L'apertura è affidata ad una sala cinematografica in quel di Simmern (paese più "cittadino" di Schabbach) dove viene proiettato un film tedesco di Douglas Sirk con protagonista Zarah Leander, una delle dive del cinema tedesco all'epoca del nazismo, la contrapposizione a Marlene Dietrich "traditrice". Scorcio di breve storia del cinema (vediamo un manifesto di cinema d'epoca come "La prigioniera di Sydney" con sempre la Leander protagonista) in cui notiamo come le persone siano prese dalle emozioni semplici, e come Maria e Pauline abbiano voglia di tornare giovani e travestirsi da... Zarah Leander; scherzano, si divertono, si comportano come ragazzine tornando a casa dalla sala cinematografica che a Schabbach ancora non c'è: la loro, specie quella di Maria, è stata una vita mai vissuta veramente ("bisognerebbe tornare giovani"). Per la moglie del fuggitivo Paul non è stata facile, ha dovuto fare da madre e padre a due bambini in un'epoca durissima; è per questo, per non farli incappare nei suoi stessi errori, per non farli insomma trovare impreparati alla vita, che lei coltiva e alimenta le loro passioni con entusiasmo e contro il parere del fratello Wilfried che li vorrebbe in divisa, forti nelle materie fisiche e nel culto edonistico del corpo e dell'educazione fisica hitleriana. C'è anche il culto della morte, quello rappresentato dagli anelli col teschio (ma anche collane gioielli bracciali) che vanno a ruba e fanno guadagnare ancora di più Pauline e il marito orologiaio Robert. Maria in un attimo di sbandamento lucido vede "accendersi" di viola i rubini, come noi vediamo ovviamente risaltare il colore degli occhi nel bianco e nero predominante nella scena in questione.
A conti fatti il 1938 è la quiete prima della tempesta, si saldano e cementano rapporti idilliaci ma destinati a durare poco. È il caso di Otto Wohlleben, ingegnere arrivato a Schabbach per costruire una via militare col lavoro di seimila uomini. Farà da padre vero e proprio a Ernst e Anton in mancanza di Paul, tutti si rendono conto del legame e degli sguardi che lui e Maria si lanciano. Tranne, paradossalmente, loro stessi. Vengono snocciolati pettegolezzi, c'è una sorta di tensione che pare destinata a non esplodere mai, fino ad una festa di ballo dove sanciranno la loro unione LONTANO dagli sguardi e dall'interesse della gente, ballando da soli in mezzo la pista e con l'orchestra che sbaracca e va via. Non è importante, non hanno bisogno della musica per ascoltare quella che risuona fortemente nelle loro orecchie.
Giunge, nello stesso periodo a Schabbach, Martina, prostituta che Reitz ci ha già fatto incontrare (diede il "benvenuto" ad Eduard a Berlino anni prima) e che allieta per un brevissimo lasso di tempo il lavoro dei tanti soldati sotto le direttive di Otto. Anche lei dovrà a suo modo sottostare agli ordini di Lucie che la rimprovera in continuazione, dato che com'è ovvio Martina le ricorda il suo passato nel bordello chiamandola ancora, innocentemente e senza volerlo, "signora direttrice". Eppure anche lei si lascia andare ai ricordi e alla malinconia dei genitori, del passato insomma. Lucie che forse prima aveva vissuto e ora che ha sacrificato tanto per scalare il suo ruolo in società si rende conto di quello che gli manca davvero, e non solo del soddisfacimento materiale. Chiude infatti come un ammonimento il questo capitolo del primo "Heimat" proprio Eduard, che invoca e spera in una sorta di cristallizzazione del tempo. Le cose sono perfette cosi, nei rimpianti di ciò che si è avuto o di quello che non si è mai avuto. Il futuro, anche se non sembra, è incerto più che mai. Eduard ha ragione, ma non può sapere quanto orribilmente ce l'abbia. È in arrivo la tempesta dopo la quiete malinconica che si respira nelle vie delle alture del Reich.
Torna suSpeciale a cura di elio91 - aggiornato al 25/01/2013