una scomoda circostanza - caught stealing (2025)

E' un Aranofsky votato al genere e stranamente con un titolo italiano indovinato perché le circostanze in cui si ritrova il protagonista sono veramente scomode e soprattutto non volute. Il classico caso in cui stai nel posto sbagliato al momento sbagliato, il che provoca un'ondata di guai come se non ne avesse già abbastanza fra traumi passati mai risolti ed un futuro roseo andato in fumo. Ambientato negli anni 90, riecheggiando a quel tipo di cinema, in particolare al Ritchie prima maniera. La storia è piuttosto convenzionale ed il film in fondo non è nulla di originale. Il tutto però è ben orchestrato e Aranofsky i film li sa girare e si vede: belle sequenze, montaggio e ritmo serrato fino alla fine con una discreta caratterizzazione dei personaggi, in particolare il duo ebreo D'Onofrio/Schreiber quasi irriconoscibili che sembrano venire da un film dei Coen. Estremamente godibile, segno che aldilà dell'autore c'è anche un regista che può e sa fare buoni film di genere.

Occasione mancata, poteva essere un filmone, oltre ad un omaggio al cinema d'azione/poliziesco degli anni '80/'90, oscilla tra i toni drammatici della prima parte, per alternare aspetti grotteschi e scene violentissime, fino al rocambolesco finale.
Ci sono diverse cose riuscite

SPOILER
Resta però penalizzato da tante, troppe forzature

SPOILER

Peccato per alcuni passaggi nello sviluppo della storia in cui alcune cose sembrano forzate e poco credibili.
Adoro questo regista e mi piace lo stile anche se ammetto che gli ultimi lavori non sempre sono all'altezza del suo talento.

Vorrebbe essere un pulp movie tipo quelli di Tarantino o Guy Ritchie, c'è la trama incentrata su equivoci, soldi e intrecci assurdi, ci sono i mafiosi russi, c'è la polizia corrotta, la gang degli ebrei cattivissimi, personaggi sopra le righe e tutto...ma manca di quel mordente, di ironia e di quel black humor che contraddistinguono i film di questo genere.Il tono è più cupo e serio di quello che ti aspetteresti da un film del genere e da quello che inizialmente sembra promettere. Alcuni punti si arriva al drammatico e ha poco di divertente. Personalmente non mi ha fatto impazzire, nella parte centrale arriva anche ad annoiarmi, si riprende nel finale nella resa dei conti ma tutto sommato è un film facilmente dimenticabile, nonostante il buon cast di attori , prima di tutti Liev Schreiber, Vincent D'Onofrio nei panni del duo ebreo , tanto buffi quanto spietati.

Mi sono annoiato parecchio ed e' tutto prevedibile. La morte della ragazza poi veramente gratuita era l'unica che teneva su la storia. Insipido.

Un neo noir tra "Fuori Orario" e Guy Ritchie. Interessante, godibile, con un buon ritmo ma allo stesso tempo piuttosto derivativo. Curioso vedere Aronofsky con un progetto del genere, non troppo nelle sue corde, comunque alla fine della fiera "Caught Stealing" offre un buon passatempo senza travolgere. Bene il cast, bravo Butler.

ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Discreto thriller di Aronofsky, che dimostra ancora una la sua vena camaleontica, questa volta cambiando totalmente registro rispetto ad altre opere a cui ci aveva abituato e dirigendo un'opera particolarmente pulp, sporca, grezza, colma di ironia e umorismo nero, che anche ai meno ferrati può ricordare, almeno stilisticamente, un po' di Tarantino, qualcosina di Stone - "U-Turn" e "Natural Born Killers" - e tanti altri svariati autori postmoderni - mi viene in mente anche il film "Bound" dei Wachowski -

"Caught stealing" segue efficacemente l'archetipo dell'uomo comune che si ritrova invischiato involontariamente in una questione enormemente più grande di lui, il protagonista, interpretato da Austin Butler, è un ex giocatore di baseball, ancora tifosissimo della sua squadra, che si occupa del gatto di un amico, che è tornato a Londra per stare accanto al padre malato, fin qui tutto bene, se non fosse che il suo amico è ricercato da alcuni dei criminali peggiori della città che se la prenderanno anche col protagonista e faranno succedere un macello, da questo pretesto scatta una reazione a catena di eventi che porta ad una marea di conseguenze, col protagonista che finirà in ospedale e perderà un rene, la sua ragazza che verrà uccisa, sparatorie, esplosioni, inseguimenti, un patatrack di roba, tutto sommato divertente e costantemente sopra le righe, che devo dire, grazie anche ad un estroso montaggio scorre bene e fa un signor lavoro di intrattenimento, il film presenta anche una sarabanda di personaggi particolarmente macchiettistici, dal barista datore di lavoro del protagonista, costantemente ubriaco ai violenti criminali russi, alla poliziotta corrottissima e più invischiata di tutti nei malaffari, fino ai criminali ebrei che ovviamente devono fare tappa dalla madre per fare un mitzvah e rispettare lo shabbath - è sabato quindi non possono guidare perché la religione non vuole, però una strage in un locale si può fare -

Ed alla fine c'è anche qualche sequenza carina devo dire, specie nella seconda parte in cui il pathos cresce, ed anche parecchio, come il lungo inseguimento del protagonista ed il suo amico a Flushing Meadows o i momenti finali in macchina con i criminali ebre, Aronofsky non rinuncia alla sua vena sadica, con anche qualche scena particolarmente splatter, come i criminali russi che torturano il protagonista scucendogli i punti, bbbrrr, o il povero gatto che viene ferito ad una zampa.

Tutto sommato simpatico, molto apprezzabile anche l'ambientazione, una New York di fine anni novanta sporca e degradata ed una buona colonna sonora, non è particolarmente originale ma il suo lavoro di intrattenimento lo fa eccome.

Un esperimento interessante di Darren Aronofsky,che adotta ritmi e toni più vicini a Guy Ritchie. Il risultato non è un capolavoro, ma il film intrattiene grazie a personaggi ben delineati, alcune ottime sequenze e una narrazione che riserva sorprese, benché presenti anche qualche limite.

Film che si lascia guardare ma che non aggiunge niente a un genere peraltro già stra-abusato. Aronofsky tenta di fare il Tarantino ma forse non è nelle sue corde oltre al fatto di non essere aiutato dalla sceneggiatura. Torni ad essere se stesso, stiamo parlando di uno dei registi più talentuosi degli ultimi 20 anni, torni a fare il visionario anche se le cime altissime emotive raggiunte in requiem for a dream e nel cigno nero sono probabilmente irripetibili

Ormai Darren si è costruita una solida reputazione di regista autoriale ma deciso, senza compromessi evidenti. Con Caught stealing torna a girare un film su commissione che sembrava un operetta piccola e poco incisiva e invece....
Il film è una sorpresa nella sorpresa, sia per il tono, che SEMBRA leggero, come vuole far credere il trailer e invece , in più punti è un pugno nello stomaco.Il protagonista Hank è un mezzo alcolizzato ex promessa del baseball che ha buttato la carriera dopo un grave infortunio

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il tono della vicenda vira sull'azione con una buona dose di violenza anche perchè Hank si trova nel posto sbagliato nel momento sbagliato, complice anche la circostanza che ha portato il suo amico Russ, punk sopra le righe che però si è messo in un giro molto più grande di lui a coinvolgerlo nello scontro con dei criminali ucraini stupidi ma violenti, e tutto per i soldi.
In mezzo c'è il gatto di Russ, una poliziotta ambigua, la ragazza di Hank , una buona interpretazione di Zoè Kravitz e mafia russa, ebrei chassidici, barboni, altri alcolizzati e il propietario del bar dove lavora Hank.
Insomma un bel casino, ma con colpi si scena non telefonati, violenza e cattiveria fino ad un finale improbabile ma giusto.
Insomma non sarà un film epocale ma Darren è sempre una garanzia, anche con film del genere.

Le ragioni per cui il regista di The Whale, che poteva vantare la spinta del successo di critica e pubblico aldilà delle garanzie artistiche e del suo status autoriale, abbia poi deciso di indirizzarsi verso un neo-noir di questo tipo sono tra i grandi misteri dell'umanità.
CAUGHT STEALING è un film violento, quasi sadico e carnale, tanto che la sospensione dell'incredulità nei confronti delle peripezie che il protagonista fa, anche con un rene appena rimosso, viene quasi imposta. Ma questa violenza, assieme al tema sulla dipendenza da alcol, sono le uniche cose un minimo personali all'interno di quella che è una storia di autodistruzione e vendetta degna di un regista neofita qualunque.
Darren Aronofsky mostra un'America non-attuale totalmente degradata, con una visuale su New York a 360°, ma il gioco del pulp movie funziona fino ad un certo punto perché, a partire da quello che voleva essere un film coeniano, dei fratelli Coen rimangono solo i gangaster caricaturali.
La trasformazione del protagonista è impalpabile (nonostante il superamento del trauma sia un tipo di narrativa del tutto attuale nei film di genere) perché lui si trasforma in una macchina da guerra avida di soldi in maniera quasi inumana. Si è distanti persino dal rapporto di priorità che si crea con il gatto. Infine, quest'idea molto fantasiosa della polizia corrotta totalmente libera di far quello che vuole è vecchia di almeno 20 anni.

Ciao. Visto ieri sera al Giometti Cinema di Pesaro. Mi aspettavo di più, storia abbastanza piatta, si smuove solo verso la fine.La trama è particolarmente ingarbugliata, i due killer russi, i due ebrei, etc....
No buono.