ferro3 - la casa vuota regia di Kim Ki-duk Corea del Sud 2004
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ferro3 - la casa vuota (2004)

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locandina del film FERRO3 - LA CASA VUOTA

Titolo Originale: BINJIP

RegiaKim Ki-duk

InterpretiSeoung-yeon Lee, Hee Jae

Durata: h 1.35
NazionalitàCorea del Sud 2004
Generedrammatico
Al cinema nel Dicembre 2004

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Trama del film Ferro3 - la casa vuota

Tae-suk è un ragazzo che passa il tempo alla ricerca di case altrui da abitare in assenza dei proprietari. Visitandone una si imbatte nella ricca Sun-hwa, maltrattata dal marito. I due sceglieranno di vivere ai margini, spostandosi di casa in casa, finchè la scoperta di un cadavere negherà loro la promessa di libertà.

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Voto Visitatori:   8,22 / 10 (220 voti)8,22Grafico
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Voti e commenti su Ferro3 - la casa vuota, 220 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Henry Madgett  @  14/12/2004 01:46:19
   8 / 10
"Ferro 3" inizia con un'immagine tanto silenziosa quanto eloquente,tanto sommessa quanto brutale:la bellezza percossa a colpi di solitudine.
Una statua classica che fa da bersaglio a un golfista.
Una splendida dichiarazione di intenti,che già racchiude in sè tutti i richiami più o meno simbolici del film:il ferro3,"quello che non usa mai nessuno"come ebbe a dire Kim Ki-duk,e più generalmente il golf come costante richiamo alla solitudine(alla violeza della solitudine),la bellezza(femminile?),il rumore(la parola)e il silenzio.
Come nodo narrativo(e in quanto tale pretestuoso)Kim Ki-duk mette in scena l'incontro dell'eroe con la sua bella i quali,sono eroe e bella in virtù del contesto favolistico in cui la loro assurdità(in senso positivo,sia ben inteso)li pone.Tae-suk(l'eroe)per vivere occupa case altrui momentaneamente disabitate,e in queste case fa tutto ciò che farebbe il più attento e "affettuoso" dei padroni:pulisce,aggiusta,ri-ordina.Qui sta l'assurdità,qui nasce la favola:la grandezza e la bontà di questo personaggio si concreatano in una violazione,in un reato,nell'invasione di una proprietà altrui.Ma si sa una favola ha regole diverse dalla realtà e ciò che in realtà è un'invadere,qui diventa un riempire.Tae-suk dà contenuti a uno spazio "solo",e paradosso nel paradosso lo fa in silenzio.Riempie il vuoto con il silenzio.
E' questo silenzio che fa da canale comunicativo tra l'eroe e la bella,che li rende incomprensibili al mondo,un mondo verboso,che parla e distrugge(il marito,il poliziotto)mentre Tae-suk nel suo silenzio aggiusta(letteralmente).La loro prima "conversazione"avviene attraverso una pallina da golf:uno splendido parlare di solitudine in silenzio.
Quella pallina che nella realtà è lo strumento di violenza,probabile causa del volto tumefatto di Sun-hwa(la bella)diventa,nella dimensione favololistica dei due,il mezzo unico di una rinascita:la propria solitudine diventa il solo modo per sfuggire a quella degli altri.
E' in una casa vuota che Tae-suk incontra Sun-hwa,una persona svuotata.A questo punto l'eroe fa con la bella esattamente ciò che fa con le case:gli da un contenuto.
Questo processo che investirà tutto il film è sintetizzabile in due immagini di un simbolismo lirico accecante:Tae-suk che lava(anche qui letteralmente)le foto di Sun-hwa,iniziando a purificarne il soggetto e Sun-hwa che esterna la sua confusione interna scomponendo e dis-ordinando una foto che la ritrae.Le leggi indipendenti della favola invertono le consuetudini della realtà:l'eroe fa alle persone ciò che si fa alle cose(o alla case)e le tristi leggi della realtà(la solitudine)diventano un gioco(il golf),tanto che il pestaggio subito dal protagonista diventa una sequenza quasi comica.Ma tutto ciò è vero anche al contrario e un bambino che spara alla madre per gioco la ferisce veramente o il finto golf di Tae-suk miete vittime in carne ed ossa (entrambe immagini che richiamano la bellezza percossa).
Il gioco interno alla coppia ha dunque un contesto esterno reale e per questo è condannato a soccombere alle sue leggi.
In prigione Tae-suk spinge la favola e la sua (e)marginazione all'eccesso:il silenzio non è più sufficiente,l'eroe diventa invisibile.
Non visto da nessuno può vedere tutti,si spinge talmente fuori dalla realtà da assumere connotati divini(non è forse Dio colui che nessuno vede ma che tutto può vedere?);cinematograficamente questo si chiama soggettiva, e da qui in poi il film sarà in soggettiva,fino alla scena finale.L'eroe si renderà visibile solo alla bella,nascondendosi dietro ogni movimento,passo o gesto del marito,divenendone quasi la proiezione,la possibilità di guardare oltre(dietro)la patina cupa del reale.
Un sogno?Difficile dirlo.



1 risposta al commento
Ultima risposta 09/01/2005 22.29.53
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