a fucilate il moribondo, ma non senza prima averlo assolto dai suoi peccati (e con la stessa naturalezza con cui ne "L'age d'or" il guardiacaccia sparava a sua figlia); il politico intima di liberare i prigionieri con motivazioni che non udiamo, ma che ci sembra di conoscere benissimo; i borghesi non riescono a trattenere la loro voracità, al punto che don Raphael viene scoperto dai banditi perché non sa resistere a un'ultima fetta di arrosto.
Sulla forza e sull'efficacia di questa satira si potrebbe disquisire a lungo. Da una parte, è indubbio che Buñuel voglia proporsi come il fustigatore della cattiva coscienza della borghesia e dei pilastri istituzionali su cui si regge il suo potere: la Chiesa, l'Esercito, i Politici, la Polizia, tutti accomunati da un unico obiettivo, vale a dire il mantenimento dello status quo (e non inganni il fatto che al loro interno, ad esempio tra il Vescovo e il Colonnello, tra il Colonnello e l'Ambasciatore o tra la Polizia e la Borghesia, possano sorgere dei temporanei conflitti di interesse: alla fine, infatti, nulla cambia e tutti si ritrovano a ricoprire reazionariamente i ruoli di partenza). Dall'altra parte, però, sia nell'utilizzo del filtro del sogno (che opera una sorta di distanziazione critica del fenomeno osservato) sia nella scelta di rappresentare la borghesia nel suo aspetto più gradevole e rispettabile, la polemica anti-borghese prende una strada diversa dall'iconoclastia dei film precedenti. In fondo questi borghesi non sono affatto detestabili e malvagi, ma al contrario si comportano come persone amabili, eleganti e raffinate, cultrici del bon ton e capaci persino di pensieri profondi o di atteggiamenti liberali ("Io non sono reazionario" afferma don Raphael, e ancora: "Io sarei anche socialista, se i socialisti credessero in Dio"). Il problema diventa allora quello del modo in cui fare comunque emergere la vacuità e l'anacronistica inconsistenza storica degli odiati nemici di classe, l'ipocrisia dei loro atteggiamenti, il senso di arrogante superiorità da sempre palesato nei confronti dei ceti subalterni. Per far questo, Buñuel ripone la sciabola dell'invettiva virulenta e sovversiva e sceglie di usare al suo posto il fioretto di un'ironia arguta e pungente. Non c'è cattiveria ne "Il fascino discreto della borghesia" (neppure in scene come quella in cui Thévenot dimostra per scommessa agli amici l'inferiorità e la rozzezza di maniere dell'autista di don Raphael), e l'unica speranza di vedere rovesciato il granitico sistema sociale è forse affidata soltanto a un'ipotetica autoestinzione della borghesia, dovuta all'esaurimento di ogni sua reale funzione e ragione d'essere. In ogni caso la soluzione non è più la violenza e la lotta di classe (i rivoluzionari di Miranda sono descritti non a caso come una frangia di persone velleitarie e inconcludenti). "La violenza – sostiene Buñuel – non serve più a niente… Oggi, le armi non servono più a niente… Attaccare la violenza con la violenza è assurdo". A settantadue anni Buñuel ha assunto un atteggiamento più distaccato, riflessivo, disilluso, eppure "Il fascino discreto della borghesia" è, col suo manicheismo apparentemente innocuo, con la sua assenza di intellettualismi e mascherature (a parte quella, necessaria, con la quale ha celato il suo Paese natio sotto le spoglie della fantomatica repubblica sudamericana di Miranda), la migliore requisitoria fatta sulla borghesia da molti anni a questa parte, divertente, intelligente, caustica, beffarda ed elegante. Buñuel è forse l'ultimo genio sopravvissuto a un'epoca di lotte, di dissensi e di censure, che ha continuato testardamente a scuotere l'ottimismo del mondo borghese, senza la bava alla bocca, senza più bisogno di tagliare gli occhi a rasoiate, senza confinarsi in un cinema elitario o scopertamente politico e, soprattutto, senza rinunciare al gusto di una provocazione che non ha bisogno della volgarità o della spettacolarizzazione ad ogni costo del reale per colpire nel segno i suoi bersagli.

DarkRareMirko  @  26/04/2018 22:32:37
   7 / 10
Molta lentezza e staticità, poco ritmo, in un film che imho vale più per ciò che vuol comunicare piuttosto che per meriti squisitamente filmici.

Incredibile l'Oscar poi, per vari motivi (il sistema premia chi lo critica? Boh.).

Bunuel ha fatto di meglio ma alcuni momenti semihorror e la bravura degli attori comunque si lascian apprezzare.

antifan  @  03/01/2017 17:40:37
   8 / 10
Una piacevole sorpresa! Mi aspettavo un film sui sogni/ incubi molto intenso alla David Lynch e invece mi trovo davanti un film molto divertente ma anche intelligente e dissacrante al punto giusto senza mai però cadere nell'eccesso, ma anzi trattenendosi, mostrando il necessario per coinvolgere e stupire il pubblico.
E non lo fa limitandosi a una critica sociale (che per quanto giusta può scocciare onestamente...) ma, stupisce perchè riesce a essere più efficace dall'angolo più creativo: quello registico. E' davvero magistrale il susseguirsi di sogni, visioni e atmosfere che rendono la pellicola non angosciante, ma imprevedibile(e buffa) nel suo svolgimento. Ho detto svolgimento, allora come è la storia?Beh non c'è. Infatti , ci si rende conto che non c'è una "reale " storia da raccontare, ma semmai una volontà di mostrare ,con il registro più irriverente, la società borghese. Ma a pensarci non è poi cosi importante "la storia" perché sono il malinteso e 'imprevidibilità i motori che fanno funzionare e andare il film.
Opera brillantemente scritta, magistralmente diretta e con un cast azzeccato perfetto ( gli attori sono tutti in parte!) per rappresentare i diversi archetipi della società: I politici corrotti, il governo, le forze dell'ordine impotenti quanto sporche di sangue, il clero, la classica gioventù ribelle e borghese, terroristi rivoluzionari… ma nessuno di essi prende il sopravento sull'altro, Bunuel non perde il controllo sui personaggi anzi direi che Bunuel non fa affatto un film sui personaggi, sulle loro vicende, in effetti qui non ci sono grandi ruoli intensi o particolarmente brillanti, no. Non è un film che fa il suo discorso attraverso "gli attori" ma li sfrutta, un po come Hitchcok, anche Bunuel è un autore dallo stile cosi forte che sfrutta i mezzi a sua disposizione: fotografia, sceneggiatura, attori... per fare un discorso più ampio. Un cinema di autore puro in sostanza, ma forse è per questo che sebbene l'abbia apprezzato non riesca a dare un giudizio più alto ma queste sono in fondo opinioni personali….

Goldust  @  10/06/2016 12:02:14
   7½ / 10
Dissacratorio e anarchico, in bilico perenne tra sogno e realtà, è forse il fim - manifesto di Bunel in cui i pilastri anti-borghesi ed anti-clericali del suo cinema sono meglio rappresentati. Geniale il balletto grottesco della cena che "non s'ha da fare", divertito e divertente il cast in campo ( nella parte secondaria di una cameriera la Vukotic si spaccia per una pluri-cinquantenne), eppure verso il finale il gioco di rimandi onirici e situazioni reali si fa un pò meccanico, mostrando purtroppo la corda.

marcogiannelli  @  28/01/2015 11:04:48
   6 / 10
ok, rappresenta la borghesia, ok prende in giro, ok tutto, va benissimo, ma non mi ha preso per nulla, che ci posso fare, il mio è un 6 regalato perché probabilmente il fatto che non mi sia piaciuto è un mio limite

Invia una mail all'autore del commento diderot  @  31/12/2014 12:40:11
   6 / 10
Un film senza dubbio curioso sin dalle prime scene, ironico e frizzante. Si segue con facilità e non annoia mai. Purtroppo il genere non mi entusiasma particolarmente e quindi faccio fatica a dare un voto più alto, dunque consigliato solo per gli amanti del genere.

GianniArshavin  @  29/07/2014 18:46:25
   8 / 10
Un Bunuel al massimo della forma andò a conquistarsi l'Oscar con "Il fascino discreto della borghesia", una delle sue opere migliori e più rappresentative del suo cinema.
In questa pellicola abbiamo tutto Bunuel , dalle metafore alla satira , dai sogni al surrealismo. Il regista ritrae a modo suo vizi e difetti della borghesia , andando ad indagare , a questo giro con fare ironico , dietro la facciata di buone maniere ed eloquio forbito che contraddistingue la suddetta classe sociale.
In questa commedia surreale trovano il giusto spazio i sogni , marchio di fabbrica del cineasta , che non sono mai messi li a caso ma anzi ognuno di essi svolge una precisa funzione metaforica.
L'opera alterna sapientemente momenti dissacranti ad altri allegorici , andando a comporre un campionario di situazioni davvero diversificato,complesso e graffiante.
Un film quindi potente , divertente e intelligente da riscoprire.

Horrorfan1  @  12/02/2014 07:47:33
   5 / 10
Condivido il voto e il commento di Ferro 84 qui sotto.
Do mezzo punto in più rispetto a quanto ho dato a "Bella di giorno", perché, tutto sommato, qualche idea divertente (che non avevo trovato nell'altro film) qui c'è: pensiamo per esempio...

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Comunque si tratta di un genere che non gradisco, e la continua e insistente alternanza di sogni e realtà (e non si sa neanche se siano i sogni ad essere più demenziali della realtà o viceversa) mi ha stancato e mi ha creato fastidio (almeno in Lynch, altro regista "sognatore", il sogno è uno spesso uno solo, e occupa quasi tutto il film!).
E alla fine, uno può anche chiedersi, il giorno dopo: ok, è capitata questa cosa... ma era la realtà o uno dei tanti sogni?

Inoltre questi sono film che a mio avviso andrebbero visti nell'epoca in cui sono stati girati per essere apprezzati a pieno: i problemi della società attuale sono in parte gli stessi di allora, ma in parte ben più complessi e anche peggiori se vogliamo! Oggi nessuno si stupirebbe più nel vedere o sapere che uomini ricchi e potenti, perbene nella facciata, maneggiano sacchetti di polvere bianca...

Milena Vukotic, nel ruolo della cameriera Ines, del tutto identica al ruolo che ricoprirà in seguito come moglie del ragionier Fantozzi, e la critica alla Chiesa, oltre che alla borghesia, mi ha ricordato, come in un flashback, il finale di un altro film parecchio allucinato e "strampalato" (e ben più di questo): l'Età dell'Oro.

farfy  @  31/08/2013 14:06:19
   8½ / 10
Amo Bunel! così surreale e per questo così reale. La descrizione del rango borghese è perfetto e si avvicina ancora a quello odierno. I personaggi, divisi tra mondo reale e onirico, fanno trapelare misteriosamente la loro personalità.
Talvolta sfiora l'horror, quello sacrale.

7219415  @  15/08/2013 11:59:56
   7 / 10
Molto grottesco

JOKER1926  @  11/02/2013 17:30:58
   6½ / 10
E' il 1972 quando la regia di Luis Buñuel deride a testa bassa l'apparato, il sistema sociale, quello dei "potenti", ecco "Il fascino discreto della borghesia".
La prerogativa del film si installa nel ventre di una critica, baldanzosa e simbolica, del mondo dei nuovi "aristocratici" , che secondo il regista, addensano dentro la propria persona tantissimi difetti: paranoia, ipocrisia e corruzioni.
L'analisi, nell'ora e mezzo di proiezione, evidenzia a meglio il pensiero di Buñuel; la critica, però, è quanto mai disinvolta, e quindi poco aggressiva e fanatica. Scaturisce da tutto ciò un prodotto simpatico ed elegante ove, parliamoci chiaro, si registra un appiattimento oggettivo della storia a favore di una strampalata e divertita sceneggiatura.
Il filo narrativo in effetti è "minimal", la sceneggiatura, invece, gode di corpose trovate di Buñuel di ottima fattura.
Per vari critici il prodotto potrebbe deludere per via della sua beata inconcludenza, ma nonostante tutto, il disegno sembra esser portato avanti con disinvoltura e bravura; inoltre curiosi i sogni che donano al film un po' di imprevedibilità e di (sana) confusione.

JOKER1926

Gruppo COLLABORATORI SENIOR ferro84  @  30/01/2013 00:44:39
   5 / 10
Per quanto negli anni mi sia beato in un certo cinema che faceva della cripticità il suo punto di forza ammetto candidamente di non aver compreso questo Bunuel (mio limite).
I rimandi letti nelle varie recensioni mi sembrano eccessivamente studiati, un film da scomporre, analizzando il tutto all'interno di un rapporto tra desideri onirici e situazioni reali.

Inoltre mi ha deluso anche nel suo significato metaforico.I vizi di questa borghesia non possono essere ricondotti esclusivamente nell'ambito dell'estrazione sociale ma fanno parte della generica indole umana e questo porta il film lontano dal suo obiettivo.

vieste84  @  27/12/2012 22:44:01
   7 / 10
Fellini diceva che Bunuel era il migliore di tutti e che se avesse fatto solo questo film, sarebbe entrato ugualmente nell'olimpo dei migliori registi. Fellini per me è un artista da decifrare e se a lui piace questo film, ci può stare che non riesco a capirci qualcosa perchè più o meno viaggiano entrambi su una lugnhezza d'onda fuori dalla mia portata. Non sono riuscito a gustarlo, capire appieno tutte le critiche del genio di Bunuel e tutti i simbolismi e sfaccettature varie da lui adottate. Dico solo, che nonostante la mia ignoranza l'ho visto tutto, ho apprezzato le apparizioni delle istituzioni più importanti, mi sono fatto 2 risate, ho giudicato Bunuel un coraggioso e uno con le palle, ma non riesco a dire che ho visto un capolavoro tipo Viridiana, Bella di Giorno o quell'oscuro oggetto del desiderio(non perche questi film siano superiori, ma solo perchè sono riuscito a capirli). Che rabbia non poterlo apprezzare come voi!!!

TheShadow91  @  11/12/2012 15:54:45
   6 / 10
Un discorso che ho già sostenuto più volte: c'è troppo "snobbismo" nei confronti dei film pieni di metafore e significati nascosti.Allora...il film parte BENISSIMO!!Si mostra per quello che avrebbe dovuto mostrarsi fino alla fine fine: una sottile ma tagliente satira del mondo aristocratico: la scena iniziale, quella del ristorante "deserto" e quella successiva del "rapsus erotico" sono scene splendide e riuscite.Ecco che poi il film decade e decade e decade...si trasforma in un'accozzaglia di situazioni assurde e senza un minimo di filo logico e il fatto di essere tutti dei sogni ammassati fra loro non aiuta di certo.Interpretazioni filosofiche?Benissimo..annoiamo pure lo spettatore con la scusa del "Voi dovete cogliere,l'arte,la filosofia che c'è dietro queste opere"..perchè a parer UN MINIMO DI FILO LOGICO ci vuole per suscitare nello spettatore l'interesse giusto a ragionarci sopra,come per esempio successo ne "Il Settimo Sigillo"..li tutto era sorretto da una splendida cornice storica e 2 figure carismatiche che avevano un intreccio fra loro.Do la sufficienza perchè un'ombra della perfetta partenza satirica permane comunque in alcune scene del film,ma a parer mio bisognerebbe vedere con un occhio più obiettivo questi mattoni "pseudo-filosofici"

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento Zazzauser  @  03/12/2012 01:51:34
   8 / 10
E' difficile sviscerare le intenzioni precise di Bunuel e i significati profondi di una pellicola surreale - e molto complessa - come "Il fascino discreto della borghesia". D'altronde al mondo dei sogni e dell'inconscio - di cui si fanno portavoce - si è sempre cercato di guardare con un raziocinio e una logica che fanno necessariamente a botte con il caos da cui sono dominati. Quello che fa il regista spagnolo - portando avanti l'opera di grandi pensatori come Freud e Dalì - è tentare però di scandagliare la psiche umana con l'intenzione di trovare le radici nascoste di determinate dinamiche sociali ed esistenziali.
Quella che colpisce il manipolo di personaggi protagonista di questa "commedia degli atti mancati" (com'è stata più volte definita) è tutta una serie di autoinganni - impossibile non pensare a Svevo - creati ad arte per non dover affrontare quel fatidico momento del pranzo, oggetto di un rimandare continuo. E' un autoinganno che poi si traduce nei sogni, espressioni nel desiderio, nell'ottica bunueliana di stabilire un confronto proprio fra la realtà e le pulsioni recondite che si manifestano a livello onirico. Che sia realtà o sogno, perchè l'inconscio del borghese - e al livello successivo quello dell'intera classe sociale - "evita" la situazione?
Perchè è una borghesia in decadimento e priva di direzione, che cammina su strade senza meta visibile e che soprattutto sente sempre più di recitare uno spettacolo al cui "coronamento" (il convitto, "scena clou", situazione sociale per eccellenza che assurge a simbolo del loro status) non si sente affatto pronta ("Oddio, cosa devo fare ora? Non conosco la parte!").
C'è quindi una perdita dell'identità di classe. Ma essendo profondamente radicata, essa si manifesta solo quando soggiace all'istinto "animale" del sesso (la scena dei due padroni di casa) e per l'appunto a livello inconscio - l'ultimo sogno/risveglio a tal proposito è emblematico: il desiderio di (auto)distruzione di Don Rafael per liberarsi dalle contingenze esclusivamente sociali della cena e addentare, senza futili buone maniere, una semplice fetta di arrosto sul tavolaccio di un'umile cucina.
Ma a livello conscio il borghese continua ad indossare quelle maschere, e non se ne vuole liberare. Ed ecco quindi che entra in campo l'aspetto critico del film, in virtù del quale vengono sardonicamente dileggiate le ridicole convenzioni, le falsità e la vacuità di una borghesia la cui essenza pratica si è ridotta alle sole parole (vd. locandina): l'importanza dell'abito come identificatore (il vescovo sbattuto fuori se privo dei paramenti sacri), le inutili formalità, le discussioni iperdettagliate sui cocktail, il moralismo sulla marijuana (pur sapendo di essere contrabbandieri e consumatori di cocaina).
Questo e mille altri spunti di riflessione si affacciano alla mente (i sogni dei militari, la leggenda del brigadiere insanguinato, la tragica vicenda del vescovo), in una rete di significati e simbolismi dalle molteplici interpretazioni.
Luis Bunuel, oltre a giocare con i propri personaggi come un burattinaio con i suoi pupi, si prende amabilmente gioco di noi tutti: ci impedisce non solo di comprendere, ma di essere al corrente delle motivazioni di ogni gesto o azione, sovrastando le parole con fortissimi suoni di sottofondo. Ma soprattutto disvela al proprio pubblico ideale (borghese) i suoi stessi incubi e paure represse. Quello che si rivela sullo schermo è proprio la grottesca commedia vissuta da chi guarda (innegabile l'impostazione teatrale della maggior parte delle scene), e lo spettatore, stupido, ride delle disgrazie dei personaggi senza accorgersi che è il regista a ridere di loro.

prof.donhoffman  @  29/11/2012 12:22:50
   9 / 10
La prima volta che lo vidi non feci salti mortali.
Ma è un film che si ricorda e che a modo suo diverte.

manuakacoach  @  11/10/2012 11:46:16
   9½ / 10
Il film che, secondo me, rappresenta il manifesto del cinema bunueliano. E' caratterizzato da un ironia molto raffinata e non sempre facile da cogliere ma non risulta affatto noioso; nonostante la trama si possa ridurre ad una singola frase. Ah si dimenticavo...il titolo è veramente geniale!

lupin 3  @  09/09/2012 02:50:36
   7 / 10
Secondo me più bello dell'angelo sterminatore.
Di Luis Buñuel il mio preferito tra quelli visti resta Un chien andalou.

sweetyy  @  09/09/2012 02:21:39
   6 / 10
Diretto da Luis Buñuel, questo film racconta di un gruppo di amici dell'alta classe sociale parigina che spesso si incontra per pranzare insieme...pranzi che verranno continuamente interrotti per cause particolari.
Sorprendente e interessante la prima parte del film, con trovate originali (bella la scena dell'apertura del sipario con tanto di tavolo da pranzo sul palco).
Peccato che a lungo andare il film diventi per certi versi un pò scontato e ripetitivo.

Looklike  @  02/08/2012 00:51:20
   7½ / 10
Non è certo facile trarne una solida e plausibile interpretazione, e obbiettivamente possiamo ridurre il film a una banalissima critica alle ridicole convenzioni e ipocrisie della classe alto-borghese. Il che lo avrebbe reso un film indubbiamente ben fatto, ma un po' troppo usuale. Cos'è quindi che fa del "Fascino discreto" un film valido? Le situazioni, il punto cardine del film, narrate con spirito e sagacia, sempre in bilico tra commedia surreale, dramma psicologico, film gangster, polizesco... anche se in piccole dosi è possibile riscontrare alcuni spunti dai generi appena menzionati. I dialoghi poi, perfettamente calzanti al pensiero perbenista borghese. Diciamo quindi un soggetto discutibile, sviluppato egregiamente da un ottima sceneggiatura, posta sui diversi piani su cui poggiano i vari personaggi, dal prete giardiniere al soldato sognatore.

Scena clou: L'attentato fallito al Ambasciatore Fernando Rey, spassoso, brillante, indimenticabile.

momo  @  12/07/2012 09:43:00
   7 / 10
Importante storicamente, mantiene il suo fascino grazie alle situazioni che riesce a creare. Chi cerca dei significati penso non abbia capito il surrealismo, si può definirla una critica alla borghesia ( e con questo entrare nella regione dei film intoccabili) ma a mio avviso una critica si fonda su degli elementi concreti, su dei fatti, per i quali molte volte si può perdonare la lentezza qui invece siamo di fronte ad una parodia, una satira purtroppo non sempre divertente ne illuminante ma che impressiona per i modi grotteschi e surreali.

Invia una mail all'autore del commento Totius  @  29/12/2011 01:12:16
   7½ / 10
E' il mio primo film di Buñuel e ho chiaramente visto la genialità surreale del regista. Una critica sarcastica e mai cattiva alla patetica vita della borghesia. Un film con scene e situazioni assurde che devono rimanere tali, e sogni che si mescolano alla realtà! Tema onirico oggi inflazionatissimo ma leggendo il film nel suo tempo è davvero di grande impatto. La metafora del pranzo poi è geniale: la classe borghese che sopravvive a se stessa... che pranza ma non riesce mai a saziarsi. Approfondirò senz'altro Buñuel... anzi accetto consigli !!!!

Oskarsson88  @  08/11/2011 11:30:28
   8 / 10
Film che mescola sogno e realtà in continue situazioni paradossali e grottesche. Gestito bene con toni sofisticati e leggeri rende bene la critica alla vuota classe borghese. Coraggioso...

Invia una mail all'autore del commento camifilm  @  03/07/2011 19:35:32
   7 / 10
Difficile da vedere senza riflettere su cosa si sta vedendo e come viene proposto.
Il commento precedente ha detto bene: una trama disarticolata, a pesare il senso del racconto, una serie di vicende di alcuni personaggi della borghesia francese (ma riferito alla borghesia in genere) che si ritrova a parlare del nulla in inutili cene dove chi interviene ha solo il desiderio di appartenere ad una classe sociale, resa qui inutile ai fini della società stessa.
Ci sono episodi divertenti qui e la nel film, ma in genere è tutto il film un affresco grottesco.

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Edgar Allan Poe  @  01/07/2011 21:06:46
   9½ / 10
Questo film è bruttissimo. La trama, in particolare, non avevo mai visto una trama così patetica e idiota. Due famiglie borghesi che continuano a scambiarsi inviti a cena. Perchè ho dato questo voto vertiginoso, allora? Solo a "Stalker" ho dato 10, poi pure un 9 1/2 a "Psyco" che però ho corretto in 9... perchè dunque dare a "Il fascino discreto della borghesia" un 9 1/2? Perchè mi è piaciuto tantissimo... avevo detto che era brutto, ma è proprio perchè è brutto che mi è piaciuto. Mi spiegherò meglio: è una critica alla borghesia, questo capolavoro di Buñuel. Rappresenta la classe borghese con tutte le marionette che le stanno attorno in maniera che, più che ironica, definirei sarcastica. E come si rappresenta (in maniera sarcastica) una classe patetica come la borghesia? Con una trama patetica! Questa trama (anzi, "trama"), in realtà, non è che una scusa, una scappatoia, o l'uso "personalizzato" del MacGuffin (per usare una terminologia cara ad Hitchcock) da parte del regista. E non solo. In Hitchcock il MacGuffin era inutile, qui funge da ulteriore critica alla borghesia...
Comunque, per mezzo di questa "trama", il regista inserisce ulteriori critiche usando scene apparentemente sconnesse e senza un filo logico, sempre alla classe borghese, e anche al clero (il Vescovo è forse il personaggio più falso di tutto il film, e per essere il più falso di questo film, ce ne vuole...), o alle Forze dell'ordine (in particolare l'episodio del Brigadiere insanguinato), e a tutti gli altri "giullari" che circondano i protagonisti del film.
E' stato il primo film di questo regista spagnolo che ho avuto il piacere di vedere, e probabilmente sarà il mio preferito. E l'unico film grottesco che mi abbia mai fatto ridere. Della sceneggiatura ho già parlato in qualche modo, per quanto riguarda la regia, beh, il nome di Buñuel parla da solo...
Non aggiungo nient'altro, il film parla da sè...

tritech  @  27/04/2011 23:52:19
   1 / 10
Film insulso.
Semplicemente, incontestabilmente, assolutamente insulso.

Senza nè capo nè coda, noioso, senza trama, recitato da cani e montato peggio.
Assenza pressochè totale di una colonna sonora, buchi impressionanti nella scenografia e, ciliegina sulla torta, regia di una banalità fuori dal comune.

Questo sarebbe un "capolavoro" ?
Ma per favore...

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Ultima risposta 31/05/2012 16.47.33
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Lory_noir  @  08/12/2010 23:35:21
   5½ / 10
Non è che non abbia capito lo scopo del film, o che non lo apprezzi, anzi. Solo che non sempre la causa rende piacevole la visione. Mi sono sentito come ad una conferenza noiosissima anche se dalle più ammirabili intenzioni.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  24/11/2010 12:51:27
   10 / 10
Il semplice atto (una cena) che non giunge mai a compimento per disguidi ed equivoci vari, una trama che gira intorno ad esso senza veramente andare avanti se non verso il simbolico nulla finale. Spietato come L'angelo sterminatore, altro capolavoro di Bunuel, satira di alto livello.

Mothbat  @  16/11/2010 19:21:58
   8 / 10
Ritratto di alta borghesia capitalista con il costante desiderio di sfogare gli istinti più primordiali invece che continuare a mutilarli. Satira surreale estremamente raffinata.

Gruppo COLLABORATORI atticus  @  16/10/2010 00:42:25
   8½ / 10
In fondo, l'essenza del film sta tutta nell'indimenticabile sequenza della cena sul palco di un teatro. Uno dei personaggi escalma terrorizzato: "Mio Dio, ma dove mi trovo? Io non conosco la mia parte!".
Visione grottesca e follemente crudele di una classe sociale vuota e senza rotta, vittima e carnefice di se stessa. I desideri acquistano forme oniriche anche se spesso a prendere il sopravvento è sempre l'ombra della morte.
Forse il Bunuel più rappresentativo di fine corso, caustico come neppure l'acido...

vehuel  @  15/10/2010 17:33:56
   10 / 10
Che dire, dopo Bella di Giorno e l'Angelo Sterminatore un altro capolavoro di Bunuel. Film geniale ed affascinante!!!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR jack_torrence  @  15/10/2010 14:46:25
   10 / 10
La summa di Bunuel.

Il desiderio frustrato di cenare insieme (in una commedia degli atti mancati) rivela il desiderio preconscio di sbarazzarsi dei propri commensali.
L'angoscia con cui i vari personaggi sognano di liberarsi di liturgie e convenevoli, svela l'impossibilità anche solo di sognare quello che è il più profondo e inconfessabile desiderio della borghesia: essere spodestata come classe dominante, per poter tornare a uno stato di natura selvaggio dove realizzare gli impulsi dell'ego in modo totalmente gratificante e pienamente soddisfacente (dove fare sesso in giardino mentre i nostri ospiti ci attendono in salotto...)

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Ultima risposta 15/10/2010 23.40.34
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Dosto  @  18/08/2010 12:08:00
   6½ / 10
Non è certo il mio regista preferito ma non gli si può negare una certa qualità. C'è molto molto meglio in giro ma anche Bunuel merita una visione. Insomma un buon film, da vedere ma sicuramente da non rivedere(almeno per me).

Doinel  @  02/08/2010 00:53:27
   10 / 10
Brillante, alcune sequenze sono assolutamente degne di entrare nell'immaginario collettivo.
Critica feroce e compassionevole di una borghesia vittima dei suoi stessi torbidi desideri che prendono forma in una serie di sequenze oniriche assolutamente originali e significative.

wooden  @  31/03/2010 11:38:35
   7 / 10
Una buona commedia impreziosita da trovate geniali, per descrivere le grottesche incongruenze ed ipocrisie della borghesia.

Consigliato ma assolutamente non un capolavoro.

Un pò come succede per molti film di Hitchcock, Bergman, Wilder, e buona parte dei noir/ novelle vague/ sentimentali, il nome dell'autore e il tempo che passa mitizzano e racchiudono in un' "aura di intoccabilità" film che di per sè non avrebbero niente di speciale.

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Ultima risposta 01/04/2010 10.34.18
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Xavier666  @  02/03/2010 01:20:21
   10 / 10
Direttamente nel club dei miei film da 10.
Anche se secondo il mio umile parere, la perfezione di Bunuel si vede tutta nell'Angelo Sterminatore, questo film è un capolavoro universale del cinema.
Del vero cinema. Anticonvenzionale al massimo, Il suo commento per l'Oscar vinto (preso da wikipedia) "Si trattava di un voto perfettamente democratico. Certo, il risultato è imprevedibile perché a votare sono 2.500 idioti, tra i quali c'è pure, per esempio, l'assistente figurinista dello studio, che ha diritto al voto come gli altri."
Sì, un attacco, un'onirica e sorridente presa in giro dell'alta società francese (con un ambasciatore della fantomatica repubblica di Miranda che mi ha fatto pensare molto a una Macondo) che però non si sofferma solo sulla presa in giro. In giro per il film ci sono svariate e infinite chiavi di lettura e interpretazioni, la chiave psicoanalitica dei sogni, di un qualcosa che non arriva a un dunque (e qui i protagonisti che camminano su una strada tutta uguale senza inizio e senza fine) l'aspetto socio-culturale di una classe sociale parassitaria più impegnata a mostrare un volto educato e sorridente, più preoccupata a saper bere un martini dry, una èlite che trova nell'esercito e nella chiesa (anche il personaggio del monsignor è assurdo) e poi ci sono le trovate surreali che ti spiazzano ma che non sono vuote, la tortura e gli scarafaggi che escono da un pianoforte, una veglia funebre nella cucina di un ristorante e la più geniale: un ristorante che ha finito tutto!! Anche il caffè!!
Infinite altre cose che devo ancora vedere, vedere e rivedere.
La ragazza che vuole uccidere l'Ambasciatore è di una bellezza stellare.
Ahahah genio, genio Bunuel.

Dr.Orgasmatron  @  15/01/2010 02:09:56
   9½ / 10
Solito attacco alla borghesia di Bunuel, ma in questo film molto francese del surrealista regista è più "soft" ed ironico. La trovata del pranzo continuamente Interrotto potrebbe far da motore a una commedia di boulevard. I temi di Bunuel sui quali sferra l'attacco sono forze dell'ordine, religione ed alta classe sociale. Consigliato solo a chi ama il genere e sa cosa vedrà, per tutti gli altri potrebbe risultare frustrante, ma questo è il surrealismo, questo è il genio di Bunuel. Squisito

RedPill  @  27/12/2009 18:38:45
   6½ / 10
Nel 1972, a distanza di una decina d'anni, il "borghesofobo" di Calanda si rifà sotto, rimarcando senza mezzi termini la sua avversione, e portando un nuovo e ancor più diretto attacco a quello che restò nel corso degli anni, il suo bersaglio preferito.Bunuel si fa beffa di loro, li dileggia in continuazione, non li fa "respirare"; immorali, viziosi, ipocriti, arroganti, faziosi, paranoici... ingenui (la scena dei surcichi è un vero e proprio insulto alla "classe"), questo è l'impietoso quadro che il regista traccia con il solito estro che lo contraddistingue, capace di trasformare anche il più innocuo dei soggetti, in surreali e altrettanto taglienti pretesti di scherno.In questo caso, tutto ruota attorno all'incapacità di un gruppo d'amici di portare a termine una cena tra di loro, perché ogni qualvolta vi si presenti occasione, questa viene interrotta dall'ingresso di nuove figure in grado di alterare completamente il corso degli eventi.A tal proposito, tengo a ribadire le indiscusse capacità artistiche impegnate dal regista anche in quest'opera, abile in più di un'occasione, a prendersi gioco persino del più attento osservatore, salvo poi, all'ennesimo tentativo, risultare inevitabilmente prevedibile.Al di là di questo comunque, per fare un discorso più in generale, quello che io preferisco, è difatti un Bunuel più "sottile" e meno aggressivo nei modi, che non risparmi certo la sua incisività ma che sia in grado al contempo di mascherarla velatamente.Le Charme Discret De La Bourgeoisie, è certamente un buon lavoro, anche ben interpretato se si vuole, ma che non sono riuscito ad apprezzare più di tanto a causa di una regia probabilmente troppo diretta e "spudorata", proprio come la personalità dei soggetti in questione.Cosi facendo, potrà anche darsi che rimanga inalterato il significato del messaggio o addirittura che accresca il suo valore, ma a scadere rimangono, di fatto, i modi di chi se ne fà portavoce.

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Ultima risposta 12/07/2012 09.47.01
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Drugo.91  @  27/12/2009 10:49:21
   10 / 10
geniale, assolutamente geniale, Bunuel riesce a mischiare in dosi perfette commedia, satira e siparietti surrealisti, il mondo dei morti combacia con quello dei vivi e il tempo è inesistente.
questo film è sicuramente uno dei piu importanti del regista, da vedere e rivedere

Invia una mail all'autore del commento baskettaro00  @  22/11/2009 21:18:40
   7½ / 10
premetto che è il primo film di Bunuel che vedo e devo ammettere che non mi è affatto dispiaciuto.
la trama,apparentemente banale,è un pretesto per mostrare tutta l'ignoranza e l'ipocrisia borghese.
il film in questione è ricco di simboli(come ha anche detto un utente qua sotto:la scena in cui i borghesi si trovano a teatro sta a rappresentare come si passi da giudicante a giudicato)e dialoghi ben realizzati;mette a nudo tutti i difetti della borghesia(si drogano,si ritengono superiori rispetto a classi sociali meno agiate)e delle classi sociali che la circondano:esercito,chiesa(da notare come i preti siano disposti a perdonare solo peccati che non li riguardano personalmente).
ironico,onirico,graffiante....da vedere!

Gruppo COLLABORATORI Compagneros  @  27/10/2009 14:32:54
   8 / 10
Diretto attacco alla borghesia rappresentata qui in tutti i suoi cliché.
La borghesia viene ridicolizzata così come tutti i poteri forti che la sorreggono, dal clero al governo passando per l'esercito. Chi la combatte lo fa con mezzi puerili (la ragazza con i giocattoli sul marciapiede è una brillante metafora) ed è destinato a soccombere.
La borghesia è per Buñuel ignorante e vuota.
Il risultato è un film intelligente e godibile, onirico e surreale.
Merita una visione.

outsider  @  09/10/2009 22:40:44
   10 / 10
Capolavoro onirico a tratti del mio grande mito Bunuel, sempre attento a rappresentare la realtà, la substantia e, alla fine, la vittoria di questa sull'inconsistente banalità.
Good!

Invia una mail all'autore del commento wega  @  10/09/2009 04:56:22
   9 / 10
Si rivede sempre con piacere, è senz' altro IL compendio bunueliano ma "Il Fascino discreto della Borghesia" non mi fa proprio impazzire. Solo a tratti. L' atto non portato a termine è spesso presente nelle sinossi di Bunuel, qui le cene che non si riescono a fare, o l' aperitivo che salta - semplicemente l' inettitudine della borghesia al mondo di cui fa parte e col quale non riesce ad integrarsi - fanno da perno centrale di una messinscena del teatro dei commedianti borghesi. La satira si mescola all' onirica, il sogno (almeno tre volte ci caschiamo - suppur avvisati una prima volta - consecutivamente, una dopo l' altra), il surrealismo (la veglia funebre in una saletta contigua, all' interno di un ristorante; il monsignore giardiniere; un gruppo di soldati improvvisamente ospiti ad una cena senza invito, che ovviamente salterà; ritorna anche il pianoforte di "Un Chien Andalou"). Un film del genere in mano a qualunque altro autore sarebbe risultato bizzarro, nelle mani di Bunuel, ne esce un ritratto impietoso e divertente di una classe sociale che salta per aria. Fredda, settatrice, ipocrita, calcolatrice la borghesia è, purtroppo per l' autore spagnolo, destinata al percorso itinerante della Storia (i protagonisti si vedono più volte a piedi percorrere una isolata strada di campagna). Seguiranno "Il Fantasma della Libertà" e "Quell' Oscuro oggetto del Desiderio", 32° ed ultimo film di Luis Bunuel.

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Ultima risposta 10/09/2009 05.13.51
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR elio91  @  06/09/2009 22:43:06
   10 / 10
è il capolavoro di Bunuel,supera anche L'angelo sterminatore. Grottesco e graffiante come non mai,il regista ci regala per ogni sequenza qualcosa di memorabile. La mancanza di comunicazione,le paranoie,le ipocrisie,i finti moralismi e i sogni di un gruppo di persone di estrazione medio-borghese che come obiettivo hanno quello di camminare sempre e comunque,anche se la strada che seguono non dovesse arrivare da nessuna parte. Il personaggio del prete è fantastico,d'altronde nel film è messa più volte in risalto una follia di fondo e il prete-giardiniere ne è l'emblema. Praticamente è un vero e proprio cocktail di Bunuel,una summa di tutti i suoi lavori precedenti. E pensare che aveva dichiarato di volersi ritirare dopo Tristana. Avremmo perso molto,ma fortunatamente...

edmond90  @  03/09/2009 18:20:17
   9½ / 10
Il capolavoro di Bunuel.Un cocktail esplosivo di surrealismo e satira,da non perdere.

bulldog  @  16/07/2009 15:36:45
   6 / 10
Non ho colto probabilmente la grandezza di questo film.
Per una critica cinematografica del mondo borghese credo si potesse fare molto meglio di così.

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Ultima risposta 23/03/2010 10.35.33
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Gruppo COLLABORATORI SENIOR Ciumi  @  08/07/2009 05:36:08
   8½ / 10
Capita a volte, tra una cosa e l'altra, che il buon Bunuel decida di giocare a fare il burattinaio. A quel punto, prende una compagnia di attori, li traveste tutti da borghesi, applica loro dei fili, e la burla ha inizio! Li scambia di ruolo; li fa incontrare e scontrare tra loro; ogni tanto cala dentro un intruso; li fa sedere continuamente a tavola senza far loro assaggiare un solo boccone. Ma spesso, ciò non gli basta. Così decide di applicare quei fili anche alle pareti scenografiche, continuando a variarle tra realtà e sogno, tra palcoscenico e vita reale. Si diverte davvero; ma anche così, non abbastanza. Al che chiude il cerchio, e attacca i fili a tutti i suoi spettatori.
Capita a volte, infine, che uno di questi spettatori capisca la beffa: vede il sipario, vede i fili che pendono dappertutto, vede dall’altra parte quel vecchio burattinaio che si sbellica dalle risate, è consapevole di essere solo una sua marionetta; ma ciononostante, capita anche che questo spettatore ugualmente si diverta un mondo.

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Ultima risposta 02/01/2010 08.31.26
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Apocalypse_Now  @  29/06/2009 01:48:57
   7½ / 10
Probabilmente il più conosciuto dalla massa del grande Bunuel. Per me uno dei meno preferiti (l'angelo sterminatore, quell'oscuro oggetto del desiderio e i figli della violenza sono di un altro livello)

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Tumassa84  @  28/06/2009 08:41:35
   9½ / 10
Secondo me l'Angelo Sterminatore e Viridiana sono ancora più geniali, ma anche questo è spettacolo puro.

pinhead88  @  09/03/2009 16:49:24
   8 / 10
ottimo film di Bunuel,grottesco e surreale.una commedia ironica e intelligente al punto giusto.in alcuni punti fa anche ridere.bella la fotografia.

Ciaby  @  09/03/2009 15:01:28
   10 / 10
Indimenticabile capolavoro che è pura arte onirica. La scena del palcoscenico da urlo! A tratti inquieta, altre volte ammalia. Questo è surrealismo. Luis Bunuel il miglior regista occidentale di sempre con Lynch.

Neu!  @  07/03/2009 19:18:08
   10 / 10
uno dei massimi capolavori della storia del cinema. capolavoro assoluto bellissimo e sublime, summa dell'arte Bunueliana e di una ironia ed inteliggenza acutissima. e riesce tutto questo quando il soggetto è solo una cena che non si riece mai a svolgere per vari motivi! più passa il tempo e più apprezzo questo capolavoro. uno dei miei film preferiti

Guy Picciotto  @  01/03/2009 20:28:34
   8½ / 10
Bunuel è il vero antidoto allo squallore borghese, per tutta la sua carriera non ha lesinato nulla a quella che a ben vedere è stata la classe sociale più ripugnante che sia mai esistita nella storia dell'uomo, ed ora, nell'era delle plutocrazie, dove bene o male tutti noi possiamo considerarci dei borghesi avvizziti ed impotenti, appare lampante come un film del genere sia sempre più attuale, bunuel tagliente come è più di renoir, satirico come e più di kubrick, iconoclasta come e più di losey, la borghesia qua è presa davvero a calci nel ****, Bunuel odiava la borghesia mentale, oggi quella stessa borghesia mentale è confluita nel feticismo estremo, in questo senso è più opportuno parlare oggi di proletariato mentale, dove anche il più puzzolente squattrinato possiede 3 cellullari e una macchina sportiva, e la sera paga cene a 2 zeri, segue la moda d'abbigliamento e frequenta i locali più alla moda, Bunuel disintegra completamente le famiglie perbene, le tavole imbandite, gli inviti a cena, veri e propri rituali necrofili dove si recita a copione la propria parte di persona ricca, inserita in società, falsamente bigotta e perbene, la trasposizione di tutto ciò nel 2000 dei nostri loculi domestici occidentali ne potrebbe essere la copia fotostatica, se ci pensiamo bene in Italia, dove tutti "hanno le palle democratico-popolari" , così finto-perbenisti, di fronte alla triste realta' , alle aziende che chiudono, a chi va in cassa integrazione, alle tasse iperboliche e ai politici strafottenti, all'omologazione sempre più strisciante, l'italiano che fa? dice: e basta, ora mi voglio scordare tutto! evvai col panettone, i regali , le vacanze.E poi siamo sempre stati un popolo che va in vacanza per non sfigurare coi vicini, e per poterle raccontare ai colleghi. Grande popolino, per loro la rispettabilita' e' questo. Confondono un fenomeno economico con quello che e' solo un fenomeno psicologico: la fuga. Bunuel ha pure fatto di meglio nella sua eccellente carriera, ma questo è senza dubbio uno dei film simbolo degli anni 70 e sono certo che avrà per sempre la statura di intoccabile.

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Ultima risposta 08/09/2010 13.22.45
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Gatsu  @  12/02/2009 14:41:20
   7½ / 10
Già surrealismo...tralasciando un momento i contenuti del film di Bunuel, c'è da dire che il modo di girare di questo regista non mi piace per niente. Ma è pur verò che ha uno strambo modo di dire le cose. In questo suo film dichiara guerra alla chiesa e alla borghesia, ma molte cose non mi sono andate giù. Si un ritratto "Diverso" ma estremamente reale sulla società, in particolare un occhio critico sulle potenze mondiali quali la religione, la politica e l'esercito. Non posso comunque far passare l'orrendo modo di lavorare di Bunuel che non mi emoziona mai e lo ritengo davvero di bassa lega nell'aspetto tecnico, ma con la sua analisi surrealista, in questa pellicola, merita un buon voto.

orwell00  @  11/01/2009 20:08:38
   9½ / 10
Ormai gli aggettivi si sono sprecati. Una grande riflessione sul cinema e la società. Buñuel era già anni luce avanti.
Una miniera di idee per il cinema che verrà dopo questa pellicola.

Gruppo REDAZIONE VincentVega1  @  23/12/2008 19:57:12
   7½ / 10
Bel film di Bunuel, una critica feroce e intelligente a un mondo stupido e meschino corrotto da potere, soldi e droga. Tre coppie di perfetti idioti si danno più volte appuntamento per un pranzo insieme ma, per un motivo o per un altro, non riusciranno mai a riunirsi.
Si mescolano bene momenti reali a momenti onirici, dove i sogni spesso sono molto più rappresentativi e incisivi rispetto alla vita di tutti i giorni.
L’ho trovato comunque non troppo forte, a volte confuso: decisamente meno affascinante e con una potenza narrativa minore rispetto all’ultimo capolavoro di Pasolini o alla grande abbuffata di Tognazzi e soci.

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Ultima risposta 10/09/2009 08.57.02
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pier(pa)  @  19/12/2008 14:10:12
   8½ / 10
Il manifesto di Bunuel. Onirico, come il fantasma della libertà, questo film riassume i cardini del cinema e della critica sociale di Bunuel. Personaggi meschinamente borghesi a cominciare dall' ambasciatore di una assurda repubblica primitiva, tutto intento a difendere l'apparente democrazia del suo paese, nascondendone i misfatti e le vergogne. Bunuel dipinge il dualismo dei personaggi con raffinatezza, contraddicendone la personalità sul loro stesso campo: la socialità. I suoi uomini sono ben educati, attenti ad un rigorismo formale "parossistico", intellettualmente superiori (almeno così credono). Allo stesso tempo sono trafficanti di cocaina, tentano di eludere gli stessi schemi cui sono soggetti (moglie e marito escono dalla finestra per una sveltina...). Emblema della loro condizione è quella cena che non riescono mai a consumare, travolta da assurdi eventi che, altrettanto assurdamente, sono presi per normali. Magico Bunuel.

castelvetro  @  01/09/2008 23:54:44
   10 / 10
Impossibile non dare 10 a questo Capolavoro...

La classe borghese e la sua gentile ipocrisia sono protagoniste
assolute di questo sogno racchiuso in un altro sogno.
L'effetto grottesco sta nel vedere queste nobili persone districarsi
nel privato tra le più surreali avventure...

Avventure "tranquille" nel senso che sono tutte a lieto fine,
ma che sfociano in consistenti traumi onirici.

Incubi. Scena da ricordare su tutte quella in cui si trovano al teatro:
finalmente lo spettacolo più puro! Persone giudicanti diventare giudicate!

Religione, guerra e grande critica ai valori della società.

Bunuel è diventato ufficialmente il mio regista preferito

goldtw  @  03/08/2008 23:43:57
   10 / 10
pure io(come il commento sottostante)l'ho visto per puro caso...e non ho parole per descriverlo in poche righe: affascinante,erotico,malefico,con un umorismo nerissimo!in alcune scene mi ha fatto anche un pò paura! :) tutto sommato è una bella presa per il deretano alla "discreta" borghesia!
il 10 andrebbe messo soltanto per la malatissima ed efficace sceneggiatura che inchioda immediatamente lo spettatore!per non parlare della fotografia..ottima!

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The Passenger  @  24/07/2008 16:18:51
   10 / 10
l'ho scovato per caso tra i capolavori del grottesco cinematografico e come pensavo mi ha stregato fin dai minuti iniziali.
GENIALE ACCATTIVANTE IRONICO INQUIETANTE
c'è davvero di tutto in questo film

merita la top 25 almeno

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR kubrickforever  @  13/05/2008 12:55:13
   10 / 10
Stupendo, uno dei migliori film della cinematografia mondiale. Buñuel, da surrealista qual'è, riesce ad ideare una serie di situazioni divertenti, ma mai banali. Capolavoro.

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Ultima risposta 02/09/2008 12.34.22
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Freddy Krueger  @  18/04/2008 16:11:23
   7 / 10
Simpatica caricatura della borghesia francese. Si notano tantissime tare della società, dalle cose facilmente individuabili (l’ubriachezza, i discorsi sulla droga, la voglia di sesso…) alle cose più piccole (i mozziconi della sigaretta che si buttano per terra, l’ignoranza in geografia…), tutte mescolate in questo prodotto che si guarda con il frequente sorriso nelle labbra per l’ironia.
A mio giudizio però non lo reputo un capolavoro, in ogni caso è il primo film di Bunuel che vedo e non mi ha deluso.

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Ultima risposta 24/04/2008 16.41.29
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alexp79  @  16/12/2007 16:12:41
   8 / 10
mi dispiace abbassare la media (di poco fortunatamente), perchè ammetto la genialità.....penso solo di aver capito il 25% del tutto. con il 40% sarebbe stato voto 10. attuale più che mai...forse la classe delle apperanze si è spostata più sul popolare..colpa della televisione? Di sicuro viviamo in un mondo dove il reale è l'apparenza.....e l'apparenza è il "possibile reale".

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Ultima risposta 17/02/2008 13.08.54
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Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Enzo001  @  14/12/2007 17:03:10
   9 / 10
Luis Buñuel, regista di grande talento. La borghesia messa a nudo, spogliata di tutto e ritratta in maniera impeccabile. 2 famiglie si continuano ad invitare a cena, ma non riescono mai a mangiare, per un motivo o per un altro. La trama apparentemente banale, non è altro che un pretesto per creare un film di forte critica sociale. Un film il cui limite fra la realtà ed il sogno viene continuamente "ignorato". Un capolavoro assoluto, il regista riesce a far emergere le ipocrisie, le falsità, le paure, della borghesia in maniera impeccabile. Una critica costante non solo alla classe borghese, ma anche al clero, alla società. Da vedere assolutamente, i dialoghi indimenticabili, bravi gli attori, nel finale poi sta la vera sostanza di quest'opera, ovvero l'obiettivo di far riflettere lo spettatore, di trasmettere il messaggio del regista.

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Ultima risposta 24/07/2008 16.34.17
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Gruppo COLLABORATORI Harpo  @  09/12/2007 23:00:29
   10 / 10
Surrealismo + Anticapitalismo + Anticlericalismo = Il fascino discreto della borghesia.
Il fascino discreto della borghesia = Bunuel

Invia una mail all'autore del commento Rusty il Selvag  @  26/11/2007 14:23:40
   10 / 10
Kafkiano Caparezza



sono fuori dal tunnel del divertimento

io vengo dalla luna

trovo molto interessante la mia parte intollerante

che mi rende rivoltante tutta questa bella gente.

superfoggiano  @  15/11/2007 12:05:29
   9 / 10
puro vomito in faccia alla borghesia.....

Gruppo COLLABORATORI ULTRAVIOLENCE78  @  19/09/2007 19:28:21
   9 / 10
SURREALISMO ALLO STATO PURO. QUI SIAMO ALLE VETTE DEL CINEMA DI BUNUEL.

AKIRA KUROSAWA  @  06/09/2007 12:13:40
   9½ / 10
una stupenda opera d arte di luis bunuel, a me e piaciuto di piu di un chien andalou; un film grottesco con una scenografia e una recitazione che ricordano molto qll teatrale..
una storia strana , grottesca, affascinantee ben recitata, un misto tra sogno e realta( come lynch); una storia coinvolgente ricca di colpi di scena proprio come in una commedia teatrale..
un opera d arte per me di indiscusso valore..grandissimo il finale.. capolavoro

Gruppo STAFF, Moderatore Invia una mail all'autore del commento stefano76  @  22/07/2007 11:04:18
   8 / 10
Critica irriverente nei confronti della borghesia e della Chiesa. Il solito Bunuel che semina simboli un po' ovunque, cinico e a tratti divertente. Manca un po' di talento visivo, cosa su cui Bunuel, nonostante la provenienza surrealista, zoppica un po', e che avrebbe reso più interessanti ed efficaci i siparietti onirici e la parte un po' criptica del film.

E' consigliabile guardarlo almeno due volte.

wuwazz  @  30/06/2007 16:51:27
   6½ / 10
Non capisco tutto questo entusiasmo. L'ho trovato abbastanza piatto e insignificante, con qualche buona idea si, ma niente di più

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Invia una mail all'autore del commento thohà  @  12/06/2007 15:07:55
   8½ / 10
Assurdo, fantastico ed estremamente graffiante e divertente.
La borgesia presentata con tutte le sue manie, superficialità, idiozie e corruzione, non escludendo - di questa - né militari o prelati.
A tratti veramente surreale, confuso tra sogno, incubo e realtà. La paura sempre presente di un arresto, una cena all''ora sbagliata, un pranzo non iniziato e magari un altro non terminato.
Un vescovo che fa il giardiniere (e non disdegna il fucile), un locale in dove mancano il the, il caffè, le tisane, gli alcoolici...
Irresistibile, fino ad un finale sorprendente.

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3 risposte al commento
Ultima risposta 13/06/2007 15.00.28
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Exodus  @  17/05/2007 22:32:28
   8½ / 10
Ecco, questo è uno di quei film per cui ringrazio Filmscoop di esistere; non avevo mai sentito parlare della sua esistenza, e mi sarei perso una perla. Surreale, privo di logica, straniante, sornione ed ironico su tutto, persino su se stesso.
é una satira contro l'ipocrisia borghese? Sicuramente, ma neppure i "rivoluzionari" ci fanno una gran figura (SPOILER). Film anticlericale? Viene la tentazione di pensarlo, ma non lo diventa mai apertamente.
Che dire poi delle sequenze allucinanti di sogni, racconti, leggende, della camminata in campagna dei nostri borghesotti sempre più stanchi?
Decisamente interessante.

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Vegetable man  @  13/05/2007 12:05:45
   10 / 10
Con tutto quello che mangiano e soprattutto bevono, ci credo che questi borghesi abbiano il sonno sempre così agitato..
Un film che dissacra con lucida follia e grande ironia, sublime esempio di surrealtà che farà scuola nei decenni successivi.

PetaloScarlatto  @  05/05/2007 05:52:27
   10 / 10
Un capolavoro senza tempo del grande maestro ateo LUis Bunuel!!! IL continuo cercare di finire un pranzo interrotto da eventi assurdi, surreali, drammatici, comici etc etc scandisce quest'opera di assoluto valore!!!

Uno dei films più belli di Bunuel, uno dei films che ha segnato l'intera storia del cinema...

addicted  @  14/04/2007 12:29:10
   10 / 10
Capolavoro assoluto.
Fellini, che non era l'ultimo arrivato, diceva che Bunuel avrebbe meritatao un posto d'onore nella storia del cinema anche se avesse girato solo questo film.
Acuto, tagliente, spietato, lucido, colto...
Viva il cinema!

1 risposta al commento
Ultima risposta 14/04/2007 12.38.36
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