strade violente (1981)

ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER

Un gran bel caper movie questo Mann acerbo ma già con un’idea definita di stile e poetica.

Thief già nel 1981 anticipa quelle che saranno le caratteristiche del cinema di Michael Mann, la storia è quella semplice e lineare di uno scassinatore - libero - professionista abituato a lavorare in maniera indipendente che fiuta l’opportunità per uscire dal giro e farsi una vita nuova. Tuttavia per arrivare a ciò dovrà scendere a dei compromessi a lui estranei fino a quel momento e prendere accordi con un boss che gli promette una montagna di soldi.
Thief si basa su questo, la posta in gioco è altissima ma non sotto il livello della refurtiva (anche in realtà) quanto sotto il livello di riuscire a realizzare il sogno di una vita serena e libera.

Un James Caan glaciale, ma capace di provare forti emozioni, non troppo lontano da quel che sarà De Niro 14 anni dopo, sempre in bilico tra lo scendere a compromessi o rispettare i principi che lo hanno fatto sopravvivere nel mondo della criminalità fino a quel momento, la tentazione è forte, la posta in gioco pure, l’umanizzazione del personaggio passa attraverso questo conflitto, la titubanza del personaggio sottolinea la sua - conscia o meno - consapevolezza dei rischi che si corrono nel prendere accordi con gli squali più grandi.

Mann gestisce tutto benissimo, l’alienazione del personaggio perso nei vicoletti bui della metropoli, il senso di impotenza e oppressione del personaggio nei confronti di una figura quantomeno criptica come quella del boss, il contrasto tra la buissima metropoli e qualche scena nel nido familiare trattata in maniera quasi paradisiaca, il forte sentimento di vendetta crescente che fa riemergere l’istinto umano e manda all’aria tutti i limiti che si era posto quando c’era molto di più da perdere.

Una pellicola sentita, forte emotivamente e carica di tensione, un Mann quasi esordiente ma già ad alti livelli.