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Rispetto al precedente "La maschera di Frankenstein" Fisher sfrutta ancora di più la figura di Peter Cushing nei panni del dottor Frankenstein mettendola al centro della storia, oscurando quella che di diritto è stata sempre, nei libri quanto nei numerosi film, la protagonista assoluta: La Creatura, al punto da prendere il nome del suo creatore. In questo secondo film della serie Hammer, Boris Karloff si allontana ancora di più, al punto che forse viene da pensare che Fisher srutti il nome del famoso mostro creato dalla mente di Mary Shelley per fare un buon horror ma che con Frankenstein non ha nulla a che vedere, anche perchè un Victor cosi' cinico, opportunista e insensibile non si era mai visto, dal momento che la storia originale si basa sul pentimento e sulla redenzione del creatore del mostro. Certo, anche qui l'ossessione del dottor Victor di creare o ridare vita, tramite trapianto di cervello, a pezzi di cadavere presi qua e la, nonostante tutto trasmette una certa tensione. Anche la fotografia è ottima e l'introduzione del colore crea una bella atmosfera. Grande Peter Cushing nei suoi continui cambi di umore e d'identità. Tutto sommato un buon film horror, leggermente superiore al precedente.