Voto Visitatori: | 6,03 / 10 (50 voti) | Grafico | |
Voto Recensore: | 5,50 / 10 | ||
Tom Cutler è un ex poliziotto con una ben avviata impresa di pulizie, diversa dalle altre perché si occupa di ripulire scene del crimine. Dopo aver svolto l'ultimo lavoro, si accorge di alcuni particolari che sembrano riportare ad un uomo scomparso, testimone chiave di un'inchiesta sulla corruzione della polizia. Capendo di essere stato incastrato come complice per aver occultato la scena dell'omicidio, Cutler tenta di scoprire da solo la verità, cercando di rivelare il meno possibile a chi gli sta intorno.
"Cleaner" si presenta da principio come un insolito thriller. Questa particolare figura del meticoloso "ripulitore" di sangue appare un intrigante spunto da cui trarre una storia non scontata. Un uomo con ruolo perfettamente dentro all'ambiente delle scene degli omicidi così da imbastirci sopra un giallo, ma comunque da una prospettiva del tutto singolare. Cutler stesso, interpretato da Samuel L. Jackson, spiega in cosa consiste il suo lavoro con una buona dose di particolari miscelati a scene esplicative interessanti. Un inizio coi fiocchi fa ben sperare un altrettanto discreto prosieguo. Si potrebbe già dire ci sono le carte in regola per un bel thriller. Si potrebbe, ma in realtà non si può.
L'auspicio di una buona visione non appare infatti esaudito a tutti gli effetti. Ad elementi sostanzialmente buoni se ne affiancano altri esageratamente scontati o poco efficaci, in maniera tale che tutta la struttura perde inevitabilmente credibilità.
L'attore protagonista, Samuel L. Jackson si dimostra buon interprete del ruolo, convincente e misurato. Ed Harris, al suo fianco ad impersonare l'amico e ex collega Eddie Lorenzo, appare anch'egli una scelta adatta. Nonostante l'esecuzione dell'attore, il personaggio principale non appare caratterizzato abbastanza. È un uomo silenzioso, preciso e solitario; non si fida di nessuno e ha il cuore indurito dalla vita: è vedovo con una figlia adolescente con cui rapportarsi cercando di instaurare un legame di fiducia e complicità.
Si sarebbe potuto approfondire meglio questo aspetto della vita di Cutler, spiegando in maniera più avvincente cosa successe alla moglie, episodio usato più come espediente narrativo in un dialogo che non come caratterizzazione di un passato psicologico. Stessa critica per il personaggio di Eddie Lorenzo, che risulta essere un soggetto piatto e molto prevedibile nelle azioni e negli intenti, invece che uomo solo alla ricerca di legami e fiducia fraterna. A chiudere il triangolo abbiamo la fascinosa Eva Mendes, la quale invece, in quanto a recitazione, lascia molto a desiderare. Minimamente trasportata dal suo personaggio, Ann Norcut, ragazza di periferia risollevata dal matrimonio con un uomo di ceto alto-borghese, frustrata per non poter avere figli; i drammi personali di questa donna non emergono in nessun modo, tanto che si ne percepiscono solo per le parole dettate dal copione. Non c'è profondità e non si avverte alcun cenno di malizia o mistero, in un soggetto che poi si rivela la chiave di lettura principale.
La sceneggiatura aveva ben intrecciato più elementi disturbanti, volti a distorcere e confondere la verità finale. Lo spettatore non sa se si è deciso di incastrare Cutler, se è un caso di occultamento di prove sulla corruzione dei poliziotti, oppure se c'è sotto qualcos'altro. La prevedibilità di alcune scene, partendo dai dialoghi, scontati anche da dedurne le parole in alcuni momenti, arrivando fino alla strutturazione della suspense, fanno scemare ogni scintilla creativa di originalità.
La fotografia e alcuni cambi d'inquadratura e ambientazione rifocillano un'attenzione man mano disillusa e debole, rendendo piacevoli alcune azioni e il susseguirsi della vicenda. Ma tale nota positiva non regge tanto da migliorare il giudizio complessivo del film.
L'idea di partenza poteva rivelarsi un'ottima di realizzazione di un thriller di impianto magari classico ma incalzante. I presupposti c'erano tutti: storia attiva e avvincente anche perché diversa, cast stellare con possibile buona resa, e trovate creative per il montaggio e la fotografia. Ciò che ne viene fuori è un lungometraggio prevedibile, molto spesso vicino alla banalità, che pare una brutta trasposizione cinematografica di "CSI – Crime Scene Investigation", visto il soggetto su cui s'incentra la vicenda, al quale viene applicata la standardizzazione stanca di chi non sa come proseguire. Il regista Renny Harlin ebbe la fortuna di brillare solo in occasione del fortunato "Cliffhanger" per poi non riemergere più nonostante numerosi tentativi. Anche in questo caso dimostra di averci provato, con buoni propositi ma sicuramente poca convinzione, sprecando sceneggiatura e occasione.
Gradevole e apprezzabile a tratti, non merita la sufficienza in un giudizio obiettivo, poiché le premesse e il genere di appartenenza richiedono ben altra tempra e qualche rischio degno di un giocatore d'azzardo.
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Recensione a cura di ele*noir - aggiornata al 17/07/2009
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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