changeling (2008)

Facendo le prove generali per "Gran Torino", Eastwood ci regala un film apparentemente minore, in realtà uno di quelli che una volta venivano chiamati "melodrammi a tinte forti", che raramente si riesce potrà dimenticare una volta visto.
Il pregio maggiore del film è quello che mantiene, grazie a delle scelte registiche non solo autorali, ma soprattutto autoritarie, un perfetto equilibrio fra ciò che è giusto mostrare e ciò che è lecito far solo intuire. Per questo, nonostante gli argomenti pretendano una presa di posizione anche stilistica, non scade mai nel sensazionalismo o nella gratuità. Grazie a questo riesce a mostrare alcuni momenti decisamente forti (la scena dell'elettroshock ad esempio) che in quell'istante è perfettamente funzionale, non creando sgomento, ma compartecipazione, o meglio compassione.
Si prende in carico anche di assumere prese politiche decise, stravolgendo la cronaca dei fatti reali (il serial killer venne nella realtà solo condannato all'ergastolo), per inscenare un esecuzione che raramente sullo schermo è stata rappresentata in questo modo (anche se può ricordare Dancer in the dark di von Trier).
Il film ha anche un altro pregio non indifferente, ci dona una Angelina Jolie in stato di grazia, tanto da farci pensare, che liberata dalla sua aura di star al centro delle cronache gossipare, possa essere veramente un talento naturale, mai come in questa occasione ben espresso. Convince in tutte le espressioni, nei silenzi, nella angosce, ma anche nelle rimostranze evidenti del suo dolore.
Il cast di contorno non è altrettanto efficacie, Malkovich è quasi macchiettistico, Feore gigione, Donovan poco convincente, Butler eccessivo, l'unico veramente che rimane impresso è Michael Kelly nella riuscita caratterizzazione dell'investigatore "buono".
La mancanza di un cast di contorno pienamente adeguato ed alcuni buchi nella sceneggiatura (spoiler), danno le dimensioni al film di un capolavoro mancato.

SPOILER