billionaire boys club (2018)

Film che scivola via senza nessun mordente, nessun guizzo, nessun approfondimento.

Il sogno americano del successo si mescola alle truffe stile schema Ponzi ed al rampantismo tipico anni '80 per dare vita a questo racconto di giovani intraprendenti alla conquista del mondo. Alla base c'è una storia vera ma questo non infonde all'opera nessuna dimensione interessante: un film lineare senza guizzi, senza interpreti da ricordare, senza uno stile degno di nota. E anche Kevin Spacey sembra crederci poco.

Personaggi interessanti ed interpretati in maniera dignitosa.
La cosa che delude è una sceneggiatura priva di grinta ed anche deludente si rivela un ritmo incredibilmente monocorde nonostante la dinamicità degli eventi narrati.

Anacronismi a parte (Facebook e Google citati in un film ambientato negl'anni 80), è un biopic che scambia Jordan Belfort con Joe Hunt per un pubblico YA. Mai sentita la necessità del primo, ancor meno di questo.

Mauro Lanari

Non è impresa facile vedere questo film senza tenere presente lo Scorsese di The wolf of wall street. Pur essendo un remake di un vecchio film, tuttavia le tematiche sono sempre attuali e legate al rampantismo yuppie di quegli anni mai veramente morto. Diversamente dal film di Scorsese il protagonista ha caratteristiche pressochè opposte da quelle del personaggio di Di Caprio. Tanto era preda degli eccessi quest'ultimo, quanto morigerato e senza eccessi, nè alcolici o di droghe di Joe Hunt. L'unico obiettivo non sono i soldi fini a se stessi ma acquisire un senso di appartenenza verso la crema di Beverly Hills, che lo sradichi dalle sue umili origini. Come in Scorsese o Stone la storia si sviluppa nel classico meccanismo di ascesa e caduta, senza però la brillantezza dei due registi citati. Tuttavia gli attori principali forniscono delle buone interpretazioni e questo certamente è un merito al film che sufficiente solidità per essere un prodotto dignitoso.