Il viaggio della memoria si apre con un ritorno a casa: è Paul Simon che, come ci informa una didascalia, è tornato a piedi dalla Grande Guerra. La vicenda è ambientata nel paesaggio rurale tedesco nell''Hunsrüch, in un villaggio chiamato Schabbach. Saranno molte le inquadrature di raccordo che separano (solitamente) un balzo temporale o spaziale a mostrarci l'infinita campagna ora in bianco e nero e ora a colori, con l'erba mossa dal vento a rassomigliare ad un immenso mare verde. Questo è l'ambiente dove il figliol prodigo fa ritorno, luogo dove il tempo non si è fermato e di certo neanche le attività di famiglia.
Straordinarie in tal senso queste prime scene in cui i personaggi non dialogano, si capisce tutto da sguardi e linguaggi del corpo: Mathias, padre di Paul e fabbro del villaggio, non ha bisogno di abbracciare suo figlio per dimostrare la sua felicità e viceversa a Paul basta aiutarlo nella fucina. Come se nulla, neanche un conflitto umiliante, possa fermare i cicli della vita che come vedremo sono destinati a ripetersi in continuazione. L'ambiente familiare, l'amore e comprensione della madre-matrona Katharina e dei fratelli Eduard e Pauline, sono solo all'apparenza idilliaci; in verità è il personaggio di Paul a catturare l'attenzione da subito per quello che diventerà il leit-motiv dei protagonisti maschili e femminili della saga: la costante voglia di cambiare, il non esserci.
Paul Simon è tornato da chissà quali orrori ma non è felice o almeno non lo dà a vedere, bensì ha lo sguardo perso nel vuoto e accetta con passività i saluti di conoscenti e familiari che vanno a rendergli omaggio. Non capiscono queste persone che il "loro" Paul non è mai stato di nessuno e mai lo sarà. Solo la giovane Maria, destinata a diventare la vera protagonista del primo "Heimat", in parte capisce che Paul Simon dalla guerra in realtà non è mai tornato veramente.
Reitz affronta in due ore nove anni di vita tedesca, e il primo frammento è uno dei più ostici ed affascinanti da seguire essendo tanti i personaggi che in poco meno di 120' cambiano vita, si evolvono. Quello che colpisce è l'abilità di scrittura ad una seconda, terza, quarta visione: Reitz e Peter Steinbach non lasciano nulla al caso. Si cominciano già ad intuire i fantasmi del futuro nazista in tanti avvenimenti che il tempo non decreterà innocenti: il pregiudizio, l'odio contro gli ebrei e i socialisti, l'umiliazione del trattato di Versailles e il conseguente odio per i francesi con la voglia di rivalsa. Schabbach non realizza del tutto la distruzione che la guerra ha portato con sé ma preferisce distogliere l'attenzione prendendosela con il diverso, come sempre: Apollonia, la figlia degli zingari, la strega perché porta i capelli neri, che vive una vita d'inferno da bambina e ancora di più da adulta perché ha un figlio con un soldato francese. Le malelingue, ovvero tutta Schabbach, sono convinte che nel letamaio del paese essa abbia seppellito il figlio della discordia ma in realtà un drenaggio accurato rivelerà un'innocua motocicletta. I quotidiani parlano con noncuranza di un evento passato "inosservato" come la festa dei lavoratori del Primo Maggio, di delitti e disordini lontani ma destinati ben presto ad invadere la vita di un paesino di campagna.
Wiegand il borgomastro, padre della donna che diventerà moglie e madre dei figli di Paul, inizia il percorso di ostentazione della ricchezza che poi porterà suo figlio Wilfried a diventare un SS; è il primo a comprare la motocicletta (finita nel letamaio), il primo che comprerà un automobile inutile a Schabbach, che guida per portare la sua famiglia dalla chiesa alla casa, che si trova a qualche metro. La fiera ostentazione lo contrappone al poveraccio Glasisch, il vagabondo che passa inosservato o "sopportato" nella vita di tutti e si assumerà l'onere di riassumere le sorti della famiglia Simon ad ogni episodio. Proprio lui dirà lapidario una frase che zittirà Wiegand, che lo disprezza, cogliendone in pieno l'essenza arrivista: "Chi ostenta tanto denaro lo fa perché prima era un morto di fame".
In sostanza in "Nostalgia di terre lontane" si raccontano i germi che porteranno al cancro del nazismo; lo si evince chiaramente dal discorso tenuto al monumento ai caduti dove si parla di un genio che la Germania evocherà dal suo sangue a portare il riscatto alla "ridicola" pace di Versailles. Con il senno della Storia, ci rendiamo conto che i giochi dei ragazzini che tirano sassaiole alle finestre di un socialista ebreo non sono innocenti ma definiscono un odio destinato a diventare sempre più adulto e feroce. Come la metafora geniale dei bacilli che Pauline si becca proprio a causa dei vetri infranti dalla sassaiola: Reitz delinea l'arretratezza scientifica e culturale di Schabbach senza ostentarla, con una poetica cruda e lirica allo stesso tempo. Katharina, spaventata, ha il terrore che i bacilli possano infettare tutta la casa e si danna su dove buttare l'acqua dove sua figlia ha tenuto la mano rossa e gonfia. I bacilli dell'ignoranza culturale e razziale sono destinati ad infettare davvero la Germania negli anni seguenti.
Fanno un po' tenerezza gli uomini allo sbando come Eduard che per riscattare una vita malaticcia e asmatica usano l'arte di arrangiarsi, tra un brevetto per scoprire i monumenti a tempo con la musica e il fantomatico ritrovamento di oro nei fiumi della regione.
Ma tornando a Paul, il vero protagonista di questo primo appuntamento; la sua lontananza mentale, tesa verso la ricerca di quel "qualcosa d'altro" che non troverà mai pace nei cuori, è anche la nostalgia di terre lontane. Schabbach è un orizzonte limitato per lui che si appassiona dei simboli della modernità crescente come la radio, una sorta di fonte di appagamento in mancanza dell'arte (che invece coglierà al volo quel suo figliastro Hermann); ma questo non basta. Sembra innamorato di Apollonia ma si ritroverà lontano da lei e sposato con Maria che nella prima scena del suo ritorno lo guardava ignorata dalla finestra. Piangerà sul suo grembo lacrime in una sequenza che mischia desiderio erotico e tristezza, quel grembo da cui tutti si allontaneranno e tutti ritorneranno, alla fine. I segnali di cui Reitz dissemina la pellicola ci fanno intendere implicitamente che i due si sposeranno, come quella tela bianca tipo Penelope che Maria ha preparato per lui.
Tutto questo, come scritto, non basterà. Come dei segnali d'avvertimento, frequenti in "Heimat", ritroverà nel bosco un cadavere nudo di una donna sconosciuta (forse "un'ebrea" del cui omicidio verranno sospettati uomini in base alle appartenenze politiche), e già qui si può riscontrare la disillusione nel suo sguardo, come se quella donna incarnasse per lui la morte spirituale della sua "altra" vita con Apollonia che non potrà mai più esserci. Una notte viene svegliato dai disastri che una martora ha causato nel pollaio, il giorno dopo preparerà una trappola per intrappolarla. Ma la trappola è la stessa in cui Paul forse si sente e prima che scatti egli fuggirà via, un giorno come tanti, senza il minimo preavviso. Lascerà due figli piccoli, Anton ed Ernst, e una moglie che è l'unica a rendersi conto che questo gesto improvviso si protrarrà per molti anni a venire.
Paul, tornato a casa nella sua Heimat, dal momento che la vive "dall'interno" non la riconosce più e scapperà lontano. Alla ricerca di altre terre lontane di cui si ha nostalgia senza mai averle conosciute.
Torna suSpeciale a cura di elio91 - aggiornato al 25/01/2013