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In qualche paesino sperduto, vicino ad un fiume giace il corpo nudo di un’adolescente morta. Samson, il suo ragazzo, lo stesso mattino a scuola si vanta agli amici di aver ammazzato la sua compagna, nessuno gli crede, finché non li invita a vedere il corpo. Per un attimo calmi, poi increduli, decidono di non parlarne fino a quando della vicenda vengono a sapere (e vedere) due amiche della vittima. Layne, la voce della banda e pieno di sfide, prova a convincere gli altri di non andare alla polizia ma di risolvere il problema, salvando in questo modo un amico che per quanto è sincero si mostra indifferente. Questo film, dalla trama inizialmente assurda, m’ha colto di sorpresa per la sua vasta caratterizzazione dei personaggi e gli intrecci narrativi della storia, nonché per i dialoghi semplici e diretti. Una generazione di spinelli, di problemi familiari, alle prese con un omicidio, invece di denunciare l’amico (colpevole) per il grave reato commesso, tendono ad aiutarlo, segno di un futuro allo sbando, di poca fiducia nel prossimo e zero senso morale, manipolati come pecore da un tipo più “emancipato” di loro.
Meglio del fanciullesco (in parte) Mean Creek, più serio invece di Stand by Me.