white noise (2004)

Jonathan Rivers (Michael Keaton) diventa improvvisamente vedovo quando sua moglie muore. Poco dopo, viene avvicinato da un dottor Price, un esperto di fenomeni vocali elettronici (EVP), che afferma di aver ricevuto messaggi dalla defunta moglie di Jonathan, Anna, tramite vari gadget elettronici. Anna sta cercando di dire qualcosa a Jonathan? È solo un accenno a qualcosa su una scala cosmica o ultraterrena più ampia? È bello vedere Keaton in un ruolo da protagonista, ma la storia con cui è bloccato è contorta e assurda a tratti; è come se il film non sapesse come rispondere a nessuna delle domande che solleva, quindi distrae lo spettatore con nuove domande non correlate. Lo stesso Keaton è piuttosto bravo, interpretato in modo convincente come il vedovo in lutto che cerca disperatamente di comunicare con la sua defunta moglie. È maturato un po' come attore, lasciandosi alle spalle i ruoli stravaganti da comunità che interpretava circa 30 anni prima. Sembra un po' scosceso, forse con qualche ruga in più di quanto ci si potrebbe aspettare, ma non ha perso l'astuzia e il brio che ha mostrato durante il suo quarto di secolo a Hollywood. Quindi non è che Keaton abbia una performance mediocre, è che la sceneggiatura stessa è scadente. Scritta da Niall Johnson, la trama diventa più confusa man mano che procede, ogni percorso tortuoso termina in un altro percorso tortuoso. Va tutto bene se il percorso porta a una sorta di epilogo accettabile, qualcosa che leghi più o meno tutto insieme e spieghi...qualcosa. Ma non rumore bianco; Sapevo meno di quello che era successo a Jonathan di quanto non lo sapessi prima di vederlo per la prima volta. Keaton è davvero l'unica ragione per guardare questa robaccia, anche se ottiene un ottimo supporto da Ian McNeice (come Dr. Price) e Deborah Kara Unger come interesse sentimentale richiesto (Sarah).