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film 'manzoniano', storia di rimandi e peripezie, "questo film non s'ha da fare" e chi lo vuole/deve fare per rimettersi in pista, per recuperare credito e credibilità e chi perché ci crede davvero. E l' "urgenza" di raccontare questa storia troppo risaputa e ardua e ardita a dirsi è proprio della più giovane, perché forse i suoi occhi 'nuovi' non riescono a far finta di non vedere ciò che per altri è diventata un'anestetica abitudine.
film sul film, metafilm sulle fatiche della vita e del cinema, dove pubblico e privato si concatenano, l'Italietta e la piccola italia delle nostre magagne quotidiane e sulla difficoltà - specifica - di raccontare una storia che tutti conosciamo molto bene ma che, evidentemente, non riesce a trovare la sua strada e i giusti interpreti.
film scatola cinese e in ogni scatola un nuovo modo di essere, un nuovo volto dello stranominato Innominato, dove l'interprete più agghiacciante e quasi meno credibile (della serie "nun ce se crede") resta l'originale.
film-sacher, anzi, millefoglie, come sempre pluristratificato, mai banale e non così "fissato" sul personaggio cui si allude nel titolo. storia complessa, retta benissimo da un cast di attori straordinari o straordinariamente "in parte" o magistralmente diretti.
si ride a bocca sbieca, si sorride amaramente, si prendono *****tti nello stomaco, ci si commuove, si inorridisce...
in-credibile, infine, e assolutamente spiazzante, sentire e vedere Moretti con la faccia di e da Moretti proferire con rigoroso morettismo parole caimanesche. un ibrido da brivido