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John Robie, in passato ladro di professione col soprannome di "Gatto", si è ora ritirato a vita privata nella sua villa in Costa Azzurra dove coltiva vigneti e rose, ma una nuova serie di furti di gioielli perpetrati con la sua stessa tecnica ha concentrato i sospetti su di lui, che si arma quindi per smascherare il nuovo Gatto.
E' difficile che la coppia Alfred Hitchcock/Cary Grant possa deludere in alcun modo. Se poi ci aggiungiamo la classe, l'eleganza, la leggiadria e lo stile della meravigliosa Grace Kelly, il risultato non può che essere più che soddisfacente.
"Caccia al ladro" (titolo originale "To Catch a Thief") non è sicuramente uno dei migliori film in assoluto del grande regista inglese (che non ha quasi mai sbagliato un colpo, però) ma è molto probabilmente il più simpatico e divertente, nonché quello più ricco di glamour data l'ambientazione francese da favola in Costa Azzurra e i costumi indossati dai due meravigliosi protagonisti, icone allora come ora di finezza, grazia e signorilità.
Un giallorosa che è anche una piacevole commedia, con tanti personaggi di contorno che contribuiscono a far crescere il dubbio sulla vera identità del personaggio misterioso che imita il modo di rapinare che fu distintivo di John (anche se sinceramente ad un certo punto del film chi è il colpevole appare quasi palese, ma non per questo l'economia della storia ne risente). Ovviamente i due protagonisti che non possono sfuggire alla morsa dell'amore.
Il più spassoso e spiritoso dei personaggi di contorno risulta essere la mamma di Frances Stevens (Grace Kelly), che rimane subito colpita dal fascino di John e gli riserva tutte le sue simpatie, anche dopo che ha scoperto il suo oscuro passato.
L'intreccio appare semplice e si riduce alla corsa e rincorsa tra John e il suo rivale oscuro, ma anche tra John e la polizia da un lato e i suoi vecchi colleghi di malefatte dall'altro. Un unico enigma (l'identità del nuovo Gatto) è il motore della storia, anche se ad interessare è più che altro la sorte dell'affascinante e ammiccante John, che pare non potersi fidare più di nessuno, se non di sé stesso e del suo fiuto.
Inutile rimarcare la completa padronanza della macchina da presa posseduta da Hitchcock, padronanza che in questo film risulta ancora più visibile, dato che si tratta forse di uno dei più perfetti dal punto di vista tecnico. "Caccia al ladro" vanta infatti una fotografia eccellente e superlativa, che vinse giustamente l'Oscar; alcune sequenze che sono entrate nella storia del cinema; una sceneggiatura semplice ma incisiva con alcuni tra i migliori dialoghi mai sentiti al cinema tra due innamorati e con alcune sorprese davvero inaspettate (il regista conosceva bene la differenza tra suspense e sorpresa e in questo film abbandona la tanto cara amata suspense per dare invece più spazio alla sorpresa); una direzione degli attori che la dice lunga sulla competenza e conoscenza del mestiere da parte di Hitchcock.
Tra spiagge in cui si può fare la conoscenza di donne bellissime e di bagnini sospetti, ristoranti diretti da brutti ceffi dall'espressione poco rassicurante, ville gestite da corpulente domestiche e alberghi lussuosi e da favola, si svolgono le vicende del buontempone ma pungente John e della sofisticata ma gioviale Frances con una mamma forse più giovane di lei, se non proprio nel corpo, almeno nello spirito.
Tre le sequenze giustamente ricordate per la loro eccezionalità sia dal pubblico che dalla critica: la prima è quella dell'inseguimento tra John e Frances a bordo di una jaguar (guidata dalla donna che dimostra un notevole dominio alla guida) e dei poliziotti che gli stanno alle calcagna, inseguimento che costituisce forse l'unico momento di vera suspense (oltre a quella forse inferiore della scena finale) e che termina con una sorpresa (un camion che sbuca all'improvviso facendo quasi saltare lo spettatore sulla sedia); la seconda è quella del loro lungo bacio (seguente a quello dato inaspettatamente da lei a lui sulla porta della sua stanza la sera prima) inframmezzato da fuochi d'artificio che si vedono in lontananza attraverso la finestra della stanza d'albergo (scena che è stata ripresa da numerosissimi altri film); la terza è quella finale del ballo in maschera (con dei costumi davvero spettacolari) nel quale viene messo in atto l'ingegnoso piano per smascherare il vero Gatto.
Ma ci sono numerose altre sequenze, forse ingiustamente dimenticate da pubblico e critica, e sono quella della scena di gelosia di Frances verso la giovane figlia di un vecchio "collega" di John, con la quale l'uomo era scappato dal ristorante quando era arrivata la polizia; quella in cui i tre sono in mare e lui guarda quasi compiaciuto le due donne che se lo contendono e che si battono a suon di battute taglienti e quasi offensive; quella spassosissima del mercato dei fiori a Nizza, nella quale una signora, alterata dal trambusto creato da uno dei numerosi inseguimenti che ingaggia John, lo "picchia" a suon di fiori in testa; e infine quella alla villa di uno dei più ricchi residenti di Nizza, dove John cerca di incastrare il Gatto e dove viene invece aggredito nel buio alle spalle da qualcuno di cui non si vede il volto e che brandisce contro di lui un enorme martello (tipica scena alla Hitchcock).
"Caccia al ladro" è un altro piccolo grande tassello nell'enorme puzzle di meravigliose pellicole firmate Hitchcock, che ha forse il suo maggior punto di forza nella storia d'amore tra la magnifica Grace Kelly (che all'epoca conobbe il principe Ranieri) e l'ammaliante Cary Grant, che ci regalano uno dei finali più spiritosi mai visti al cinema, mostrandoci il volto preoccupato di Grant mentre bacia la donna amata che lo informa dell'arrivo della suocera.
Come al solito il regista non ci sta ad uniformarsi alle regole prestabilite e stravolge con un piccolo ammiccamento (come solo lui sapeva fare) un lieto fine, che con questo piccolo accorgimento diventa quasi simpaticamente "tragico", ma sicuramente originale, particolare e decisamente indimenticabile.
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Recensione a cura di A. Cavisi - aggiornata al 18/10/2010 12.31.00
Il contenuto di questo scritto esprime il pensiero dell'autore e non necessariamente rappresenta Filmscoop.it
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