a vigilante (2018)

Non mi ha convinto del tutto "A Vigilante" nonostante il tema affrontato è purtroppo una piaga attuale e profonda della nostra società. Donne vittime di violenze che non hanno il coraggio di denunciare in tutti i sensi i soprusi cui sono costrette. Sadie, interpretata in modo freddo e glaciale come la sua bellezza da Olivia Wilde, dopo essere stata lei stessa oppressa dal marito, cerca di aiutare le donne a cui le si rivolgono con gli stessi problemi in via definitiva. A tratti un pò lento, nessuna scena esagerata, il confronto finale col marito mantiene l'andamento di tutta la pellicola. Una sufficienza per le argomentazioni ma non vederlo se si pensa ad una giustiziera della notte...

A vigilante è un film che porta in luce tematiche molto attuali, specie negli ultimi tempi, ma in maniera coerente il film rifugge qualsiasi tipo di sensazionalismo. L'atmosfera é gelida e trattenuta e chi si attendeva anche un certo compiacimento in quello che in fondo è vicino al genere rape & revenge rimarrà sicuramente deluso. Tutto si regge sulle spalle della Wilde, scelta da apprezzare da un lato, perchè l'attrice sviscer bene il suo personaggio, arricchendolo di molte sfumature. Dall'altro lato sconta questa caratteristica Wilde-centrica. I comprimari sono solo di supporto e tagliati con l'accetta. Il mondo maschile e patriarcale, custode e generatore di mostri, non ha sfumature. Sicuramente una scelta voluta, ma che mi ha destato qualche perplessità.

Il montaggio della prima ora del film mi è sembrato becero e disfunzionale per la presentazione della storia, ma è nella mezz'ora finale che si toccano vette di indicibile idiozia che rendono, di fatto, A VIGILANTE un film nullo.
E dire che l'argomento trattato è altamente sensibile e di tremenda attualità.

Tema importante e sempre, purtroppo, attuale.
Regia minimale, a tratti da documentario.
Narrazione fin troppo fredda che stenta a farsi seguire in maniera fluida. La Wilde algida, quasi asettica nel ruolo della vendicatrice.

La violenza su donn'e minori trattata con la legge del taglione, eppure due errori non fann'una cosa giusta. Olivia Wilde diventa il Charles Bronson della giustizia privata: quando il femminismo prend'il peggio del maschilismo (tipo "Soldato Jane", Ridley Scott 1997). Inoltre il filicidio è sempre responsabilità d'entrambi i genitori.

Mauro Lanari

Un film che tratta il tema della violenza sulle donne e sui minori. Nonostante la storia tratti delle gesta di una "giustiziera" ex vittima, il tema sociale viene trattato con drammatica profondità fino quasi al documentaristico. La regista, sapientemente, sceglie uno stile minimale, asettico, quasi senza colonna sonora e tutto ciò aiuta ad arrivare dritti al punto. Perfetta la scelta come protagonista di Olivia Wilde che non è solo di una bellezza travolgente anche al naturale (lo ammetto: ho un debole per lei) ma qui è all'apice della sua bravura. Purtroppo nella seconda parte la pellicola ha una discutibile virata verso il thriller con un paio di sequenze poco convincenti ed un finale quasi da favoletta, ma si mantiene coerente con le modalità con cui è stato realizzato e non ci sono cadute di tono. A parer mio una pellicola del genere avrebbe dovuto godere di una distribuzione totale, non solo per il tema trattato sul quale sensibilizza molto ma anche per l'interpretazione della Wilde.