kumiko, the treasure hunter (2015)

La solitudine, una madre opprimente, la mancanza di affetti e un lavoro insoddisfacente a volte portano le persone a fare gesti eclatanti, incredibili o anche senza senso. Kumiko incarna questo ritratto esistenziale: 29 anni e single, una vita monotona e un lavoro senza sbocchi, si rifugia in un mondo tutto suo dove non c'è limite tra finzione e realtà, Kumiko forse aveva solo bisogno di sognare, così parte per l'America, direzione Minnesota, alla ricerca di una valigia pieni di soldi vista in un film.
La brava Kikuchi risulta essere convincente nel mantenere il giusto equilibrio tra il dolore e la speranza che caratterizza questa storia surreale, una sorta di viaggio della rinascita, capace di intrattenere e coinvolgere in maniera decisa. E nonostante il regista non metta freni all'immaginazione dello spettatore, non spiegando nulla del finale, il film risulta gradevole e di sicuro interesse da meritare una visione e un voto positivo.

Film d'avventura davvero bizzarro con una ottima Rinko Kikuchi. La storia di una cercatrice di tesori che dopo aver trovato la VHS di Fargo sepolta in una grotta parte per il Minnesota alla ricerca del malloppo nascosto da Steve Buscemi nel celebre film. Un omaggio al capolavoro dei Coen e allo stesso tempo una inverosimile favola on the road.

La storia "vera" raccontanta da Fargo è l'ossessione malata di una ragazza giapponese, ritratto di una solitudine profonda, che viene in qualche modo irretita dal film dei Coen e si convince dell'esistenza di quel tesoro che potrebbe essere la chiave per cambiare totalmente una vita anomina di soddisfazioni e completamente avulsa da ogni contesto sociale. L'incipit del ritrovamente della vhs di Fargo in una grotta è solo l'inizio di una fiaba tragica. Il viaggio impossibile di Kumiko e un viaggio nella sua mente ormai distorta, amplificato dal paesaggio irreale del Minnesota, dove si aggira sperduta ed incurante di quei personaggi che potrebbero aiutarla e cercano di dissuaderla dai suoi propositi. Il tono fiabesco appunto stempera le tante forzature di una sceneggiatura ai limiti dell'inverosimile, ma ci regala un personaggio ben caratterizato dalla Kikuchi, non dissimile dall'epopea del ragazzo di Into the wild.