speciale andrej tarkovskij - andrej tarkovskij: il destino dell’artista - offret sacrificatio (1986)
al cinemain tvanteprimearchivioserie tvblogtrailerclassifichespecialiregistiattorirecensioniforumfeedmy
Skin Filmscoop in bianco Filmscoop nostalgia
Ciao Paul!
Ricerca veloce:       ricerca avanzatabeta

Sacrificio - Offret-Sacrificatio (1986)

Al principio era il Verbo..

(da “Offret” di A. Tarkovskij)

Il regista racconta -nel suo testamento spirituale- la genesi di questa sua ultima opera.

"I primi pensieri, le note, gli schizzi, le prime frasi folli furono scritte quando vivevo ancora nell'Unione Sovietica. Il film doveva raccontare la storia di Aleksandr, ammalato senza speranza che guarisce dal suo male dopo una notte d'amore con una strega. Da allora e per tutto il tempo del lavoro sulla sceneggiatura fui preso dal pensiero dell'equilibrio, fra il male e la sofferenza, del sacrificio, dell'olocausto... Sacrificatio è un film parabola. Il significato degli avvenimenti rappresentati può essere interpretato in vari modi. Il primo soggetto del film era intitolato "La strega". Doveva essere la storia sbalorditiva di un ammalato di cancro che viene a sapere dal suo medico la terribile verità: i suoi giorni sono contati. Un giorno suonano alla porta e Aleksandr vede il profeta (sarà Otto, il postino, nel film) che gli trasmette un messaggio strano, forse assurdo: egli deve andare dalla donna che tutti considerano una strega e passare con lei una notte. Il malato ritiene di non avere via d'uscita e obbedisce ed ecco che riceve la grazia della guarigione, confermata dal medico. Dopo il soggetto doveva svilupparsi cosi: la strega stessa appare nella casa di Aleksandr in una notte di tempesta ed egli è felice di lasciare la sua magnifica casa, di rinunciare alla sua ottima posizione sociale per andarsene insieme a lei indossando un vecchio, logoro, cappotto".

Il film, ambientato in Svezia sulla piccola isola di Gotland, si è in realtà sviluppato in un altro senso. Di fronte agli agghiaccianti segnali di una catastrofe nucleare planetaria il protagonista, Aleksandr, un giornalista, già attore di teatro, laico, agnostico, si sente distrutto: torna a Dio, ripete piangendo le parole del "Padre Nostro" e si reca, secondo il messaggio di Otto, alla casa di Maria. Li dopo una vera "confessione", si unisce a lei.
Si compie il "miracolo".
Aleksandr si sveglia nella sua casa, tutto si è trasformato in un sogno, in un incubo. Cosi decide di tener fede alla promessa:

"Brucia tutti i ponti con il passato, distrugge la sua casa, lascia il figlio amatissimo e tace, svalutando definitivamente i discorsi dei contemporanei.
Aleksandr viene preso per pazzo: gli impongono la camicia di forza per il suo insano gesto
".

Riportiamo il Prologo e l'Epilogo del film, estremamente significativi. Il film si apre sulla Passione secondo Matteo di J. S. Bach e la prima inquadratura è un particolare de L'Adorazione dei magi di Leonardo: il primo piano della mano tesa di uno dei Magi contenente un dono in un prezioso vasetto che il piccolo Gesù accoglie nella sua mano.

Dice nel film il postino Otto:
"Un regalo è sempre un sacrificio, se no che regalo sarebbe!"

Lentamente la camera si alza in un movimento verticale incontrando esattamente l'asse del tronco dell'albero sui cui scorre fino ad inquadrarlo completamente. Dall'inquadratura dell'albero di Leonardo si passa all'immagine di un altro albero, simile, ma in questo caso reale.
Un uomo e un bambino lo stanno innaffiando: sono Aleksandr e il figlioletto, momentaneamente senza voce per i postumi di un'operazione alla gola:

"Sai, una volta, era molto tempo fa, il priore di un Monastero -si chiama Pamve- conficcò allo stesso modo un albero secco nella roccia e ordinò a un suo discepolo, il monaco Ioann Kolov, gli ordinò dunque di annaffiare ogni giorno quel l'albero finché non fosse tornato in vita.
E per molti anni, ogni giorno, alla mattina, Ioann riempiva un secchio d'acqua e si metteva in cammino. Per portare sulla montagna il secchio d'acqua ci voleva va tutto il giorno, dalla alba al tramonto. Ogni mattina Ioann si incamminava verso la montagna col suo secchio d'acqua, annaffiava quel tronco senza vita e la sera, già col buio, rientrava al monastero.
E questo per tre anni interi.
Finché un bel giorno andò come sempre sulla montagna e cosa vide?
Il suo albero tutto ricoperto di fiori!
"

Nel finale, mentre l'ambulanza con Aleksandr si allontana verso il manicomio, il bambino cammina assorto, trasportando faticosamente ma tenacemente grossi secchi d'acqua per annaffiare l'albero dissecato.
Poi si siede e sussurra le sue prime, uniche, parole:
"Al principio era il Verbo..."

Mentre in Unione Sovietica già dai tempi di Nostalghia la critica cinematografica non tiene più in considerazione la produzione artistica di Tarkovskij, "Sacrificatio" in Europa è un trionfo.

Scrive Tullio Kezich su 'La Repubblica' del 13 maggio 1986:
Miracolo a Cannes: il mercato diventa un tempio.
Un russo fuggiasco ci manda un messaggio filmato.
Sembra un film come gli altri ma fin dalle prime immagini colpisce il livello profondo. Dimentichiamo di essere in una sala di spettacolo, in mezzo alla gente, ed è come aprire una busta su cui c'è scritto "Personale".

E Giovanni Grazzini su 'Il Corriere Della Sera', sempre il 13 maggio 1986:
"Ci sono dei film che chiedono di essere visti in ginocchio. ...A mani giunte chiede di essere visto Il Sacrificio di Andrej Tarkovskij... Un appello straziante e misterioso perché l'umanità, vinta dal materialismo, riacquisti il senso dei valori spirituali e ricomponga l'armonia perduta."

Il regista concluderà il montaggio de 'Il Sacrificio' a Parigi, su un letto d'ospedale, fra atroci sofferenze.

Il film verrà presentato a Cannes dove otterrà il Premio Speciale della Giuria.

In quell'occasione il regista svedese Ingmar Bergman, commosso dichiarerà:
"Per me Tarkovskij è il più grande."

Andrej Tarkovskij morirà il 29 dicembre 1986, a Parigi.


Torna suSpeciale a cura di maremare - aggiornato al 05/09/2005

Speciali Filmscoop.it

Andrej Tarkovskij