1998: sulla rete ammiraglia della RAI per la prima volta appare "Un medico in famiglia", simpatica fiction sulle avventure in chiave leggera di un medico quarantenne vedovo, dei suoi tre figli di fasce varie di età, del padre anziano ma agguerrito come tutti i "vecchi moderni" e di un corollario di personaggi comprimari tra cui la colf tuttofare.
Da allora, a parte qualche pausa che ci ha fatto incautamente pensare alla fine della serie, la fiction ha continuato a imperversare sulla rete tracimando in una versione comedy di soap operas alla Beautiful per il numero infinito di intrighi, matrimoni, divorzi e figli che si sono moltiplicati nel corso degli anni.
Il prodotto è accattivante perché mette insieme contemporaneamente tante fasce di età, secondo una prassi consolidata anche nella nostra cinematografia, in più ha un livello recitativo sicuramente più alto e realistico rispetto ad altre fiction che RAI e MEDIASET offrono assiduamente all'utenza (complici anche attori di scuola come Banfi, la Vukotich o lo stesso Scarpati), ma la sua riproduzione infinita comincia a diventare morbosa.
Pensiamo a quanti, di età inferiore o pari alla nascita della serie, non possono conoscere, per limiti anagrafici ovvi, i primordi della storia se non grazie alle repliche generosamente offerte anche su RAI PREMIUM.
Non credendo nell'infinito e nell'eterno si auspica una conclusione della produzione proprio quando il suo successo è ancora attivo, viceversa si propongano iniziative tipo "Boycott Medico in famiglia" o "Free Annuccia" (la povera bambina ormai maggiorenne praticamente sdoppiata tra vita reale e quella parallela della fiction).
E i fans capiranno, soprattutto quelli della prima ora: meglio che finisca la serie piuttosto che i suoi interpreti, vedasi il povero Larry Hagman ritornato a Dallas vent'anni dopo..