l'armata brancaleone regia di Mario Monicelli Italia, Francia, Spagna 1966
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l'armata brancaleone (1966)

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locandina del film L'ARMATA BRANCALEONE

Titolo Originale: L'ARMATA BRANCALEONE

RegiaMario Monicelli

InterpretiVittorio Gassman, Catherine Spaak, Gian Maria Volontè, Folco Lulli, Maria Grazia Buccella, Barbara Steele, Enrico Maria Salerno, Carlo Pisacane

Durata: h 2.00
NazionalitàItalia, Francia, Spagna 1966
Generecommedia
Al cinema nel Settembre 1966

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Trama del film L'armata brancaleone

Nel Medioevo lo spiantato cavaliere Brancaleone da Norcia si mette alla testa di un gruppo di scalcinati senza famiglia e parte alla conquista del feudo di Aurocastro.

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Voti e commenti su L'armata brancaleone, 118 opinioni inserite

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  Pagina di 1  

hghgg  @  19/02/2015 13:27:02
   8½ / 10
La più scalcinata, imbranata, incapace banda di cavalieri, scudieri, servitori vari che sia mai apparsa sul grande schermo porta alto il vessillo del grande cinema con uno dei migliori film del maestro Mario Monicelli.

"L'Armata Brancaleone" è una commedia irresistibile colma di tante idee geniali, dalla scrittura all'impianto tecnico e visivo passando per le invenzioni personali degli attori, su tutti il protagonista Vittorio Gassman e Enrico Maria Salerno (guarda caso entrambi grandissimi attori teatrali).

Innanzitutto tra le tante invenzioni di Monicelli, Age e Scarpelli che hanno fatto grande questo lavoro credo si debba citare quella del linguaggio. A rendere la ben studiata e divertente sceneggiatura ancor più valida è infatti l'idea di questo particolare parlato ibrido, miscuglio comico tra lingue dialettali moderne, lingua volgare e zoppicante latinorum che tutti i personaggi utilizzano aumentando l'effetto comico di dialoghi già divertenti e spesso assurdi destinati così a diventare ancora più grotteschi e spassosi.

Il particolare linguaggio studiato per i dialoghi del film funziona ovviamente ad un altro livello quando ad utilizzarlo è Vittorio Gassman (che potrebbe benissimo essere ritenuto tra i più grandi attori di sempre solo e soltanto prendendo in considerazione il timbro della sua voce, l'intonazione e l'uso che questi sapeva farne, ogni volta che Gassman apre bocca e comincia a parlare diventa impossibile staccare gli occhi dallo schermo, pazzesco).

Gassman fa totalmente suo questo bizzarro idioma con una facilità quasi irridente per il resto del cast, lo rende vivo, personale, unico e ci recita sopra con una scioltezza che fa paura, come faceva quando doveva parlare in dialetto, chessò, piemontese o quando doveva recitar l'Amleto in teatro con una dizione di disarmante perfezione. Poi c'è il carisma naturale, l'espressività straordinaria e praticamente inesauribile, capace di adattarsi a qualunque genere e ruolo e che lui sapeva utilizzare in tutte le sue sfaccettature; c'è la presenza scenica, c'è il talento nella recitazione del corpo, con la gestualità, i movimenti, sempre perfetti per la scena e mai fuori luogo, anche nelle improvvisazioni.

Insomma ditemi voi se quando si parla di Vittorio Gassman non si sta forse parlando di uno degli attori più poliedrici, più talentuosi, più grandi e più completi che il cinema tutto abbia mai visto. Per me Gassman resta il prototipo dell'attore perfetto perché ha tutto ciò che a me piace in un attore e ce l'ha ai massimi livelli possibili. In realtà non è nemmeno il mio preferito in assoluto ma, contando anche le attrici, tra i primi 10 lui c'è, necessario e insostituibile.

Così ho già nominato le due cose migliori in assoluto del film: i dialoghi recitati con questo particolare linguaggio e l'immenso Vittorio Gassman.

Straordinaria tuttavia è anche la regia di Monicelli che qui davvero lascia a briglie sciolte la sua fantasia e la sua inventiva comica e registica, regalando memorabili sequenze, grandi inquadrature e momenti comico-grotteschi irresistibili, con battaglie e scontri palesemente fintissimi, sfìghe a gogò e scene che ironizzano splendidamente sul cavalleresco mondo medioevale, dissacrandolo e facendolo a pezzi continuamente con tanta ironia ma senza alcuna crudezza; qui si ride e basta, non c'è amarezza tanto che "L'Armata Brancaleone" può essere considerato il film comico per eccellenza di Monicelli.

L'occhio di Monicelli ci mostra questo suo fantasioso e comico medioevo attraverso invenzioni e soluzioni cromatiche indimenticabili.

Colori sgargianti ovunque, nei costumi, nelle scenografie, negli ambienti esterni e interni, perfino nella "mala bestia", perfino nel mitico cavallo di Brancaleone, Aquilante con il suo indimenticabile color giallino. Colori sgargianti (giallo, rosso, blu, verde chi più ne ha ne metta) perfettamente ritratti dall'ottima fotografia.

"L'Armata Brancaleone" è dunque un film coloratissimo, caratteristica che ne esalta il lato fantasioso, parodistico e quasi surreale ("fantasioso e surreale" d'altronde se volessi dire due paroline sull'uso dei colori del Fellini a colori...)e contribuisce a renderlo memorabile.

Sono tantissime le sequenze memorabili che la regia di Monicelli si inventa, alcune semplicemente geniali; ad esempio la scena del rapporto "sadomaso", che va in scena in pieno medioevo, tra Brancaleone e la zia di Teofilatto (Barbara Steele), una sorta di "mistress" medioevale, con i due che si pigliano a frustate, scena resa ancora più esilarante dalle reazioni e dalle espressioni impagabili di Gassman (che con Brancaleone ha forse creato il più riuscito tra i suoi personaggi di sponda comica). E ancora, la reazione di Brancaleone alla scoperta della peste nella cittadina (semi) abbandonata quando passa dall'eccitazione sessuale al terrore comico e alla fuga concitata nell'arco di un secondo (altra reazione impagabile di Gassman). Il primo incontro e lo scalcinato duello tra Brancaleone e Teofilatto (con quest'ultimo che da consigli a Brancaleone su come farsi passare i dolori al fegato, tra una pausa e l'altra). E ce ne sarebbero tante altre da nominare, ma diventerebbe noioso, basta guardare il film e godersele.

Infine la resa ottima del resto del cast, tanti caratteristi messi lì per seguire Gassman passo-passo come facevano i caratteristi di un tempo: benissimo :)

Poi un gigantesco Enrico Maria Salerno quello che più di tutti, Gassman a parte, ha catturato lo spirito del film inventandosi un personaggio, l'invasato monaco Zenone, che tra tutti i caratteri del film cede il passo solo a Brancaleone. Con quella parlata in falsetto così comica e irritante al tempo stesso pensata e proposta a Monicelli da Salerno stesso il che dimostra l'abilità con cui quest'ultimo si sia cucito addosso con personalità e sublime abilità la maschera di Zenone. Sarà un luogo comune (e forse in parte lo è perché di attori molto bravi continuano ad essercene) ma di Attori Così oggi c'è carestia e no, non parlo solo dell'Italia.

"Sarai mondo se monderai lo Mondo".

Poi c'è Gian Maria Volontè, il mio attore italiano preferito, un altro dei più grandi di tutti i tempi, un altro capace di interpretare una sequela di personaggi di impressionante varietà, genio della recitazione dalla grandissima versatilità (anche con i dialetti e le lingue) ma indubbiamente maggiormente a suo agio in ruoli drammatici, seppur diversissimi tra loro per contesto e personaggio interpretato (da Enrico Mattei a Giordano Bruno per dire ce ne passa un tantino...).

Inoltre nel 1966 la sua carriera non aveva ancora veramente spiccato il volo (attendere il 1970-71, grazie) e lo stesso Monicelli era ben poco convinto del suo utilizzo in un film e in un ruolo del genere (Volontè fu imposto per via del successo delle sue interpretazioni in "Per un pugno di dollari" e "Per qualche dollaro in più" dove per altro fu eccellente) e in effetti questo è un Volontè minore, troppo trattenuto e un po' fuori parte anche se uno come lui ha comunque tirato fuori una buona interpretazione e momenti memorabili e anche lui non si è tirato indietro nell'affrontare la fantasiosa lingua del film con il suo timbro di voce inconfondibile (non sarà la Voce di Gassman ma in quanto a particolarità del timbro e nella dizione Volontè aveva ben poco da invidiare al grande "Mattatore", d'altronde sempre di titani stiamo parlando).

Diciamo che se Volontè ha avuto un punto debole come attore è stato nelle commedie, in questo tipo di commedie soprattutto, ma pazienza. Mi chiedo se si fosse trovato più a suo agio nel ruolo e con Monicelli cosa ne sarebbe uscito dai suoi duetti con Gassman già di per se resi memorabili dal naturale talento immane dei due (mi vengono in mente Volontè e Mastroiànni insieme in "Todo Modo" di Petri, mamma che roba)... Gassman e Volontè insieme nello stesso film, non è una roba emozionante, da brividi, da far tremare i polsi ?

Cito infine i bellissimi titoli di testa e di coda, illustrazioni che molto regalano al fascino del film; e ancora il tema musicale destinato alla storia.

Un'ultima lode a Mario Monicelli e a Vittorio Gassman che qui raggiungono una delle vette più alte nella loro carriera e Gassman tocca forse il vertice della sua produzione come commediante e attore comico.

"Vieni qui, mala bestia, che ti do lo zuccherino..."

"Branca Branca Branca! Leon Leon Leon!"

Film meraviglioso.

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