cinque secondi (2025)

5 minuti prima" è una commedia agrodolce che sfrutta la performance intensa e sommessa di Valerio Mastandrea per esplorare temi universali di riscatto, paternità e connessione inattesa.
Il cuore pulsante del film è l'esigenza di riscatto sociale e personale del protagonista. Mastandrea interpreta un uomo a cui è stato sottratto il ruolo paterno dalla moglie, e la sua involontaria missione di accudire la giovane ragazza ribelle (di "sangue blu" ma con un passato di sofferenza) diventa il veicolo per riappropriarsi di quel ruolo. La relazione con la ragazza gli permette di riscoprire la sua identità e il suo valore, non solo come individuo ma come figura paterna.
Il film gioca splendidamente sul contrasto tra l'umiltà del protagonista e il mondo privilegiato ma infelice della ragazza, sottolineando che la sofferenza e la necessità di cura non conoscono barriere sociali.
L'interpretazione di Mastandrea è ottima. La sua recitazione, fatta di sguardi e gesti misurati, è perfetta per il ruolo di un uomo comune che cerca, suo malgrado, una nuova direzione e un modo per riaffermare la sua dignità.

Splendida narrazione, soprattutto per come lo spettatore viene condotto alla conoscenza di fatti e sentimenti.. avrei dato di più se il tassello della "giovane comune" fosse stato al livello della tragedia familiare.. invece come già detto da altri era un po' stereotipata e strideva molto con la complessità invece della vicenda principale

Mi è piaciuta la storia e il dolore del padre, un po' stereotipata la banda di ragazzini che si dedicano alla vigna.

Meraviglioso. Poche le pecche in questo film intenso e struggente con un magistrale Mastandrea e l'esordio incredibile di Caterina Rugghia (pochi minuti di straordinaria e profonda bellezza).

Oh dai, dopo gli ultimi improbabili film, Virzì si è ripreso (o è in via di guarigione, ancora con qualche acciacco). Certo, è ancora un pasticciaccio brutto, con tre film in uno che si amalgamano malamente insieme; certo, ci sono sempre le trovate facilone tipiche della penna di Bruni, con ad esempio i gggiovani che rappresentano la speranza (senza essere di fatto personaggi veri e propri, vedi il gruppetto di attivisti); certo c'è sempre questo idealismo radical chic da salottino di sinistra che ti fa raccontare gli attivisti come fatine dei boschi, mentre magari nella vita reale non ti avvicineresti a gente del genere nemmeno con indosso una tuta da palombaro...
Certo, ci sono tante imperfezioni, ma quanto meno ora abbiamo un film caldo, vero (o quasi) con un Mastandrea mai così bravo e una Bruni Tedeschi che se ne va in giro brunitedescando (ma è sempre uno spasso vederla brunitedescare), un finale commuovente e una buona caratterizzazione e introspezione del protagonista. Ti prego Virzì, metti da parte i tuoi drammi personali (a cui mi pare evidente ti sia ispirato, oltre alla visione di Anatomia di una caduta) e torna a fare bel cinema nazional-popolare, sì, ma vero.

SPOILER