nico, 1988 (2017)

Come spesso accade in questi film biografici di figure musicali, gli aspetti migliori sono sempre la colonna sonora e il protagonista. Questo "Nico, 1988" non è da meno, ottima la performance dell'attrice che interpreta Nico e buon utilizzo delle musiche, anche quelle di altri artisti (bella la scena con "Big in Japan" degli Alphaville); tra l'altro non so se le esibizioni canore hanno la voce originale dell'attrice protagonista, in tal caso tanto di cappello.

Quello che non va, come altri film di questo tipo, è tutto quello che ci sta attorno: dialoghi così così, resto del cast di livello parecchio modesto, insomma alla fine rimane poco.

Film in parte salvato dalla protagonista che riesce a fare una performance convincente di Nico, ma la regista è proprio scarsa, senza gusto e senza un briciolo di talento e tecnica

E'un film abbastanza "grezzo", che sembra essere girato con mezzi di fortuna, ma con un'idea ben chiara e portata avanti benissimo: raccontare la fine di una donna che è sì stata una leggenda del rock ma che, lei per prima, non è di quello che vuol parlare. La bravura della protagonista lo rende totalmente credibile e coinvolgente. Non una biografia ma uno sguardo intimo sulla donna Christa Päffgen

Un bellissimo omaggio alla grande Nico, scritto e diretto con sensibilità e rispetto. Molto bella l'idea di raccontare solo l'ultimo periodo della vita della protagonista, lasciando lontano sullo sfondo i ruggenti anni '60, i Velvet Underground e tutto ciò intorno a cui si è costruito il mito della rockstar, per far emergere invece la sua lunga attività da solista.
Magnifica l'interpretazione di Trine Dyrholm. Molto bella e significativa la scena ambientata a Praga.
Un film da non perdere se si ama l'arte di Nico e comunque da vedere anche per chi magari non la conosce, perché ne racconta il mondo con gusto e intelligenza.

Film interessante che descrive gli ultimi anni di vita della star degli anni Sessanta.
Ottima la prova della protagonista.
Regia elementare.

Regia assennata e convincente interpretazione della protagonista per un film interessante ed emotivamente coinvolgente per gli appassionati di musica indie ante litteram.

Diciamo già da subito che il film lo fa l' attrice trine dynholm perché la regia è quanto di più scolastico si possa immaginare. La pensata di mettere in scena gli ultimi anni di Nico, dove è attorniata dalla mediocrità assoluta ripiena di droga, è stata una scelta felice e non usuale. Era facile fare un ritratto della donna più bella dell'entourage della factory, con annesso rapporto con i Velvet underground. Si parte già col capire che nico non è una tipa che vive del ricordo del rapporto finito con quel mondo dorato,anzi non vuole proprio parlare di ciò. Il rapporto col manager,col figlio,col pubblico e con la droga è una corsa sulle montagne russe. La storia è bella, l'attrice è super ,la nicchiarelli ha un ottimo intuito per le storie ma la strada è ancora lunga per diventare una regista sufficientemente brava

Intervistatore radio:"Nico, le va di parlare della sua esperienza con i Velvet Underground?"
Nico: "No, non mi va.
Il film della Nicchiarelli è programmatico fin dall'inizio. Via i Velvet Underground che rimangono solo un eco lontano. L'icona Nico quindi è privata della sua base. Non è la Nico sfolgorante degli anni sessanta che, alla stessa stregua della guerra e della sua bellezza, sono solo un ricordo. E' una donna invecchiata che rifugge il proprio mito e cerca di recuperare il ruolo di madre che aveva perduto.
Il film della Nicchiarelli offre un ritratto decisamente dalle tonalità anticoniche, per nulla celebrativo o agiografico. Lascia da parte il mito ed emerge la donna. Il tutto in maniera molto dignitosa offrendo un ritratto sincero e veritiero di una voce unica nel panorama del rock che cerca di ricostruire la propria vita ai margini dello star system, anche oltre la cortina di ferro. Il concerto semiclandestino a Praga è sicuramente la parte migliore del film in cui Nico riesce ad infiammare i giovani dell'est, avidi di rock, sulle note di My heart is empty. Bravissima Trine, Dyrholm ben calata nel ruolo ed in grado di riprodurre abbastanza bene quella voce oscura e tenebrosa della cantante, oltre ad offrire nel corpo e nello spirito una donna che cerca fra mille difficoltà di risollevarsi. Una bella sorpresa.