precious regia di Lee Daniels USA 2009
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precious (2009)

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locandina del film PRECIOUS

Titolo Originale: PRECIOUS

RegiaLee Daniels

InterpretiGabourey Sidibe, Mo'Nique, Paula Patton, Mariah Carey, Lenny Kravitz, Sherri Shepherd, Nealla Gordon

Durata: h 1.50
NazionalitàUSA 2009
Generedrammatico
Al cinema nel Novembre 2010

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Trama del film Precious

La giovanissima Clareece Precious Jones è stata messa a dura prova dalla vita. Maltrattata dalla madre, violentata dal padre, è cresciuta a Harlem, povera, analfabeta ed obesa. Incinta del secondo figlio, la ragazza accetta di entrare in una scuola "speciale" dove la sua profesoressa l'aiuterà a costruirsi una vita migliore.

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Voto Visitatori:   7,32 / 10 (64 voti)7,32Grafico
Voto Recensore:   9,00 / 10  9,00
Miglior attrice non protagonista (Mo'Nique)Miglior sceneggiatura non originale
VINCITORE DI 2 PREMI OSCAR:
Miglior attrice non protagonista (Mo'Nique), Miglior sceneggiatura non originale
Miglior attrice non protagonista (Mo'Nique)
VINCITORE DI 1 PREMIO GOLDEN GLOBE:
Miglior attrice non protagonista (Mo'Nique)
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Voti e commenti su Precious, 64 opinioni inserite

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Commenti negativiStai visualizzando solo i commenti negativi

Gruppo COLLABORATORI JUNIOR Zazzauser  @  21/01/2021 04:43:02
   5 / 10
Sinceramente non so manco da dove cominciare, mi e' parso un film di un buonismo e di una ruffianeria notevoli, con personaggi esili come fogli di carta e che riesce a scatenare un coinvolgimento emotivo praticamente nullo pur a fronte di una storia di uno squallore e di una morbositá estremi. Nella trama tutto e' portato al parossismo, dai comportamenti da TSO della madre a quella sorta di corte dei miracoli / scuola alternativa fino ai dettagli (figli con sindrome di Down, uomini adulti che si fanno allattare dalle compagne mentre masturbano figlie di tre anni..) e quando non lo fa si lascia andare a ruffianerie LGBT-friendly, stereotipi inquietanti e lesivi per la comunita' afroamericana, foul language di dubbia utilitá e piagnistei non esattamente ben piazzati.
Se l'intento era quello di fotografare il degrado metropolitano delle minoranze forse Daniels avrebbe dovuto chiedersi se davvero l'harlem degli anni '80 fosse cosi, ma evidentemente manco sapeva di aver ambientato la sua storia in quegli anni perche' i riferimenti a quel contesto storico e socio-culturale si limitano ad un titoletto ad inizio pellicola.
Se l'aspetto "espressionista" della protagonista e' di sicuro impatto visivo e l'interpretazione di Gabourey Sidibe e' tutto sommato convincente lo stesso non si puo' dire delle altre prove attoriali, da quella di una Mariah Carey tanto irriconoscibile quanto piatta a quella di un Lenny Kravitz piazzato a caso almeno quanto il suo personaggio, a quella di una Paula Patton per me inadatta al ruolo; per assurdo la migliore performance e' quella di Mo'Nique, davvero efficace nonostante la sua carriera di attrice comica non l'abbia portata proprio nella sua comfort zone.
A me Precious é sembrata piu' una fiaba di Andersen - con i dettagli morbosi/scioccanti e senza la loro carica allegorica - perfetta per le rassegne dell'Obamacare e del Yes We Can partorita da un retrogrado che ha lo stesso occhio critico di un naturalista di fine Ottocento.
Le scene e i dettagli random non mancano, dagli assurdi sogni ad occhi aperti di Precious a due o tre scatti d'ira (un paio di ceffoni ben assestati e una bambina di 8 anni lanciata in terra, cosí) ad una sana vomitata dopo aver mangiato un barile di ali di pollo fritte alle nove del mattino (aspetta dobbiamo lanciarci dentro anche il problema dell'obesita e del binge eating in contrasto con la povertá e ricordare che ai neri, si sa, piace il KFC e il junk food del MacDonald) a episodici movimenti di camera a mano da mockumentary che hanno solo l'effetto di far chiedere allo spettatore "ok, ma perché?"
E tralaltro e' davvero un peccato perche' se solo alla meta' dei risvolti morbosi che ha questo dramma familiare avessero dato il peso narrativo che avrebbero potuto meritare magari poteva anche uscire fuori un buon film.
Il climax non esiste, i personaggi hanno scarsa quando non nulla evoluzione e il film finisce ancor prima di aver capito se effettivamente sto libro di Giobbe vissuto da Precious abbia avuto l'effetto di cambiare lei, la vita di quelli attorno a sé o la coscienza sociale di chi la sta guardando da dietro uno schermo.
Non sono un grande fan dei voti cattedratici e raramente metto meno di cinque a meno che non si tratti di un film oggettivamente brutto, ma a mio parere questo lavoro é un delirio, lascia poco e niente e mi stupisco davvero che possa aver attecchito su una fetta di pubblico e critica cosi ampio

Nico83  @  23/01/2011 19:58:57
   5½ / 10
Ottime le premesse ma il film sembra che non arrivi mai ad una conclusione.
si poteva fare di più per i temi trattati

Cinema is Dead  @  20/12/2010 21:20:51
   5 / 10

Filmetto pateticamente manicheo e irritante che fa molto Yes-we-can Obama, nel quale la marciscente società americana che consapevolmente discrimina i negri, gli obesi e i poveri non viene attaccata o perlomeno indagata nemmeno di striscio o per sbaglio.
Il trionfo di oscar e premi vari era ampiamente prevedibile, del resto.

Insomma, qui in un ghetto che più patinato non si può, tra un vortice di canzonette new-soul mai così di moda ciò che viene suggerito è che la povera nera cicciona è proprio sfortunata e deve subire ogni genere di torti ed angherie per colpa di persone cattive (si badi bene, non per colpa di una società che educa alla cattiveria verso chi non rientra nei canoni dei vincenti). Lo stesso processo di cercare la lacrima facile e il colpo basso presso il pubblico tramite un personaggio così sgraziatamente caricaturato in termini di clichè implicitamente classista, in mancanza di una critica articolata.

Ma naturalmente, posta in partenza la stantìa retorica della famiglia-mostro (l'unico personaggio simpatico è proprio la madre e la sua grandiosa padella)
ecco apparire anche le persone buone e di cuore, che naturalmente simboleggiando le istituzioni della scuola e della sanità -se vogliamo proprio le più classiste e indifferenti tra tutte- prendono le fattezze dei belli-ricchi e vincenti Mariah Carey e Lenny Kravitz. La retorica è chiara: per tendere una mano ed aiutare la brutta e povera negra cicciona sognatrice di Mtv a credere in sè stessa, chi meglio di una bellissima e intensissima insegnante di un bellissimo e scultoreo infermiere potrebbero riuscirvi?

Date queste squallide premesse, il proseguo glassato a triplo strato nel buonismo è presto servito con l'arrivo di uno splendido bambino, che ovviamente grazie al sostegno dei buoni infonderà alla sfortunata Clareence l'autostima che non trovava e tutto finisce ovviamente nel segno del bene, dell'amore, della speranza e della voglia di arrivare e credere in sè stessi, ormai bollitissima retorica stile Mtv a là Save the last dance o simili.

Ma un film con queste premesse che sia coerente fino in fondo e nel raccontare asetticamente rabbia, frustrazione ed emarginazione in un contesto di povertà, razzismo e squallida emarginazione finisca in un modo tragico, inquietante o disperato senza moralismi e che magari nel frattempo lanci uno straccio di critica sociale, lo potremo mai vedere?
Forse, ma non certo al cinema e non certo pubblicizzato in televisione.

A ciò si aggiunga una regia piatta e scolastica, caratterizzazioni buttate lì a tratteggio delle varie macchiette di cui si popola la scena e sceneggiatura che alterna sì momenti accurati ad altri, troppi, decisamente patetici.

Un film furbo, troppo fastidiosamente furbo. Un film-ricatto, che sembra quasi costringa lo spettatore ad apprezzarlo incondizionatamente al di là degli effettivi meriti. Di certo un film lontanissimo da una qualsiasi forma di denuncia e scavo sociale, che utilizza strumentalmente tematiche forti col solo scopo di cercare la lacrima nel grande pubblico dei pop corn.
Vorrei sapere se parte dei ricavi di questo prodotto andranno a comunità per ragazze madri o centri sociali. Onestamente, ne dubito.

A tutti quelli che condividono quello che dico, un consiglio:
se volete qualcosa che apra gli occhi e che colpisca duro senza un fronzolo, guardatevi il film ''Rosetta'' dei fratelli Dardenne.
Chi lo ha già visto sa di che parlo.

4 risposte al commento
Ultima risposta 16/07/2011 15.56.11
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minut  @  12/12/2010 11:12:26
   5½ / 10
piuttosto deludente, è un diario di vicissitudini e sofferenze delle quali avere estrema considerazione, ma un film è un po un'altra cosa.
sembra che si racconti una storia e non che i protagonisti la vivano.

Nascondi/Visualizza lo SPOILER SPOILER

WildHorse  @  05/12/2010 06:07:06
   4 / 10
Due premi oscar regalati, una storia piuttosto banale. L'intento del regista sembra essere quello di raccontare, e racconta, racconta... senza colpi di scena, né sentimentalismi. Non è necessariamente un punto di forza il sentimentalismo. Spesso e volentieri viene usato per nascondere la mancanza di idee e per far scorrere un film nel male minore. Ma in questo caso, la ricerca di una sorta di un realismo intellettuale dal primo all'ultimo istante rende questo film fin troppo scarno, al punto che il risultato finale è, appunto, una storia piuttosto banale. Altro che premi oscar. Questa cosa la vedrei benissimo nel palinsesto pomeridiano di Canale 5, magari di domenica al posto di Barbara D'Urso e i suoi grandi fratelli.
Non bastano i nomi di Carey, Monique (ma chi cacchio è, una cantante?) e soprattutto Lenny Kravitz (che cavolo ci sta a fare Lenny Kravitz qua dentro? Chi ce l'ha portato?) per dare credibilità al tutto. I nomi semmai la tolgono: i musicisti sarebbe un bene che continuassero a fare i musicisti, la Lopez compresa, che la recitazione non fa per loro e, proprio perché famosi in altri ambienti, non trasmettono credibilità (David Bowie a parte!)
Mamma mia che strazio! Brava la protagonista, il resto da dimenticare in fretta.
Supersconsigliato!

Gruppo COLLABORATORI SENIOR Invia una mail all'autore del commento kowalsky  @  29/11/2010 21:09:32
   5½ / 10
Il tipico film che "pretende" applausi a scena aperta, ma a me non mi fregano. Credo di appartenere a quell'elite ristretta che non ama pronosticare le scelte alla prossima notte degli oscar (!). Script in stile "Monster" ma privo della cocente brutalità sociale di quel film (peraltro ottimo). Vedi l'odissea di Clareence Jones e "sprofondi" con lei, soprattutto è Lee Daniels a pretenderlo per noi/me. Ma è così compiaciuta questa "Rosetta" di Harlem da far perdere di vista l'empatia naturale che volevo riservare alla protagonista.
La realizzazione del film - immersa per esempio in un barocchismo pop alquanto sgradevole (vedi i sogni ad occhi aperti di C.) può essere libera ed egocentrica quanto ti pare, ma è difficile provare un senso di indincibile disagio.
Lascia perplesso il contorno di personaggi fin troppo politically correct come l'insegnante materna o l'infermiere belloccio (lenny kravitz) tanto "irraggiungibile" da provare interesse per la sorte della povera ragazzina.
E sì, entriamo subìto nel calvario dei soprusi domestici più efferati, e poi ci liberiamo facilmente dai pregiudizi. A quel punto tutto può servire, l'mtv virtuale e i racconti di vita delle riviste femminili, il premio pulitzer e la parapsicologia, le scuole alternative stile meeting di alcolisti anonimi, persino Sophia Loren stuprata assieme alla figlia in un illustre e doloroso romanzo (e film) Moraviano.
Intendiamoci, il regista ha l'indubbia capacità di descrivere il degrado urbano della metropoli, l'ambiente domestico sordido - memorabile la mdp che inquadra la scala delle percosse - la colonna sonora è da urlo, l'attrice è una dissociazione corporale pertinente al soggetto, l'epilogo finale risolve decorosamente certi scompensi narrativi.
Eppure non riesco a liberarmi dalla sensazione di un clamore annunciato, invano, quasi inerme come il distacco tra me e questa (terribile) storia.
Tanto più che il momento più emozionante mi è sembrato quello della nascìta di un bebè, come prova conciliante in un mondo autopunitivo ed esasperato

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