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Il futuro di Kubrick

Arancia meccanica: ultraviolenza e Beethoven

Arancia meccanica, il libro di Burgess, uscì in Inghilterra nel '62. Ricevette in particolar modo critiche negative e brutali per la violenza rappresentata. Lo scrittore si sarebbe aspettato elogi per il sistema linguistico originale e fresco, ma non fu incensato per questo quanto lo furono, ad esempio, Gadda e Fenoglio. Era il racconto in prima persona di un teppista -Alex- che si muoveva in una futura e imprecisata Inghilterra, ma chiaramente il fine del libro non era quello di guidare il lettore attraverso una serie di efferatezze gratuite, bensì quello di porre la seguente questione: uno stato che si arrogasse il diritto di manipolare la scelta fra bene e male, non era forse un male peggiore? Kubrick, conquistato dallo stile di scrittura, dalla trama e dalla riflessione sul libero arbitrio, decise che Arancia meccanica poteva essere un ottimo film, nell'attesa di girare il suo Napoleone.

Kubrick si affrettò quindi per accaparrarsi i diritti di Arancia meccanica, ma non fu l'unico ad interessarsi; nel '65 i Rolling Stones si dimostrarono affascinati dal libro. Mick Jagger avrebbe recitato nel ruolo di Alex, mentre gli altri componenti sarebbero stati i drughi. Nel '68 si interessò invece Ken Russel, ma la sua scelta sarebbe caduta poi sui Diavoli. Kubrick riuscì quindi con facilità ad ottenere i diritti del romanzo, pagati dalla Warner 200.000 dollari. Dal momento che il regista tutto era tranne che uno sprovveduto, si preoccupò immediatamente di come sarebbe stata giudicata la violenza del film che si apprestava a dirigere. Rilasciò sin da subito, ancora privo di sceneggiatura, una serie di interviste per "preparare" il suo pubblico e far sì che i suoi critici iniziassero a mettersi il cuore in pace; sembrò particolarmente insistere sul parallelo tra la figura di Alex e quella di Riccardo III, uno dei personaggi shakespeariani più riusciti. Se folle di critici avevano potuto amare Riccardo III, allora lui ci sarebbe riuscito con il suo Alex: «L'unico personaggio che si possa paragonare ad Alex è Riccardo III e penso che entrambi agiscano in modo molto simile sulla nostra immaginazione. Entrambi portano il pubblico a dar loro confidenza, entrambi sono completamente onesti, acuti, intelligenti e privi d'ipocrisia» «La storia ha due livelli. Ci sono le implicazioni sociologiche sul quesito se sia più gravemente immorale togliere ad un uomo la libertà, imprigionandolo, o il libero arbitrio, trasformandolo in un'arancia meccanica, un robot. E il potere della storia è nel personaggio di Alex che in qualche modo ti conquista, come Riccardo III, a dispetto della sua malvagità, per la sua intelligenza e acutezza e per la sua totale onestà. Rappresenta l'inconscio, il lato selvaggio represso della nostra natura, che gode innocentemente dei piaceri dello stupro».

Come da prassi, Burgess fu immediatamente convocato per contribuire alla sceneggiatura. Lo scrittore accettò, ed ancora scosso per le critiche ricevute subì un ulteriore scossone con la notizia che il film avrebbe mostrato scene di stupro e nudità frontali; ma questa volta Kubrick fece la maggior parte del lavoro da solo, attribuendo solo a se stesso tutta la sceneggiatura. Burgess ne trasse un profondo sospiro di sollievo; in questo modo non sarebbe stato tormentato se la gente avesse trovato il film oltremodo violento. L'argomento violenza aveva da sempre terrorizzato lo scrittore e quando veniva intervistato faceva in modo di spostare l'attenzione sull'aspetto prettamente sociologico del racconto: «Più di ogni altra cosa, nella mia storia volevo dire che Dio ha dato all'uomo la libertà di scegliere fra bene e male, e che si tratta di un dono meraviglioso».

Iniziò successivamente la ricerca del cast. Sin dalle prime pagine del libro, Kubrick decise che solo un attore avrebbe potuto recitare nel ruolo di Alex: questi era Malcom McDowell, attore di poche esperienze, il cui volto inquietante si impresse nella memoria di Kubrick dopo la visione di Se… di Lindsay Anderson. I suoi due precedenti film avevano dimostrato al regista che un rapporto di lavoro con il direttore della fotografia era in fin dei conti possibile, a condizione che la sensibilità di questo fosse pienamente compatibile con la sua. Per Arancia meccanica, Kubrick scelse John Alcott, che aveva già lavorato per lui in 2001, e dopo la maestosità dei set di quest'ultimo film, avrebbe questa volta girato in luoghi reali. Con un budget di due milioni di dollari, si iniziarono le riprese nel '70.

Per questo film, Kubrick decise di approfondire l'uso dello zoom. Iniziò a studiarlo in maniera maniacale e paranoica, avvalendosi delle competenze di Di Giulio, presidente della Cinema Products Corporation di Los Angeles. La consueta stravaganza kubrickiana è ottimamente descritta in quest'aneddoto raccontato da LoBrutto: «Il noto direttore della fotografia Haskell Wexler aveva detto a Kubrick che Di Giulio era molto aperto alle richieste pressanti dei cineasti: "Stanley cominciò quindi a chiacchierare con me circa la possibilità di avere uno zoom 20:1 e io gli dissi 'si può fare' ". Di Giulio spiegò a Kubrick che si poteva prendere uno zoom 20:1 da 16 mm della Angenieux e metterci dietro un doppio duplicatore di focale in modo che potesse coprire il formato del 35 mm: "Ma naturalmente fare ciò ti fa perdere due stop di luce per via del doppio duplicatore, il che rende tutto parecchio lento", spiegò Di Giulio in una telefonata intercontinentale, con Kubrick in Inghilterra. E lui mi fa: 'Beh, bisogna fare così?'. Ed ecco il classico, perfetto, Stanley Kubrick, perché riattacchiamo e il giorno dopo mi arriva un telex lungo un chilometro in cui lui mi spiega che sul 35 mm girerà in 1:1,85. Poi recita il teorema di Pitagora per mostrarmi come x al quadrato più y al quadrato sia uguale alla diagonale al quadrato. E per farmi notare che per passare dal 16 mm al 35 non mi serviva un duplicatore da 2 a 1, e che potevo farlo con un 1,61. E quindi non era necessario perdere tutta quella luce. Non dovevo perdere due stop, forse uno stop, o uno stop e mezzo. Insomma, mi sta facendo lezione e io dico: "ma guarda questo rompicoglioni, un altro di quei registi genialoidi". Così ho chiamato il mio vecchio amico Bern Levy, che allora lavorava per la Angenieux, e gli ho detto: "Bern, c'è 'sto matto di regista che vuole fare questa cosa". E Bern disse: "Beh, sai Ed, in effetti noi un duplicatore da 1,61 ce l'abbiamo" e io ho detto "Oh merda"». Come si è già detto, il film sarebbe stato girato per lo più in ambienti reali; si ricorse ai set degli studios per il Korova milk bar, la reception della prigione, un bagno con specchio e il corridoio nella casa dello scrittore. Kubrick scelse uno stile futuristico che comunque derivasse dall'architettura moderna dell'Inghilterra contemporanea, cosa che sarà criticata da Raphael per il semplice fatto di essere troppo debitrice nei confronti di quest'ultima; sta di fatto che gli interni risultano completamente freddi ed asettici, esattamente come lo era il futuro di 2001. Per molti di questi interni Kubrick utilizzò i quadri della moglie Christiane, nella fattispecie per decorare la casa della signora dei gatti e in quella della scrittore, dove sua moglie viene stuprata. Per questo set Kubrick scelse un dipinto chiamato Seedboxes, in cui si vedono due figure giocare a ping pong; il quadro fu scelto per mitigare con l'ironia la violenza della sequenza, forse non ottenendo gli effetti sperati. Christiane comunque non poté reggere alla violenza della scena, non per lo stupro, ma per «paura che il dipinto si prendesse un calcio».

Malcom McDowell fu talmente felice di essere stato l'unico candidato per il ruolo che accettò qualsiasi proposta Kubrick gli suggerisse. LoBrutto descrive al meglio la situazione: «Per McDowell la lavorazione di Arancia meccanica fu una durissima prova fisica. L'attore aveva il terrore dei serpenti e Alex aveva un serpente domestico che teneva in un cassetto nella sua stanza. Dopo aver concluso la cura Ludovico, Alex viene presentato a un gruppo in una sala conferenze per dimostrare come sia stato "curato" dallo stato e sul palco arriva un uomo che lo provoca sbattendolo a terra e calpestandolo: il piede troppo energico del provocatore costò all'attore qualche costola fratturata. Più avanti nel film Alex incontra due dei suoi ex drughi, ora poliziotti, che, in una lunga inquadratura senza stacchi di salvataggio, gli immergono la testa in una vasca piena d'acqua sporca: McDowell eseguì la scena personalmente immergendo la testa in un brodo di carne e quasi soffocò per trattenere il respiro fino all'ultimo. Le scene più difficili da girare furono però quelle della cura Ludovico: gli occhi di McDowell furono tenuti aperti dagli appositi divaricatori che costringevano il personaggio a guardare i film violenti usati per purificarlo». E' Kubrick stesso a raccontare (non senza una punta di cinismo) l'esperienza con il divaricatore: «Abbiamo usato un normale attrezzo chirurgico detto "il fissapalpebre". Ci voleva coraggio e un'anestesia totale perché lui potesse metterselo […] Non gli piaceva per niente e la prima volta non si riuscì a completare veramente la scena. Lo affrontò nuovamente alla fine. Doveva farlo. La scena non sarebbe stata credibile altrimenti. Una delle peggiori fantasie che si possano immaginare è di essere in una camicia di forza, legato a una sedia, e incapace perfino di sbattere gli occhi». McDowell si ferì una cornea e disse a Kubrick che il dolore non gli permetteva di continuare. «Andiamo avanti», rispose il regista «farò in modo di fare la scena a favore dell'altro occhio». Non ci volle molto al giovane attore per instaurare un tipico rapporto di amore-odio: «Ho scoperto qualcosa: che sono veramente affezionato a Stanley […] è un genio, ma è dotato di un umorismo nero come il carbone. A volte mi vengono dubbi sulla sua… umanità».

Data la passione di Alex per i compositori classici -nella fattispecie Beethoven-, la musica richiese particolari attenzioni. Kubrick, dovendo utilizzare brani preesistenti, decise di ricorrere al sintetizzatore. Tale scelta fu dettata dall'esigenza di far percepire allo spettatore un clima futuristico e per farlo decise di chiamare Walter Carlos, un compositore che collaborò alla creazione del famoso sintetizzatore Moog. Benché la musica in stereofonia fosse già disponibile, Kubrick preferì mixare le tracce in mono, perché non tutti i cinema erano predisposti per l'ascolto della colonna sonora in stereo; il dolby system fu comunque utilizzato, ma solo come riduttore del fruscio.

Ancora una volta Kubrick sceglieva di non attenersi ad una sceneggiatura vera e propria, ma a sommarie indicazioni di scena e dialoghi che potevano essere cambiati in qualsiasi momento. Nella famosa scena a casa dello scrittore, le cose andarono a rilento per circa una settimana; la scena, semplicemente, pareva non funzionare. La povera Adrienne Corri parve sul punto di scoppiare in una crisi di nervi mentre Kubrick cercava di capire perché la scena non ingranava. Ad un certo punto chiese a McDowell se sapesse cantare e ottenne una risposta affermativa. L'attore provò ad intonare il motivo di Singin' in the rain e accompagnò l'esecuzione con una danza dissacratoria. Kubrick, illuminato da tale scelta, corse a comprare i diritti della canzone, ideando quindi una delle scene più disturbanti della storia del cinema.

Arancia meccanica fu pronto nella seconda metà del '71. Ancora una volta, l'implacabile verdetto della Mpaa doveva abbattersi sul film. Lo fece nel peggiore dei modi: fu classificato con una X, esattamente come accadde con I Diavoli di Russel e Cane di paglia di Peckinpah.

Il film esordì nelle sale scatenando i previsti dibattiti. La critica, come era sempre avvenuto per Kubrick, si espresse in giudizi fortemente contrastanti fra loro; ottenne molte lodi, ma anche accuse circa presunti incitamenti alla violenza, essendo questa mostrata con un certo compiacimento. Il regista difese fino alla fine il film: «La cultura sembra non avere effetti sul male. Molte pagine sono state scritte sul fallimento della cultura nel ventesimo secolo: l'enigma dei nazisti, che ascoltavano Beethoven e mandavano milioni di persone nelle camere a gas. Non serve a niente sostenere che la legge e l'ordine sono un falso argomento sollevato da elementi neofascisti che ci vogliono attaccare. Può darsi, in effetti, che lo facciamo, ma è un problema autentico. Di sicuro una delle serie questioni morali proposte da Arancia meccanica è se il male del metodo usato dallo stato per trovare una cura per il crimine sia peggiore del male individuale di Alex. A ogni modo, qualsiasi cosa io pensi e quale che sia la vera natura dell'uomo, in qualche modo è riuscita a sopravvive e c'è da sperare che continuerà a sopravvivere» «Anche se in proposito esiste una certa dose di ipocrisia, tutti sono affascinati dalla violenza. Dopo tutto, l'uomo è l'assassino più privo di scrupoli che abbia mai calcato la terra. Il nostro interesse nella violenza riflette in parte il fatto che a livello subconscio siamo molto poco diversi dai nostri antenati primitivi».

Ma, nonostante i suoi interventi, orde di benpensanti accusavano Arancia meccanica di aver ispirato una serie di violenze compiute da ragazzi truccati come i drughi del film. Una ragazza affermò di essere stata stuprata da ragazzi che cantavano Singin' in the rain. I sociologi esaminano i problemi nel loro insieme, senza la responsabilità di doverli risolvere. Ma i politici, che hanno questa responsabilità, devono impostare i problemi della società in modo che abbiano una soluzione, dando così l'impressione di poterli risolvere. L'obiettivo più vicino fu in questo caso Arancia meccanica e Kubrick decise di togliere alcune scene sessualmente esplicite in modo da far assegnare al suo film una più innocua R dalla Mpaa; il film fu così visto da un più ampio pubblico. Ma le grane sembravano non finire e Kubrick ricevette personalmente delle minacce. Si spaventò tanto da chiedere alla Warner di ritirare il film dall'Inghilterra, cosa che avvenne nel '74. Nessun altro regista al mondo avrebbe avuto il potere di far togliere un film dalla circolazione.

Il percorso attraversato da Alex, anch'egli ingarbugliato in un rito di passaggio il cui stato di liminalità è posto nella sua permanenza in carcere, è tortuoso, impervio e senza sbocco. Dapprima immerso in una catatonica violenza, Alex ci mostra quello che per lui è la sua amata ultra-violenza; niente più di un gioco, un bieco divertimento che lo appaga in pieno; un gioco da fare in compagnia, insieme ai suoi drughi, di cui è a capo. La musica non armonizza la violenza, ma funge piuttosto da contrappunto ironico; l'ouverture del Guglielmo Tell, accompagnato dalla velocizzazione delle immagini durante la sequenza dell'orgia, è da intendere in questo senso. Contrappunto ironico, ma anche stimolante: ad Alex basta infatti l'ascolto di Rossini per riacquistare lo status di leader che gli compete, in seguito ad un "ammutinamento" del suo gruppo. Kubrick costringe lo spettatore a filtrare il tutto attraverso l'esperienza in prima persona di Alex non tramite soggettive, ma grazie alla voice-over dello stesso; siamo costantemente messi al corrente di tutti i suoi pensieri e il costante rivolgersi a noi con maniera gentile e affabile fa sì che si tenda a simpatizzare, in una certa maniera, per lui. Nei recessi della nostra mente scatta un'identificazione inconscia e anche se le sue azioni ci disgustano, non possiamo fare a meno di prenderne parte. Ma è bene constatare immediatamente che Alex rappresenta solo la parte più "fanciullesca" della violenza espressa dal film; se abbiamo detto che lui "gioca", in altri personaggi scompare l'elemento ludico e si impone la convenienza che se ne può trarre. C'è un insieme di personaggi che tiranneggia Alex, una volta reso impotente; i suoi stessi drughi sono ben diversi dal suo leader. Essi muovono i propri interessi verso una funzione che appare socialmente distorta ed è per questo motivo che Alex non riesce inizialmente ad allinearsi alla loro "filosofia del furto". Per i drughi rubare costituisce un atto assimilabile al lavoro, un qualcosa che si fa per vivere e da lì l'esigenza di "mirare in alto" e rendere il gruppo più organizzato venendo meno all'idea di accentrare il potere in una figura sola; Alex agisce secondo natura e necessità e non ha bisogno che le sue gesta vengano veicolate da alcun tipo di organizzazione sociale. Trovata l'ispirazione da una finestra aperta da cui giunge Rossini, Alex trova le forze per ristabilire l'equilibrio perso nel tentativo di "ammutinamento" e decentramento della leadership. Non è difficile stabilire come la piccola squadra di Alex prefiguri una tipologia di organizzazione statale. Gli stessi drughi, una volta perduto il loro leader, perdono anche la stabilità di cui prima godevano e si ritrovano per sopravvivere a tutelarsi presso un leader ugualmente violento: lo stato. La fase di liminalità di Alex è il carcere; lì, dopo l'omicidio (che Alex commette "giocando") accetta di prendere parte ad un esperimento di integrazione sociale. Tramite una tecnica pavloviana -basata cioè sul condizionamento- viene portato a rigettare qualunque tipo di forma di violenza. Ma il caso vuole che ci vada di mezzo anche Beethoven, utilizzato come colonna sonora di un documentario sul fascismo. E' l'intrusione del caso, del particolare che fa perdere la battaglia a Napoleone, del bicchiere rotto in 2001. Il burocrate portavoce della nuova cura Ludovico ostenta orgoglio presso una platea che osserva Alex ridotto in stato larvale. Ed è strano come la coscienza del film sia affidata al parroco, figura non certo idolatrata da Kubrick; è lui che mostra il punto di vista del film, cioè che l'annullamento del libero arbitrio in Alex ha come conseguenze l'annullamento della volontà. Si può definire ancora uomo Alex, che non è nemmeno in grado di sfiorare il seno di una donna? Fino a che punto lo stato ha il diritto di intervenire per ciò che concerne i grandi dilemmi morali, che non possono essere risolti politicamente? Ed è qui che Alex inizia a sperimentare una serie di contrappassi, a ricevere violenza persino dai propri genitori. Ma Arancia meccanica si chiude, nel suo pessimismo, con una nota di speranza; Alex può guarire, ma nessuna struttura dedicata potrà mai farlo; dovrà invece trovare qualcuno che sappia parlargli, come il suo Beethoven era in grado di fare.

Dibattiti e analisi su Arancia meccanica sono all'ordine del giorno, ma preferiamo lasciare la parola a Kubrick stesso: «C'è sempre stata violenza nell'arte. C'è violenza nella Bibbia, violenza in Omero, violenza in Shakespeare e molti psichiatri ritengono che funga da catarsi più che da modello. Credo che la questione se ci sia stato un aumento di violenza al cinema e, se c'è stato, quale effetto abbia avuto, è in gran parte un problema determinato dai mass-media […] Penso che tendano a sfruttare questo problema perché permette loro di esibire e di discutere i cosiddetti fattori nocivi da un'arrogante posizione di superiorità morale. La nozione semplicistica per cui cinema e televisione possono trasformare una persona altrimenti buona e innocente in criminale, ha forti reminiscenze con i processi alle streghe di Salem. Questa tesi viene ulteriormente incoraggiata dai criminali e dai loro avvocati che sperano in pene più miti con questa scusa […] Il ministro interpretato da Anthony Sharp è chiaramente un esponente della destra. Lo scrittore, interpretato da Patrick Magee è un pazzo di sinistra. "la gente comune dev'essere condotta, guidata, spinta", dice ansimando al telefono. "venderanno la loro libertà per una vita più facile!" […] Credo fermamente nella democrazia parlamentare e sono dell'idea che il potere e l'autorità dello stato dovrebbero essere resi ottimali e dovrebbero essere esercitati soltanto nella misura richiesta per mantenere le cose civilizzate. La storia ci ha mostrato cosa succede quando si tenta di eliminare gli elementi indesiderati. Ci ha anche dimostrato quanto sia stato tragicamente sbagliato credere che la distruzione delle istituzioni democratiche ne faccia nascere di migliori. Certamente uno dei problemi sociali più difficili da risolvere oggigiorno è come lo stato possa mantenere il necessario grado di controllo sulla società senza divenire repressivo. Lo stato vede davanti a sé lo spettro minaccioso del terrorismo e dell'anarchia e ciò aumenta il rischio che esso reagisca per eccesso riducendo le nostre libertà. Come per tutte le altre cose della vita, è una questione di giusto equilibrio e di una certa dose di fortuna».


Torna suSpeciale a cura di cash - aggiornato al 26/10/2004