Il film racconta di un amore romantico e drammatico, ostacolato da una malattia che tiene i due protagonisti lontani, privati di qualsiasi contatto fisico che possa minacciare la cura sperimentale che stanno seguendo.
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Anche gl'adolescenti (odierni e benestanti) piangono. È un bene che pure loro si liberino da oltreomistici deliri d'onnipotenza e riconoscano la propria costitutiva fragilità, vulnerabilità, infermità. È un male ch'il regista confini ciò nell'ambito d'una specifica patologia medica invece di farne un (per ora) ineluttabile discorso universale. Superflui gl'ammiccamenti alla psicologia d'Harlow e al dramedy shakespeariano; fastidioso il superficiale approccio ideologico ("la vita è breve, goditela").