la lancia che uccide (1954)

Da un regista come Edward Dmytryk non mi aspettavo certamente il classico western pieno di duelli o risse da saloon ma come nel piu' fortunato "Ultima notte a Warlock" emerge soprattutto il personaggio in se, i suoi rapporti, i suoi affetti e la sua psicologia.
I tre ruoli fondamentali e tratteggiati molto bene sono quelli del Padre Padrone e rude con i figli, il figlio maggiore che cerca un impossibile equilibrio familiare e il figlio piu' giovane avuto con un'indiana che ha a che fare con i pregiudizi della gente.
Un miscuglio di emozioni senza bisogno di mostrare quasi mai la pistola.
Un bel film di formazione drammatico, ma ambientato nel vecchio west...

La solidità che sembra mancare in alcune parti della sceneggiatura è invece sempre presente nelle interpretazioni di un cast abile e capace. Spencer Tracy si conferma attore istrionico, di grande carisma e spessore interpretativo, ma anche gli altri assolvono al compito in maniera precisa e puntuale. Mi è piaciuta meno però la caratterizzazione di alcuni personaggi e la poca precisione in alcuni frangenti della storia, ma LA LANCIA CHE UCCIDE, a mio avviso, riesce a coinvolgere, interessare e intrattenere più che degnamente.
Vale la visione.

A metà tra western classico e dramma familiare, scritto senza particolari finezze e troppo convenzionale nello stile (Dmytryk era un buon mestierante ma nulla di più) per essere considerato un gran film. Comunque ben recitato, Tracy su tutti.

Bellissimo western di Edward Dmytryck, che è in sostanza una sorta di tragedia Shakesperiana simile al "Re Lear", molto più simile a una saga familiare in piena regole che ai canoni del western classico e che guarda molto di più alla psicologia che all'azione.

Inoltre è ricchissimo di spunti e di temi, dal razzismo (Tracy ha avuto tre figli con la sua prima moglie e poi si è risposato con un'indiana dalla quale ha avuto il quarto figlio), al potere e il disprezzo per la legge.

Il personaggio di Spencer Tracy, padre-padrone che disprezza i primi tre figli e non si fa scrupoli a usare la violenza fregandosene delle leggi a ogni occasione, è sorprendentemente riuscito ed è interpretato in maniera memorabile dal grande attore.
Tra gli altri il migliore è senza dubbio Richard Widmark, personaggio piuttosto ambiguo, che si sfoga col padre nella bellissima sequenza del loro ultimo incontro.

Nel complesso è un ottimo western molto ben diretto da Dmytryck, che si ispirò a un precedente film di Joseph L. Mankievicz del '49.
Come western psicologico e dramma familiare tutto funziona perfettamente, ed è molto interessante, tanto quanto il successivo "Ultima notte a Warlock" diretto da dal regista pochi anni dopo.

Bello e coinvolgente ritrato di un coriaceo mandriano che s' è fatto da solo, allontanatosi dalla cosidetta società civile anche a causa dei pregiudizi suscitati a causa del suo secondo matrimonio con una donna indiana e del figlio avuto da lei, e della sua famiglia tra l' avanzare prepotente dell' industrializzazione che soffoca l' individualismo e le beghe interna a quest' ultima.