christine (2016)

Il gesto in sé, non tanto la motivazione, ma il gesto di Christine Chubback è uno degli elementi centrali della critica alla televisione fatta solo pochi anni più tardi da Lunet in Quinto potere. Ma nel raccontare la dolorosa vicenda di Christine, Antonio Campos non si lancia in una critica simile, ma offre il ritratto di una donna con cui non è facile empatizzare. Ha un carattere difficile e scontroso, non certo un mostro di simpatia ed in un mondo dove la componente maschile è ancora predominante non la aiuta di certo, tanto che Campos stesso in maniera molto sottile evidenzia non tanto la difficoltà a relazionarsi in generale di Christine, quanto in particolare le sue difficoltà con il mondo maschile, tanto che alla soglia dei trent'anni è ancora vergine.
Ciò di cui è certa la giornalista sono le sue capacità sul lavoro, instancabile e precisa, disprezzando il sensazionalismo che il caporedattore vuole inserire in maniera più insistente nei notiziari. Notizie più succose significa più sangue. Cerca di adeguarsi ma continua a sbattere contro un muro e per una persona che fa del lavoro l'unica ragione d'essere è un colpo fatale. Il ritratto di Campos cerca di essere il più verosimile possibile tra la sfera lavorativa e quella privata. Aiuta in questo una Rebecca Hall in stato di grazia che offre una interpretazione molto equilibrata e non avendo paura di mostrare i lati più spigolosi del carattere della Chubback. Un buon film, non il solito biopic agiografico.