charlie says - charlie dice regia di Mary Harron USA 2018
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charlie says - charlie dice (2018)

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locandina del film CHARLIE SAYS - CHARLIE DICE

Titolo Originale: CHARLIE SAYS

RegiaMary Harron

InterpretiCarla Gugino, Matt Smith, Hannah Murray, Marianne Rendón, Sosie Bacon, Merritt Wever, Suki Waterhouse, Chace Crawford, Annabeth Gish

Durata: h 1.44
NazionalitàUSA 2018
Generedrammatico
Al cinema nell'Agosto 2019

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Trama del film Charlie says - charlie dice

Tre giovani donne sono state condannate a morte nel famigerato caso di omicidio di Charles Manson, ma quando la pena di morte viene revocata, la loro condanna si trasforma in ergastolo. Un giovane laureato viene così mandato da loro per aiutarle ad affrontare la realtà.

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Voto Visitatori:   6,39 / 10 (9 voti)6,39Grafico
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Voti e commenti su Charlie says - charlie dice, 9 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Jolly Roger  @  10/12/2024 13:27:31
   5 / 10
Charly says…Charly dice che…
ogni qualvolta che le tre ragazze della Manson Family parlano, anche dopo anni di prigione, iniziano la frase con "Charlie dice che…"
Charlie è Charles Manson. Un uomo follemente lucido, che ha cresciuto un gruppo di Hippyes sballati a propria immagine e somiglianza. "Cease to exist", smetti di esistere – questo era il motto. Distruggi il tuo Ego. Liberati da esso e confonditi nel mondo e negli altri, torna libero!
Manson voleva che i propri adepti smettessero di esistere come individui. Cambiava persino i loro nomi, li faceva rinascere sotto di lui. Parlare della propria vita precedente era proibito – la vita precedente era una prigione borghese, dalla quali ci si era finalmente liberati, congiungendosi alla Famiglia Manson.
Uccidete il vostro EGO.
Manson voleva che essi uccidessero il proprio Ego, sì, ma non per liberarli…semplicemente perché, al posto del loro Ego, voleva piazzarci il Suo. Svuotare i loro crani e riempirlo con la sua filosofia fatta di niente. Li voleva dominare, manipolare, controllare, e di fatto ci riusciva. Le sue adepte erano i giocattoli della sua libidine, la Famiglia era il braccio armato della sua voglia di rivalsa, di riscatto e di vendetta verso la società. Un musicista fallito, incapace di infiammare le folle con la propria musica, ma capace di infiammare la parte peggiore di un individui psicologicamente fragili.

Il film è un quadro abbastanza realistico nel rappresentare le dinamiche della Family e le tecniche di lavaggio del cervello utilizzate dal Manson – un essere alquanto più meschino di quanto non fosse violento: infatti i delitti non li commetteva lui. Lui li confezionava "soltanto". Ma li faceva commettere agli altri, assicurandosi "che ognuno doveva fare la propria parte" (tradotto: ognuno doveva dare almeno una coltellata). Perché l'omicidio di gruppo unisce e fidelizza chi vi prende parte. L'omicidio di gruppo rende gli assassini schiavi del mandante. Dostoevskij, nel suo libro I Demoni, illustra bene questo perfido meccanismo - e il demone Manson qualcosina doveva aver pur letto. Agli altri della Family era proibito leggere, ma lui qualcosa (poco in realtà) dimostrava di saperlo.

Ora, tutta questa rappresentazione del suo potere, del suo carisma, della sua volontà, è fatta bene…ma il film è un po' falso. Ci narra una realtà che non è fino in fondo reale, ma è costruita per supportare una tesi: si vuol far passare tutto quello che è successo come una manipolazione perpetrata dal solo Manson. Tre ragazze, Sadie, Katie e Lou, rappresentate nel film come tre ingenue provvedute che vengono soggiogate dal malvagio Manson, che come un burattinaio le conduce a fare delle cose abominevoli.
Emblematica la scena di Manson pifferaio, che, come il pifferaio magico conduceva i topi fuori dalla città a morir nel fiume, conduce il suo gregge di pecore fuori dalla civilità e dall'umanità, a morir sulla via del carcere.
E all'inizio il film mi inganna, mi sembra un racconto onesto e coraggioso. Resto colpito da queste tre donne: cinquant'anni trascorsi in carcere, una vita completamente bruciata, non vissuta. Donne con ali tarpate prima che cominciassero a volare nella vita. Mi dispiace per loro, ed empatizzo con loro. Violentate nel cervello. Erano consapevoli, sotto sotto, degli errori che stavano facendo, ma non riuscivano a ribellarsi a quel potere superiore, a quel guru malefico dallo sguardo magnetico.
Ma poi, dopo il film, vado a leggermi meglio i fatti.
Susan Atkins detta "Sadie", in una scena del film, abbraccia Sharon Tate sul divano ed osserva gli altri assassini, quasi proteggendola, guardandoli negli occhi quasi sperando che rinuncino ai loro propositi omicidi. E invece leggo che, nella realtà, quella Sadie disse a Sharon: "ascolta pu..tt..na, non mi importa di te. Non mi importa del tuo bambino. Stai per morire e non me ne frega assolutamente nulla!". E nell'omicidio LaBianca, la stessa Sadie defecò sulle scale delle vittime.
Katie, e soprattutto Lou, vengono rappresentate nel film come due persone presenti agli omicidi ma poco attive; sembra che tutto il lavoro sporco lo abbia fatto Tex. E invece, nei fatti, Lou teneva ferma Rosemary LaBianca mentre Katie l'accoltellava a morte. Katie peraltro aveva già contribuito agli omicidi in casa di Sharon Tate, uccidendo a coltellate una donna ospite della casa.
Insomma…questo film è una reinterpretazione radical chic di ciò che è accaduto realmente, è una mistificazione.
Invece io credo che non abbia senso parlare di un Manson burattinaio da una parte e di povere burattine manipolate dall'altra. La Family Manson è una cosa sola. E' vero sì che chi si è lasciato manipolare non ha le stesse colpe e le stesse responsabilità di chi ha manipolato, ma non per questo si può dipingere la situazione in modo tale da sbilanciare queste colpe e responsabilità in modo eccessivo verso quest'ultimo.
La chiave è in una scena, a cui il film dà un'interpretazione completamente diversa dalla mia. Quella in cui il motociclista che si ferma e chiede a Lou di fuggire con lui, di abbandonare Manson.
Ma lei resta.
Nel film, questa scena rappresenta il rimorso di Lou – per non essersene andata. In un universo parallelo, Lou è salita su quella moto e ha vissuto una vita normale. Con un lavoro borghesemente normale, in una casa borghesemente normale, con un paio di figli e soprattutto con la libertà.
Per me, quella scena rappresenta invece una scelta.
La scelta di Lou, e di Katie, e di Sadie, e di tutte le altre e tutti gli altri che hanno deciso di restare nella Family nonostante avesse preso un binario morto, un percorso che stava andando a distruggere vite umane e ad autodistruggersi.
Detto questo, le tre donne hanno espiato le loro colpe. Ritengo sia giusto, e umano, che le due donne che sono ancora vive possano uscire dal carcere (una di loro è uscita recentemente).

markos  @  22/11/2021 14:12:14
   6½ / 10
Che razza di psicopatico...

Mauro@Lanari  @  27/02/2021 11:16:09
   3 / 10
Le ambiguità già presenti in "American Psycho" (2000) stavolta diventano confusione ideologica: "Anch'io aspettavo l'arrivo d'un enorme cambiamento cosmico alla fine degl'anni 60", dice la studiosa Karlene Faith con un matrimonio appena fallito e 4 figli, "però nessuno ha ucciso degli sconosciuti". Sicura? O siamo nel territorio degl'omicidi legalizzati per tradizione contro quelli anticonformistici?

Mauro Lanari

1 risposta al commento
Ultima risposta 27/02/2021 17.25.43
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VincVega  @  10/09/2020 13:26:47
   7 / 10
Un film che avrebbe meritato maggior considerazione, perchè racconta in modo per nulla banale, come Manson riusciva a controllare e manipolare i suoi adepti, in particolare le tre protagoniste, che sono un po' lo sguardo di questo biopic, incentrato solo in parte sul criminale statunitense. Mette un po' di tristezza l'ingenuità delle ragazze, che (forse) si renderanno conto solo negli anni in prigionia di quello che hanno fatto.
Bellissima la colonna sonora con brani dei 13th Floor Elevators e dei Love.
Ottimo il finale.

Invia una mail all'autore del commento bleck  @  24/12/2019 12:32:13
   7 / 10
Intenso...
da il senso...
almeno penso...

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR wicker  @  08/12/2019 19:00:30
   7 / 10
film incentrato sulla figure delle tre ragazze della Manson family. Viene indagato il loro progressivo coinvlgimento dapprima nella vita della famiglia e poi nel massacro di bel air . manson resta marginare ma ogni scena dove c'e' è ipnotica e disturbante . Bel film ,sceneggiato con cura e con un bel finale .

Gruppo COLLABORATORI SENIOR foxycleo  @  27/11/2019 11:54:02
   7 / 10
Film interessante.
Ben interpretato e buona anche la narrazione che si alterna tra passato e presente.
Terribile l'idea di privazione di identità e di personalità di queste ragazze facenti parte della family.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR The Gaunt  @  11/09/2018 17:29:23
   7 / 10
Susan Atkins, Patricia Krenwinkle, Leslie Van Houten sono nomi poco noti inizialmente, ma quando vengono associati alla figura di Charles Manson ecco che scatta ubito il collegamento: sono le componenti del commando che massacrò Sharon Tate ed i suoi amici a Bel Air sancendo in qualche modo la fine dell'epoca dei figli dei fiori.
E' da questa diversa angolazione che il film della Harron si muove per raccontare la vita della Family alla fine degli anni sessanta. Charlie says è l'inizio della quasi totalità delle frasi che le tre ragazze pronunciano ad ogni colloquio con la loro educatrice nel carcere. Una progressiva spersonalizzazione ed annullamento dell'identità che Manson stesso inizia cambiando il nome alle ragazze. Attraverso il procedimento del doppio binario narrativo, tra passato e present,e si osserva l'evidente contrasto tra una vita apparentemente libera da vincoli, soprattutto sessuali, ma dominata in maniera assoluta dal loro guru. Ossessiva al punto di proibire la lettura di qualsiasi libro aldifuori della bibbia, del marcato razzismo e brutalità dello stesso Manson, ottimamente interpretato da Matt Smith. Un film con un ottimo cast d'attori ed intepretazioni pienamente all'altezza. Qualche dubbio sulla sceneggiatura che presenta qualche passaggio troppo repentino nella fase in cui Manson, ossessionato e frustrato dal suo fallimento musicale decide di iniziare la sua scia di sangue. Malgrado questo, uno sguardo interessante e più ampio della family mansoniana.

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  04/09/2018 00:29:49
   8 / 10
Una vera e propria doccia scozzese. Malefica come il protagonista, come musicista mancato una via di mezzo tra Dylan e Rocky Ericson. Spunto di un'operazione in stile Boys don't cry il celebrato "The family" di Ed Sanders, già musicista dei Fugs e hippie estremo di una certa filosofia di vita cfr. Un'altra?. Chi conosce la storia vedra' riflessa la Fine di un'Innocenza già morta, tra voli pindarici di farfalle e brutalità quotidiane. Un Paradiso biblico che in realtà era già l'inferno con il Dio- Manson che cita le piaghe d'Egitto e Isacco. Il film resta un vero pugno nello stomaco, psicologicamente uno dei film-reportage più violenti che siano mai stati realizzati, e lo diventa ancora di più nella sequenza finale, dove l'immaginario cede il passo alla psicosi collettiva. Nel mondo sottostante di una generazione crudele ed eversiva potrebbe anche voler dire l'assenza analitica della figura paterna. La ricerca di una felicità impossibile, corrosa dal sangue e dalla follia, dove si trova anche un forte sgomento morale per tutto cio' che delle tre artefici è andato perduto, per la loro recidiva impurita', facile che il film, durissimo, trasmetta anche una sorta di empatica e perversa tenerezza. Molto molto bello. Io sono uscito con il cuore che palpitava forte e chiedeva pietà per i ricordi. Sperando che Tarantino se ne ricordi

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