il mago di oz regia di Victor Fleming USA 1939
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il mago di oz (1939)

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locandina del film IL MAGO DI OZ

Titolo Originale: THE WIZARD OF OZ

RegiaVictor Fleming

InterpretiJudy Garland, Jack Haley, Ray Bolger, Bert Lahr, Frank Morgan, Billie Burke

Durata: h 1.41
NazionalitàUSA 1939
Generemusical
Tratto dal libro "Il meraviglioso mago di Oz" di Lyman Frank Baum
Al cinema nel Luglio 1939

•  Altri film di Victor Fleming

Trama del film Il mago di oz

La prodigiosa avventura della giovane Dorothy che finisce nel mondo di Oz per salvare il suo cane Totò. Nella ricerca del Mago che regna sul paese, la bimba trova la compagnia dello Spaventapasseri, dell'Uomo di latta e del Leone pauroso.

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 •  NEL FANTASTICO MONDO DI OZ, 1985

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Voto Visitatori:   7,97 / 10 (73 voti)7,97Grafico
Miglior colonna sonoraMiglior canzone (Over The rainbow)
VINCITORE DI 2 PREMI OSCAR:
Miglior colonna sonora, Miglior canzone (Over The rainbow)
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Voti e commenti su Il mago di oz, 73 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

Dom Cobb  @  12/06/2018 00:10:41
   7 / 10
La giovane Dorothy Gale, desiderosa di trovare una vita migliore di quella che sta conducendo nella sua fattoria del Kansas, viene colta da un uragano e si ritrova per magia nel lontano paese di Oz. Insieme a una variegata compagnia, che include uno Spaventapasseri, un Uomo di Latta e un Leone Codardo, e inseguita dagli scagnozzi della perfida Strega dell'Ovest, la ragazza si mette alla ricerca del famigerato Mago di Oz, l'unico in grado di riportarla a casa...
Per Hollywood, l'anno 1939 si è rivelato uno dei più soddisfacenti in tutta la loro storia, sia in termini finanziari che culturali: non solo i film sfornati quell'anno sono diventati campioni d'incassi, ma molti di essi hanno anche finito per divenire fin da subito dei veri e propri fenomeni di massa che si sono radicati a fondo nell'immaginario collettivo e ancora oggi sono conosciuti in tutto il mondo. Non meno iconico del coevo "Via col Vento", anche questo "Il Mago di Oz", basato sui libri omonimi di Frank L. Baum, visse una produzione a dir poco travagliata, fra cambi di cast, riscritture della sceneggiatura e un susseguirsi di personalità in cabina di regia che portò il prodotto finale ad avere la firma di ben quattro registi, fra Victor Fleming, regista delle sequenze a colori, George Cukor, Norman Taurog e King Vidor, quest'ultimo autore delle scene in bianco e nero. La storia è arcinota, così come i personaggi e alcune delle ambientazioni, tanto che perfino chi non ha mai visto il film sa di cosa si parla al sentirle nominare. Perdonatemi allora se, parlando da qualcuno che l'ha visto ora per la prima volta nella sua vita, dopo tanto clamore non me la sento di saltare di gioia di fronte a un prodotto che, con occhi moderni, risulta molto innocuo e, per certi versi, leggermente datato.
Non per dire che non vi siano degli aspetti positivi, anzi: il prodotto finale non mostra mai alcuna traccia della storia complessa e difficoltosa che ha avuto alle spalle, e già solo per questo tanto di cappello al team lavorativo, che deve aver fatto i salti mortali per riuscire a dare al film un minimo di fluidità. Va lodata inoltre la coerenza stilistica del tutto, che trova il suo ideale elemento espressivo nella cornice in bianco e nero che introduce e conclude la storia; una scelta che ad oggi appare normale ed imitata un po' ovunque, ma all'epoca originale e molto creativa. Ciò rende la differenza fra il mondo reale e la terra di Oz ancora più drastica e valorizza ulteriormente lo sgargiante Technicolor, accesso, vivace e sprizzante tonalità di tutti i generi in ogni singolo fotogramma. E' ovvio che gli attori si trovano tutti su dei set, ma l'abilità profusa nelle scenografie, nei creativi effetti speciali e nei fondali dipinti è tale da non dare affatto fastidio; in effetti, è quasi un valore aggiunto, considerando che, in un modo o nell'altro, tutto quello che vediamo è vero, concreto e reale.


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Anche la colonna sonora è, tutto considerato, promossa: certo, il modo in cui il film si ispira chiaramente alla struttura musicale che Walt Disney aveva portato in auge nel suo "Biancaneve e i sette nani" sa molto di commerciale, e da quanto ho sentito i toni generali non hanno nulla a che vedere con l'intensità dei libri di Baum. Ma le canzoni sono ben integrate, e alcune, rese note per il loro uso in varie pubblicità (ad esempio "Over the Rainbow", che non sapevo di conoscere già) sono decisamente orecchiabili.
Dove casca il cavallo, purtroppo, è sul versante narrativo, che forse è l'unico a risentire totalmente del peso degli anni: la storia semplice e diretta si rivela fin da subito il trionfo dei buoni sentimenti, e a differenza dei coevi lavori della Disney, mancano scene sufficientemente intense o personaggi sufficientemente carismatici per controbilanciare. In particolare, Dorothy non mi ha mai veramente coinvolto come protagonista, e anche i comprimari, comunque più simpatici, vengono penalizzati da interpretazioni un tantino troppo sopra le righe. Le parti che si concentrano sul conflitto con la Strega scivolano via con un sorriso comprensivo piuttosto che con il coinvolgimento emotivo che forse ci si proponeva di raggiungere, e in generale tutta la vicenda da molto la sensazione di essere diluita per non spaventare troppo i più piccoli. Non si tratta di un problema vero e proprio, considerata la bravura a livello tecnico e l'innegabile fluidità con cui la vicenda viene sviluppata, priva di lungaggini o digressioni inutili.
Semmai, l'unico vero difetto l'ho personalmente trovato nel messaggio che il film vuole veicolare.


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In definitiva, da una parte posso capire la durevole popolarità del film: si tratta in fondo dell'ideale archetipo della fiaba, del viaggio fantastico in un mondo di magia e pericolo per tutta la famiglia, con allegre canzoni e allegri personaggi a far compagnia per un'ora e mezza. Ma gli elementi datati e invecchiati male si fanno notare anche troppo per i miei gusti e non ritengo ci sia abbastanza sostanza per giustificare un'esecuzione decisamente all'acqua di rose e zuccherosa. La mia non è una stroncatura e il voto, per quanto striminzito, lo assegno in base al rispetto per l'impegno tecnico e per l'iconicità di alcuni aspetti; però ammetto di esser rimasto un po' deluso.

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