l'idolo delle donne (1961)

Le commedie di Jerry Lewis sono dei piacevoli sempre verdi. Lui ovviamente, con la sua verve, la sua mimica, la sua fisicità (e la voce italiana di Carlo Romano) è inarrivabile e ci regala esilaranti gag fulminee, surreali, basate sul non sense che non disturbano se ogni tanto sfociano nello sciocco, anzi magari proprio per quello, dato il contesto, fanno ancora più ridere. Nonostante la sceneggiatura quasi inesistente il film regge in maniera eccellente per tutto il tempo, con Lewis che non manca di esibirsi anche in momenti di ballo; queste sono le vere commedie! Belle le scenografie...e bellissime le fanciulle presenti.

Più dinamico e più divertente nella prima parte, viene un po' frenato nella seconda con qualche intermezzo musicale e ballereccio di troppo.
Pur non essendo un estimatore della comicità picchiatella di Lewis non faccio fatica a premiarlo positivamente, visto che L'IDOLO DELLE DONNE rimane, e offre, una visione piacevole e più che valida.
Un film discreto.

è decisamente un film mitico, tuttavia è la struttura stessa che lascia perplessi, ovvero un susseguirsi di gag tra il divertentissimo, le risate a stretti denti e alcune anche piuttosto trash.
Magica l'atmosfera tipica degli anni, dal technicolor all'uso della scenografia, per non parlare delle ragazze, tuttavia si risolve in un film senza storia.
La gag migliore è senz'altro (imho) quella iniziale nella quale la signora si spaventa quando viene salutata per la troppa tranquillità del paesino provinciale, oltre a quella nel quale JL si quadruplica per fuggire (o ancora la seguente della matrona che apre la porta barricata).
Infine resta incomprensibile come un'attrice splendidamente dolce e bellissima come Pat Stanley sia completamente sconosciuta e della quale siano introvabili foto o informazioni.

Parecchio divertente, anche se le singole sequenze valgono più della loro somma.

Non so perchè, ma rivedendo questo film, che si può considerare, insieme all'incompreso "Le folli notti del dottor Jerryll", una delle pellicole maggiormente "strane" da lui prodotte, ho avuto come la sensazione che questo fosse un preludio al ben più collaudato e malinconico "La città delle donne" di Fellini ( eppure sarebbe uscito solo dicannove anni dopo!).Il perchè è semplice a spiegarsi: tali opere si devono pensare come due compendi e miscelanee ( seppur diverse) della stessa materia trattata, scomposta e riunita (qui piacevolmente, in Fellini oniricamente e nostalgicamente): la donna, un "tabù" ( coem un critico ha fondatamente detto) da sfatare per gli uomini e, in un secondo momento, ritrovare nelle sue componenti e determinazioni essenziali e inspecificabili ( basti pensare alla stanza dei desideri cretata appositamente da Lewis nel suo piccolo "harem"), per giungere, infine, a quella che si può definire la "casa madre", specchio ed armadio-contenitore dei sogni e passioni infantili e pre-natali degli uomini.

I due universi sessuali in uno scontro impari per lo meno nel numero dei rispettivi rappresentanti. Misoginia di un autore che fa lo scemo ma dal narcisismo estremo, che sfocia nell' incredibile scenografia aperta al completo controllo supervisore di quello che dovrebbe essere stato il primo utilizzo di una gru (costruita apposta) nel mondo del Cinema. L' impatto visivo è notevole, divertente a tratti soprattutto i primi venti minuti; il resto si perde in ben distinte e isolate performance comiche. Non è da buttare via.

Divertente, ma non certo tra i migliori JL

Divertente film costruito su Lewis curiosamente donnaiolo.
Girato interamente negli studios, denota i limiti del prodotto.

Seconda regia di Lewis, certamente minore rispetto ad altre opere successive (vedi "il mattatore di Hollywood" e "le folli notti del dottor Jerrryl").

Indubbiamente divertente, quasi tutto girato interamente in studio, con una scenografia fantastica del collegio. Divertentissimo, con alcune gag memorabili e un Lewis certe volte davvero irresistibile.

Peccato che quella stessa unica ambientazione, alla lunga per me un po' stanca. Le due scene + divertenti sono quella in cui compare George Raft (nei panni di se stesso) e sopratutto è bellissima la sequenza del gangstar col cappello, da sfasciarsi in due dalle risate.