giorni felici a clichy (1990)

Dalla bigotta America alla decadente Parigi nel desiderio di imprimere una svolta alla propria vita. Il film di Chabrol mi é sembrato troppo spostato verso la forma, o meglio le forme esibite, rispetto alla sostanza delle tematiche che mette sul tavolo, specialmente l'aria che tira sopra l'Europa tra le due guerre mondiali. I sensi vengono obnubilati dai fumi di sesso, alcool per non accorgersi dell'aria pesante e minacciosa che si fa strada in Europa. Poco coinvolgente e francamente noioso, ad esclusione delle "forme". Uno Chabrol scadente.

Cosa ci faccia impantanato in un filmetto del genere uno dei padri fondatori della Nouvelle Vague francese ed uno dei più attenti osservatori della società borghese - da sempre ritratta nelle sue opere senza sconti nè mezzi termini - proprio non me lo spiego. Qui l'approccio per così dire sociale alla vicenda va subito a farsi benedire a favore di un'ostentazione di nudità quasi mai eleganti che anzi alla lunga diventano pruriginose; non va meglio sul versante della ricostruzione storica, piuttosto approssimativa, e anche la figura dello scrittore Henry Miller non ci fa una grande figura.
Pur essendo un minore, fra i tanti Chabrol visti è forse il peggiore. Sconsigliato a tutti i livelli.

Sufficiente.

Ero convinto di averlo votato!
Allora, in generale "Giorni felici a Clichy" viene considerato uno dei film meno riusciti di Chabrol. Eppure... l'atmosfera erotica e sensuale della Parigi anni '30, quel protagonista milleriano - in tutti i sensi - e l'uso di nudità ne fanno un ritratto affascinante di un periodo forse esistito, forse no, forse inventato in letteratura, di certo rielaborato in cinema da Chabrol.
Diciamo che stavolta il regista francese si lascia andare ad immagini esplicite non usuali per lui. E che comunque "Giorni felici a Clichy" è un minore, ma forse non così pessimo come molti pensano.