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La pressione psicologica e sociale legata ai molti problemi connessi all'integrazione è tale e tanta da divenire soggetto privilegiato di racconti letterari, teatrali e cinematografici anche qui da noi.
Un tempo se ne parlava solo nei paesi più avanzati: Stati Uniti, Francia, Germania e Gran Bretagna, in cui la presenza di cittadini di origine straniera era già attuale. Segno dunque di modernità, per noi, e di un traguardo finalmente raggiunto, se pure col solito ritardo.
La premessa, ovviamente, per anticipare un messaggio di assoluta tolleranza., doverosa e indispensabile in un mondo divenuto globale.
Purtroppo però, tra il dire e il fare c'è sempre di mezzo il mare.
Su tematiche di questo genere ha fatto scuola in passato (1967) il celeberrimo film di Kramer "Indovina chi viene a cena", che nasceva, non a caso, nel Paese in cui il contrasto tra bianchi e neri era condizione endemica, tuttora irrisolta. Per questo il tono del racconto assumeva accenti problematici, col mettere in scena senza ipocrisie un tema su cui ambo le parti glissano di frequente. Un vero vespaio, in casa loro, che da noi veniva invece visto con la souplesse di chi non è dentro il problema; esattamente come si fa per le guerre lontane.
Laddove il problema è reale e scottante, invece, gli autori impiegano toni molto più accesi e sentiti, come nel forte e scabroso "Cous Cous", uscito nelle sale in contemporanea con il film "Bianco e nero", che non può quindi esimersi da un doveroso confronto.
Vero che ogni autore ha il diritto di esprimersi con la massima libertà, svolgendo i più svariati temi in chiavi diverse, con la leggerezza della commedia, la forza del dramma o il doloroso fatalismo della tragedia, non ci sentiremmo di dire che la figlia d'arte Cristina Comencini abbia in questo caso azzeccato il tono più consono.
La storia dell'amore insorgente tra un giovanotto superficiale (Fabio Volo), mai sfiorato da una precisa sensibilità per l'integrazione, ed una distintissima addetta di ambasciata senegalese, madre di due figli e convenientemente sposata, è trattata con toni troppo lievi, da commedia all'italiana. Diciamo "alla Verdone", per la modalità con cui temi seri ed importanti divengono semplici pretesti per far ridere, esponendo i personaggi ad una penosa berlina. Da un occhio squisitamente femminile, poi, la delicata materia viene trattata con sentimentalismo di maniera e sospiri adolescenziali, giusto giusto ravvivati da un minimo di hard (grazie all'incontro-scontro dei colori diversi). A conferma il sorprendente finale, in cui con rivoluzionario coraggio i due amanti proclamano platealmente coram populo (ivi compresi i bambini innocenti, che si picchiano davanti ai loro occhi) il diritto "all'amore alla faccia di tutti". E qui il riferimento d'obbligo passa da Verdone a Muccino o Ceccherini.
Ciò malgrado vogliamo credere alle buone intenzioni della regista, sospinta all'origine da una vicenda personale che la fece riflettere su un fatto citato nel film: "In effetti non abbiamo nessun amico di colore!", la qual cosa, peraltro, andrebbe risolta su entrambi i fronti, visto che anche gli immigrati tendono ad autoghettizzarsi,in omaggio alle radici.
Resta il fatto che per affrontare a dovere temi tanto spinosi occorrerebbero maggiori profondità e sapienza anche a livello di soggetto e sceneggiatura; di cui, speriamo, non sia responsabile la sola Comencini.
Bene, invece, possiamo dire della recitazione degli interpreti in generale: ottimo Fabio Volo, a perfetto agio nei panni di un nostro "bamboccione" contemporaneo. Brava e bellissima la "principessa nera" Aïssa Maïga; convincente, soprattutto nella mimica, Ambra Angiolini, meno spontanea nel "parlato". Solo applausi, ancora, per Katia Ricciarelli, che in un'altra vita deve essere stata attrice di grande successo: a vederla, e non è la prima volta, si direbbe che abbia fatto sempre e solo questo.
Qualche sbavatura anche nella fotografia degli esterni, non sempre incisa a dovere, talora sovraesposta e solarizzata.
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Recensione a cura di GiorgioVillosio - aggiornata al 24/01/2008
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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