Recensione quarantena regia di John Erick Dowdle USA 2008
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Recensione quarantena (2008)

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locandina del film QUARANTENA

Immagine tratta dal film QUARANTENA

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Immagine tratta dal film QUARANTENA
 

Angela lavora come reporter e, insieme al suo operatore video, è in visita in una caserma dei pompieri dove realizza un servizio sul loro operato. Durante la serata arriva una chiamata e Angela segue i pompieri nel loro intevento. Si trova così all'interno di un palazzo, da cui è partita una richiesta di intervento a causa di un condomino che si sta comportando in maniera strana. La faccenda precipiterà in breve tempo e Angela e il suo collaboratore si troveranno intrappolati nello stabile.

Ci risiamo. Ecco un remake di cui davvero nessuno sentiva l'esigenza.
Passi per lo sbiancamento culturale dei film asiatici, passione ultima degli sceneggiatori americani che, con risultati discontinui, si sono dedicati al sistematico saccheggio del cinema attualmente più innovativo. Ma rifare un film europeo, già di per sé fatto bene, senza neanche cambiare un'inquadratura, è un'operazione di cui davvero non si capisce il senso. Tutto il film è una copia carbone del celebre "REC"; le uniche aggiunte sono nella blanda esplicitazione di un versante splatter, che poco aiuta la storia - in tutto si tratta di due inquadrature - e il risultato ha la disturbante apparenza di un prodotto fatto esclusivamente per bissare un successo europeo sotto la firma di un regista americano.

Ovviamente la cosa potrebbe funzionare solo nel caso che non si sia visto l'originale, dal momento che conoscere in anticipo anche le inquadrature non aiuta certo la tensione. Motivo per cui questo film ha una sua ragion di esistere solo nelle lande desolate di stati dove probabilmente "REC" non è stato distribuito. Per il resto del mondo, e in special modo l'Europa, il film non ha davvero nessun motivo di interesse. Dialoghi che in originale suonavano per lo meno concitati, se non altro per l'abitudine spagnola di parlare tutti insieme, qua assumono connotati soporiferi. La regia impersonale, se non altro per il fatto che è ripresa per intero da quella di un altro, e le inutili aggiunte di un morto ammazzato a colpi di videocamera e di una sparatoria attraverso i vetri del palazzo, rendono ridondante l'operazione e inutile anche un tentativo da parte dello spettatore di trovarvi un senso.

Ma andiamo per ordine: abbiamo un certo numero di condomini intrappolati in un palazzo. Nell'originale sono in Spagna e sono tutti in pieno pettegolezzo circa le cause dello strano comportamento di alcuni di loro, l'attribuzione delle responsabilità a persone di altra etnia, visti come possibili portatori di chissà quale strano morbo e la normale cattiveria tra condomini appare se non credibile, almeno possibile. Ma in America, dove i rapporti impersonali sono la norma, e nessuno guarda in faccia il proprio vicino sembra davvero fuori luogo un intero condominio nell'androne di un palazzo che si dispera per cause ancora da accertare. E la blanda xenofobia da quelle parti in questo periodo è anche un tantino pericolosa. I soldati americani, a differenza di quelli spagnoli, sparano a chi prova ad affacciarsi, e qua ci si può anche stare, dal momento che in America solitamente in presenza di problemi si usa sparare, ma che nessun condomino a questo punto abbia un arma mi pare quanto meno sospetto. E via così, il film procede palesemente in bilico tra il desiderio di seguire la ricetta dell'originale e il tentativo di americanizzazione delle dinamiche, finendo per non esser più nè l'uno nè l'altro. E allo spettatore, a questo punto, non resta altro da fare che recuperare il dvd originale e spaventarsi sul serio, al solo sbirciare nella tromba delle scale del più celebre condominio dai tempi di Almodovar.

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Recensione a cura di Anna Maria Pelella - aggiornata al 12/02/2009

Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it

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