Ambientato durante la seconda guerra mondiale, la storia riguarda un gruppo di soldati ebrei prossimi all'esecuzione comandati dal tenente Aldo Raine (Brad Pitt), quando ottengono invece una chance per salvarsi: riportare con sè cento scalpi nazisti. Il gruppo sarà impegnato anche nell’operazione Kino, durante la quale dovranno attaccare il nemico mentre viene presentato, a Parigi, un film di propaganda, alla presenza di Joseph Goebbels, uno dei principali gerarchi nazisti.
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Abile manipolatore di generi, caratteri e stereotipi cinematografici, che reinventa con entusiasmo a ogni fotogramma, questa volta Tarantino ‘corregge’ a suo piacimento persino la realtà storica. Lo fa con lo sberleffo grottesco del vendicatore cinefilo, con trovate paradossali ipercitazioniste e ribaltamenti spiazzanti. Magistrale il primo capitolo, che si apre come un western, prosegue come un pacato interrogatorio di routine in cui però la tensione drammatica sale di minuto in minuto, per interrompersi inaspettatamente al comparire di quell’assurda pipa assolutamente fuori contesto, e infine per chiudersi con il deflagrare della violenza e con lo svelamento della natura ambigua del soave ma crudelissimo colonnello Landa (un magnifico Christoph Waltz). L’anima del film, più che l’azione in sé (poche le scene di splatter), sono i dialoghi infiniti e piacevolmente stravaganti, i personaggi plasmati tra il caricaturale iperrealistico (Hitler isterica macchietta) e il tragico (Shosanna che corre all’impazzata nella campagna francese per sfuggire alla morte), e soprattutto le situazioni create e smontate in un susseguirsi senza fiato di repentini cambi di registro: lo ‘stallo messicano’ nella taverna dopo il delirante giochino di società, o la comparsa di Orso Ebreo dopo una lunghissima e interminabile carrellata dentro il buio della caverna. Il film viaggia come un treno in corsa, tra il ludico e il melodramma, forse dando la falsa impressione all’inizio di una struttura un po’ slegata, di un precario collegamento tra un capitolo e l’altro. Ma procedendo nella visione, ogni traccia converge simmetricamente e compiutamente nell’epilogo esplosivo e catartico. Con il fuoco purificatore e il commento ironico di Aldo Raine doppiamente leggibile come chiosa finale alla svastica incisa sulla fronte di Landa e al film stesso.