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Questo è il secondo film di Takita che vedo e ho avuto la conferma del mio poco feeling con questo regista, lo stesso che ho provato con Departures. La descrizione della fine dello shogunato e di conseguenza dell'epoca dei samurai ha un approccio molto buono, virato più sul versante realistico. Infatti la figura del samurai al contrario dei classici del genere è meno ieratica e più umana. Il protagonista stesso agli occhi degli altri appare sempre sotto una duplice veste, positiva e negativa, ma allo spettatore si evidenzia al contrario l'estrema coerenza del suo agire. Ciò che mi ha convinto di meno sono alcune cadute melodrammatiche, fuori luogo vista l'impostazione di base e una studiata e furbetta ricerca della scena madre specialmente nella seconda parte, dove comunque offre scene di battaglia molto buone. Un film che mi ha convinto a metà, come d'altronde Departures.