duse (2025)

Valeria Bruni Tedeschi - VBT - in Eleonora Duse. La Divina odiava i primi piani del cinema e Pietro Marcello confeziona un film di primi piani. La Duse non faceva distinzione fra palcoscenioco e vita reale, ma VBT ci sfianca di soffiati, vocine esili per quasi tutto il tempo. Poi arrivano figure stereotipate di Mussolini e D'Annunzio, appena accennate. Un cast di contorno modesto, rappresentativo. Una intera scenografia di location decadenti e attori che sfianca lo spettatore per due ore, senza una storia avvicente, una scrittura confusa. E una Divina che non arriva, rimanendo nella memoria della cronaca dell'epoca.

Nel film di Pietro Marcello la figura della Duse corre parallela a quella di un paese devastato socialmente dal dopoguerra. Nazione lacerata nell'anima che porterà all'ascesa del fascismo e dall'aggravarsi dello stato di salute dell'attrice teatrale, tornata sulle scene fra un misto di necessità economica ed artistica. C'è il richiamo dei classici con Ibsen, ma anche la necessità di essere più attuali, rinnovando il repertorio, tuttavia affidato a scrittori senza talento e mediocri che troveranno più spazio nella cialtroneria di regime. C'è un senso di profondo decadimento e marginalizzazione di una diva al pari del vate D'Annunzio e sono i momenti migliori di un film che mi ha lasciato sostanzialmente freddo, probabilmente dovuto anche da un pessimo rapporto con la Bruni Tedeschi, a mio parere eccessivamente in overacting, con cui ammetto di non aver avuto mai un feeling.