honey boy (2019)

Un film compesso e un pò confuso nella stesura .. da una parte il rapporto conflittuale padre/figlio , dall'altra lo strascico che tale situazione porta nella psiche del giovane ragazzo ...
Non sempre le vicende sono chiare e nel sovrapporsi tra flashback si va un pò di confusione e non è semplice seguire come vada , in più la soria gira su se stessa e nella parte centrale ristagna un pò ... Buono nelle intenzioni , ma rivedibile nella stesura

L'adolescenza difficile di LaBeouf tra continui contrasti con il padre alcolizzato e una carriera cinematografica ancora acerba.
Il film non offre nulla di nuovo se non la curiosita' del soggetto e vedere lo stesso attore interpretare il padre.
Pocchi momenti da ricordare, forse solo il finale.

Se siete incuriositi della vita personale di Shia Lebeouf, questa pellicola mette in mostra la sua preadolescenza, vista per l'appunto da un ragazzo collocato in una situazione destabilizzante, con un padre violento e amorale.
Bravissimo sia LeBeouf coinvolto ovviamente su più piani e il bambino che recita la sua parte.

Molto probabilmente la risposta del perchè Shia LaBeouf sia una testa calda (documentato dai suoi numerosi arresti) sta proprio in questo film che ripercorre parte della sua adolescenza.
Un' infanzia piuttosto complicata di un dodicenne, attore di sit-com, in perenne conflitto psicologico con il padre, alcolista e violento, alla ricerca dell'affetto desiderato e del dialogo perduto, dove neanche il tempo trascorso riesce a mitigare ferite ancora aperte.
La storia è abbastanza interessante, la regia non mostra sbavature e la recitazione è convincente, così anche i dialoghi che inquadrano bene il ritratto descritto dalla sceneggiatura, scritta dallo stesso LaBeouf, capace di incuriosire e intrattenere discretamente.

Com'il (falso) biopic di Joaquin Phoenix "I'm Still Here" (Casey Affleck, 2010) o quello di Robert Downey Jr. "Guida per riconoscere i tuoi santi" (Dito Montiel, 2006), più l'ambient'artistico de "La famiglia Fang" (Jason Bateman, 2015): un'infanzia disfunzionale che, perso l'effetto catartico per overdose, sfiora retorica e autoindulgenza con una vanità narcisisticamente sospesa tra esibizionismo e voyeurismo.

Mauro Lanari