All’inizio del XX secolo, la scoperta del petrolio trasformò l’esistenza degli Osage che diventarono da un giorno all’altro immensamente ricchi. L’improvviso benessere di questi nativi americani attirò l’interesse dei bianchi che iniziarono a manipolare, estorcere e sottrarre con l’inganno i beni degli Osage fino a ricorrere all’omicidio. Una storia d’amore e tradimenti, delitti e misteri in un intrigo avvincente per la scoperta della verità.
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Grandissimo film di Scorsese, un piccolo capolavoro senza dubbio. L'ultima fatica del regista dà alla luce la trasposizione de "Gli assassini della terra rossa" di David Grann, un romanzo che narra le cronache del popolo degli Osage, vittima della cupidigia dei coloni statunitensi. Il film parte lento, ma percepisci l'ansia in ogni scena, l'angoscia, la paura, è come se stesse prendendo la rincorsa verso qualcosa e questo qualcosa è l'orrore, la violenza, lo schifo. E uso la parola schifo di proposito, perché è la sensazione che ti suscitano i personaggi, quasi tutti, tranne Molly. Il film racconta di un genocidio taciuto a lungo, quello degli Osage, e lo fa lasciandoti sbirciare dentro l'anima di chi lo ha compiuto. Qui c'è il male nudo e crudo e ci sono gli esecutori del male, quelli che si voltano dall'altra parte, quelli che sanno, ma non dicono e che, a volte, agiscono, nascosti dall'omertà del gruppo. Cosa conta in questo mondo? Che domande! Il denaro. I soldi, il petrolio, la terra. Per avere denaro e potere si può passare sopra a tutto. L'amicizia è subordinata al soldo, l'amore anche, tutta la vita è in funzione di questo principio: fare più soldi. Avere più potere. "Lui è il mio migliore amico, lo devo tenere al sicuro. Se sopravvive per altri tot mesi, intasco l'assicurazione sulla vita." Ogni inquadratura ti dice: guarda che schifo, "li vedi i lupi?" Tre ore a passa che volano via come il vento, con una orchestrazione magnifica. Blockbuster curato in ogni piccolo dettaglio capace di riprendere, costumi, locations e somiglianza fra cast e reali protagonisti, non una nota fuori posto, niente che sia mai di troppo o di poco, nessun compiacimento, tutto perfettamente incastrato ad arte, chirurgico ma senza freddezza. Bob De Niro in uno stato di grazia come non si vedeva da anni. Di Caprio Faraonico. Gladstone incredibile nel suo lavorare quasi ed esclusivamente con lo sguardo. Se "The Irish Man" è stato un buon film, Killers of the flower moon entra di diritto tra i migliori film del regista.