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"The Constant Gardener" di Fernando Meirelles, con Ralph Fiennes e il premio Oscar Rachel Weisz, è tratto dal romanzo di John Le Carré «Il giardiniere tenace».
Quando Meirelles e Channing-Williams, rispettivamente regista e produttore del film, andarono in Kenya per un primo sopralluogo, l'istituzione diplomatica britannica, stanziata a Nairobi, che nel romanzo da cui il film è tratto è dipinta come un concentrato di cinismo, intrallazzi e immoralità sessuale, rispose loro: «Ma fra i tanti libri che il signor Le Carré ha scritto, perché avete scelto il meno bello?». Nella risposta c'è un po' l'essenza dell'ambiguità che il consolato britannico tenne nella vicenda narrata da Le Carrè.
I due, comunque, ebbero tutto l'appoggio necessario, ulteriore dimostrazione dell'intelligenza politica di chi sa che a una possibile cattiva pubblicità non si risponde con l'ostracismo, ma con la superiorità, con l'apparente liberalismo.
Nel romanzo il consigliere diplomatico Justin Quayle scopre che dietro l'assassinio della giovane moglie Tessa, un'impulsiva e appassionata sostenitrice dell'impegno civile nel Terzo mondo, si nasconde un intrigo dove circolano parecchi quattrini. C'è una multinazionale che testa sulle popolazioni africane, quella del Kenya in primo luogo, medicinali di cui ancora non si conoscono gli effetti collaterali, e lo fa grazie a connivenze che le garantiscono l'appoggio di governi europei, quello britannico in questo caso, e l'acquiescenza delle autorità locali.
In pratica, gli africani fanno da cavia alle medicine che dovrebbero curarli e muoiono, perché il farmaco viene testato sulla loro pelle, invece che attraverso un iter di laboratorio, molto più lungo e dispendioso.
«Chiunque vada in Africa - dice Ralph Fiennes - si accorge che lì è in atto una tragedia di cui non si vede la soluzione e a cui però non si può rimanere indifferenti. Il mio Quayle è un diplomatico abituato alla razionalità e a quella dose di distacco necessaria per non lasciarsi travolgere dalle emozioni. Ed è proprio l'esatto opposto rappresentato da Tessa, la moglie, a fargli capire che anche l'occuparsi di una sola vita, anche cercare di salvare un singolo caso, può essere una forma di aiuto. In alcuni casi sono stati dati farmaci non testati a persone ignare, ma questo non accade così di frequente. Però esiste una grande responsabilità da parte di queste multinazionali, che riguarda la possibilità di certi Paesi o persone di avere accesso a farmaci efficaci. Le multinazionali, siano esse farmaceutiche o petrolifere, hanno un grande potere che fa paura, perché hanno la capacità, spesso con la complicità dei governi, di influenzare la nostra vita. E quindi importante che questi temi vengano resi noti all'opinione pubblica, attraverso un film, ma non solo».
Il titolo originale del film perde un po' nella traduzione letterale, Il giardiniere tenace.
«Justin non è solo tenace - spiega Rachel Weisz, la cui appassionata interpretazione le è valsa il premio Oscar - è gentile, è ostinato, è fedele, tutti aggettivi che in quel primo si annidano. Ed è questo suo modo di essere che spiega perché Tessa si innamori di lui e, per non metterlo in pericolo, gli nasconda ciò che sta facendo. E perché lui, nell'indagine che intraprenderà rischiando la sua vita, tenti di ridare alla mia immagine la dignità che era stata alla base del nostro vivere insieme».
Spiega Fernando Meirelles, il regista già autore dell'ottimo "City of God": «Le Carré ha scritto un bellissimo thriller e questo aspetto del business farmaceutico, del giro di miliardi che produce, della corruzione che grazie ad esso si ottiene, è una delle chiavi sia del romanzo sia del film. Durante il montaggio però mi sono accorto che il sottolineare eccessivamente questo aspetto andava a discapito dell'altro elemento clou, ovvero la bellissima storia di amore e di sentimenti fra due persone tra loro diverse, che si amano e si proteggono, o almeno cercano di proteggersi, vicendevolmente. Così ho snellito quella parte e ho dato una maggiore omogeneità all'insieme».
Ed è l'equilibrio fra amore, spionaggio, impegno e denuncia sociale che caratterizza questo film, pur rischiando di diventarne il limite. Meirelles gira spesso con la camera a mano, deviando dai binari classici hollywoodiani, con lo stile caratteristico del suo più riuscito film precedente. Dopo il successo del bellissimo "City of God", il regista brasiliano alza il tiro e con più soldi a disposizione scrittura un manipolo di star, perdendo però la forza delle immagini e l'incisività narrativa della pellicola precedente.
"The Constant Gardener" appare essere un film incompiuto.
Non sarà sufficientemente apprezzato dagli amanti del thriller classico, ciò nonostante resta dentro la tradizione drammaturgica di genere, risultando in definitiva, una sorta di ibrido.
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Recensione a cura di maremare - aggiornata al 07/03/2006
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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