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Blinky è un robottino tutto-fare, venduto come aiuto in casa alle famiglie e come amico per i bambini. Blinky in sè non è nè buono nè cattivo...d'altronde è un semplice robot. La genialità di questo corto stà nel fatto che, con solo un paio di scene dolcissime, ce lo rende umano.
E' simpaticissimo quando resta immobile in strada a guardare la donna robot con quel sorriso ammaliato. Bella anche la scena in cui lui rompe la borsa della spesa: nonostante il robot sia stato creato con un sorriso stampato in faccia, si riesce a percepire il suo profondo imbarazzo.
Blinky finisce per assumere un ruolo di succube, di sottoposto, di schiavo, per essere vittima delle angherie - anche crudeli - che riceve dal ragazzino. A queste cattiverie, agli ordini più inutili e puramente vessatori dati dal ragazzino, Blinky risponde con il suo semplice "no problem" e il suo perenne sorriso; d'altronde è un robot, ma per un attimo abbiamo la sensazione che la sua ingenuità sia uguale a quella di un bambino. Per un secondo, ci sembra di vedere in lui un bambino, mentre sta subendo le angherie da parte di un adulto immaturo, tipo un padre o un fratello maggiore, in risposta alle quali egli non può che opporre il suo innocente sorriso, perchè ancora non riesce a comprendere appieno la cattiveria adulta o il fatto comunque che questa cattiveria possa essere diretta verso di lui da una persona di cui egli si fida e che ritiene un proprio maestro.
Ambientazione futuristica non esagerata e molto affascinante. Musiche ottime, in perfetta simbiosi con le scene. Bella fotografia e inquadrature molto studiate, alcune scene molto poetiche. Infine, ancora una cosa da sottolineare di questo corto è