the suicide theory (2014)

L'idea alla base del film è interessante ma il film non regala particolari emozioni e la realizzazione non è eccezionale.
Si riprende un pò sul finale ma non è abbastanza per farlo uscire dall'anonimato.

Non essendo partito con grandi aspettative non pensavo che il fim mi prendesse così; ero convinto di imbattermi in una pellicola piena di sparatorie, giochi di vendetta o qualche sorta di commedia nera ben orchestrata, invece la pellicola narra la storia di un killer alle prese con qualcuno che non può morire talmente disperato da aver pagato il killer stesso per farlo fuori.....
Detta così può sembrare una grandissima stronzàta, ma in realtà, dietro a questo perno piuttosto inverosimile, c'è tutta un analisi dannatamente psicologica dei personaggi, dove viene messa in risalto un amicizia insolita tra carnefice e vittima, sottolineando l'importanza che può avere il destino quando due persone si incontrano; nulla è dato al caso; si crea un gemellaggio davvero spettacolare che riesce a stupire lo spettatore fino alla scena finale.
La produzione è australiana e si vede; quando gli americani non centrano nulla si percepisce sempre un pizzico di passione e amore per il cinema in più.
Mi sono divertito e mi è piaciuta la sceneggiatura; tecnicamente più che discreto.....
...consigliato....

Steven è uno spietato assassino, Percival un aspirante suicida. Sulla carta una coppia perfettamente combaciante, in cui il desiderio può essere soddisfatto dalla preparazione e dalla capacità. In realtà il corpo di Percival di tirare le cuoia proprio non ne vuole sapere, nonostante i tentativi di Steven siano tutt'altro che maldestri.
I giorni passano e gli sforzi si susseguono con la vittima designata a resistere non si sa per quale strano sortilegio; intanto i due uomini si conoscono sempre più e dal bizzarro rapporto professionale passano ad un accorto studiarsi dettato da forte curiosità, per poi giungere ad un'amicizia sicuramente stramba ma comunque sentita.
Alla base del tutto c'è un vissuto che ha lasciato profonde cicatrici, in Percival visibili anche dall'esterno, in Steven nel profondo del suo animo con sanità mentale in forte pericolo.
Tra leggerezze da commedia e toni ben più oscuri si dipana un rapporto basato sulla disperazione per la perdita, sul senso di colpa e sulle beffe che il fato tiene in serbo per noi comuni mortali.
Le "rivelazioni", in teoria piatto forte del menù, purtroppo lasciano indifferenti e spesso sono prevedibili con largo anticipo. Nessuna sorpresa quindi e nessuna forte empatia con i protagonisti anche a causa di scelte di cast a mio avviso non proprio azzeccate. La storia tende a trascinarsi e a girare a vuoto, si accelera solo quando il twist spariglia le carte in tavola, ma più che da un' impetuosa bufera il movimento è alimentato da un lieve refolo d'aria.
L'affanno percepito in "The suicide theory" sta nell'incapacità di sviluppare le tematiche messe in tavola con la dovizia del caso, o meglio, l'elaborazione delle stesse è molto didascalica e in alcuni passaggi oserei dire addirittura elementare.
Se non altro si guarda senza sforzo, ovviamente si dimentica nel giro di qualche minuto.

Un killer spietato e psicopatico e un ragazzo mite che si incontrano. Due caratteri che più opposti non si può, ma che vengono uniti dal desiderio del ragazzo di farla finita e per farlo assolda il primo per farsi uccidere. Nessun problema per il killer solo per il fatto che per una straordinaria quantità di coincidenze la vittima sopravvive sempre ai suoi attentati. The Suicide Theory è uno dei classici esempi dove il destino unisce inaspettamente due persone, intuibile con il procedere della narrazione ma scritto abbastanza bene, con un ottimo approfondimento dei personaggi grazie anche alla buona alchimia fra i due attori. L'incedere della storia ha una cadenza piuttosto lenta, scava nelle psicologie come in un buon noir che si rispetti e non mancano le sorprese.