il cerchio (1993)

"Le anime rifiutano la morte", si apre con una citazione di Ovidio questo corto in cui viene affrontata con approccio surreale ed onirico la piaga della tossicodipendenza.
Pellicola in bianco e nero, priva di dialoghi e con un sonoro tutto sommato adatto al contesto sinistro. Flavio Moretti, ovvero un habituè del cortometraggio, mette in scena un racconto circolare in cui ogni nuova vittima della droga si tramuta in una sorta di Caronte - inquietante essere tra il vegetale e l'umano- facendo da guida a chi è appena trapassato.
La storia ha un buon peso educativo ed è sufficientemente tetra, merito soprattutto delle notevoli ambientazioni create dallo scenografo Giuseppe Garau. La creatura invece mi ha ricordato il Tetsuo di Tsukamoto.

Il messaggio è senza dubbio molto diretto: la droga come un inferno che si ripete e si perpetua attraverso nuove vittime. La messa in scena è molto suggestiva e straniante che usa un linguaggio del cinema espressionista tedesco che esalta una messa in scena composta da scenografie curate e opprimenti che finiscono il loro percorso verso la logica conclusione. privo di dialoghi che sarebbero stati un inutile orpello di questa esperienza totalmente onirica.