l'urlo (1968)

Questo film non è del '68 o sul '68: questo film è il '68.
Dissacrante, colto, stilisticamente sublime, un dedalo di fotogrammi con una storia-non storia, dove la ******* in processione è la fascinosa ragazza libera protagonista fuggita al matrimonio - ma che sia quella invece la strada giusta?
Non lo sappiamo, alla fine è un enorme punto interrogativo.
Il montaggio - ovviamente dello stesso regista - è magnifico.
Chapeau, Maestro!

Può apparire datato agli occhi di oggi, ma L'urlo serve a capire il Tinto Brass prima della svolta erotica effettuata con La chiave. Frammentario, metaforico, rifiuto sistematico della pur minima narrazione lineare. Non certo facile da seguire, ma va dato atto che Brass ha il gusto della provocazione. la sua rappresentazione è quella di una società priva di sbocchi, incatenata alla logica e alla morale, priva di libertà e povera di emozioni.

Eh, come lo si rimpiange il Brass di un tempo, sperimentale e genuino al massimo, che senza mezzi termini criticava aspramente il potere, le istituzioni, il moralismo e la società in generale.

Prima della sua mediocre escursione nel porno soft non ha mai sbagliato un film praticamente.

Il qui presente L'urlo è privo di qualsiasi struttura e catalogazione cinematografia; quando si vede questo film ci si deve solo lasciare trasportare dalle immagini praticamente.
Immagini che inneggiano prima di tutto alla libertà, criticando le istituzioni della società, ed in particolar modo questa critica è riservata alla borghesia.

Già in questo film però, si può intravedere una certa propensione all'erotismo per Brass, che poi lui esaspererà con film su film (non pessimi comunque).

Un gran film per un gran regista che ha dato il meglio di sè soprattutto in passato.