Dopo 35 cortometraggi girati per la Keystone, Chaplin nel 1915 cambia casa di produzione e viene ingaggiato dalla Essanay.
Stavolta non è uno sconosciuto qualsiasi: si è già fatto un nome e può pretendere una discreta somma di denaro, oltre a carta bianca su tutto quello che decide di fare. Ormai ha capito che il suo futuro è il cinema; si è innamorato di questo mezzo d'arte, che gli dà la possibilità di lasciare libero corso alla fantasia. è da questo periodo che diventa la vera passione della sua vita: "mi troverete al lavoro con la stessa alacrità anche fra 50 anni. Il denaro non è tutto. Si può trovare più felicità nel lavoro che in qualunque altra cosa".
In realtà è una persona assetata anche di sentimento. Alla ricerca di una partner femminile per le sue comiche, s'imbatte in una bella bionda che aveva studiato per fare la segretaria; una bionda dal carattere semplice, serio ma spontaneo e spiritoso. Oltre ad ingaggiarla per le sue comiche, non poté fare a meno di innamorarsene. Nacque così il sodalizio scenico e sentimentale con Edna Purviance.
L'amore era destinato presto a finire, non così il sodalizio artistico e soprattutto la grande amicizia che rimase fra i due fino alla morte di Edna nel 1958.
Senza rinnegare la base stilistica delle comiche Keystone, Chaplin introduce in questo periodo importanti novità. Prima di tutto le comiche adesso sono tutte lunghe due bobine e durano circa 25-30 minuti; in genere se ne producono 2 al mese.
All'occhio moderno mostrano tutti i loro 90 anni, e quindi non riescono forse a fare ridere come una volta. Se guardate criticamente, rimangono comunque delle visioni piacevoli e talvolta divertenti.
Rispetto alle comiche precedenti, sono molto più elaborate dal punto di vista scenico e soprattutto narrativo. Gli ambienti sono assai più caratterizzati, grazie alla cura con cui si prepara la scenografia. Il carattere del vagabondo è più sviluppato psicologicamente; esprime i sentimenti in maniera naturale e spontanea, ma soprattutto ricopre un ruolo sociale ben preciso. Si rende conto di essere povero e che lavorare significa essere sfruttato.
Una parte importante la assumono le didascalie, in genere molto ironiche, che contribuiscono ad aumentare l'effetto comico o di polemica sociale. Il vagabondo ormai non è più una semplice maschera, ma un essere umano ben delineato, amante della libertà anche se deve lottare ogni giorno con la fame. Nonostante il duro ambiente in cui è costretto a vivere riesce lo stesso a conservare i suoi nobili sentimenti di onestà, fedeltà e tenerezza - la vera ricchezza del vagabondo. Questa è la sua vittoria: essere onesti dentro, nonostante l'ambiente difficile.
Dopo avere girato cinque comiche, nell'aprile del 1915 esce il primo cortometraggio di Chaplin di grande valore artistico: "The Tramp" ("Charlot vagabondo"). La prima scena ritrae il vagabondo con il suo fagottino, che procede baldanzoso con la sua caratteristica camminata per una polverosa strada di campagna. Alcune automobili lo rasentano in velocità buttandolo per terra. Senza perdersi d'animo, si rialza e si spolvera a lungo con una piccola scopetta dandosi il contegno di una persona di rango. Si siede quindi all'ombra di un albero per consumare il pranzo, composto da un semplice panino; un ceffo però lo nota, rubandogli il pasto di soppiatto. Senza fare una piega, il vagabondo prende un ciuffo d'erba e, buttandoci un po' di sale sopra, se lo mette in bocca e lo mastica con una faccia un po' schifata ma soprattutto dispiaciuta.
A questo punto entra in scena l'ingenua figlia di un agricoltore (Edna Purviance), che si reca a fare compere facendo sfoggio incautamente di un rotolo di banconote. Il ceffo di prima, insieme ad altri compagni, cerca di molestarla ma viene messo in fuga dal provvidenziale intervento del vagabondo (intervento comunque comico e ironico, tanto per non far diventare il vagabondo un "eroe"). Una volta solo con Edna, si accorge del gruzzolo che ha in mano e non può resistere alla tentazione di appropriarsene. Vedendo Edna triste e derelitta, combattuto con se stesso, si commuove e decide di restituirle i soldi. Una scena molto breve, recitata con espressioni semplicissime, ma che dice tanto sul carattere del vagabondo. è una persona con pregi, ma anche con difetti; al fondo di tutto ci stanno però i sentimenti di soccorso per chi chiede aiuto, nonché di sensibilità affettiva per le persone semplici.
Edna, riconoscente, fa assumere il vagabondo come operaio presso l'azienda agricola del padre. Da ora in poi è tutta una serie di gag ispirate all'ambiente agricolo e alla scarsa voglia del vagabondo di sgobbare. Forconi, scale di legno, sacchi di farina, uova, mucche, piedi sudati, tutto va bene per imbastire situazioni, una più spiritosa dell'altra. La vicenda ha una svolta quando i ceffi decidono di derubare il padrone dell'azienda chiedendo l'aiuto del vagabondo, che finge di partecipare all'impresa. Il tentativo di furto è sventato e ne nasce una sparatoria (comica) in cui il vagabondo viene ferito per sbaglio. Curato da Edna, se ne innamora e pensa ormai di restare al suo fianco.
All'improvviso si fa vivo però il fidanzato di Edna, un giovane fine ed elegante. La scena che segue è una delle più belle e sentimentali create da Chaplin. Il vagabondo osserva i propri vestiti, rendendosi conto della differenza sociale che lo separa dal bel fidanzato perbene di Edna. Una triste realtà che ha sempre cercato di esorcizzare in società, ma che gli pesa tremendamente nel proprio intimo quando si tratta di sentimenti amorosi. Si mette a sedere e scrive un bigliettino, il tutto recitato con alcune espressioni semplici ed intense di dolore. Si alza affranto, riprende il suo fagottino e poi esce a salutare Edna (attonita) e il suo fidanzato (che gli allunga un po' di soldi, come si fa con i "vagabondi"). La comica si chiude quindi con un'altra scena magistrale. La stessa strada dell'inizio viene percorsa al contrario dal vagabondo ripreso di spalle in campo lungo. Anche con questo tipo di ripresa, Chaplin riesce a esprimere benissimo tristezza e scoraggiamento. Poi all'improvviso scatta qualcosa nell'animo del vagabondo, si riscuote tutto e baldanzoso più di prima prosegue zampettando la propria strada, mentre lo schermo si chiude a iris.
Questo è il primo di una lunga serie di finali simbolici, apparentemente semplici ma pieni di tanti significati. In questo caso, dal punto di vista stilistico, serve a smorzare il sentimentalismo delle scene precedenti e in fondo vuole dire che nonostante tutto la vita continua e a consolare c'è sempre quella cosa preziosissima che si chiama libertà. Ognuno però può vederci quello che vuole.
Dopo due mesi, nel giugno 1915, esce un'altra grande opera di Chaplin: il cortometraggio "Work" ("Charlot apprendista"). Insieme a "Tempi moderni" è una delle punte più ardite del comico come denuncia sociale. Ci sono immagini molto forti che, anche se comiche, riescono a fare impressione pure adesso.
Il pezzo si apre con l'interno di una ricca casa borghese, dove marito e moglie lo sono solo di facciata, visto che litigano e non si possono sopportare. Stanno attendendo gli operai per tappezzare la casa. Segue una scena assurda quanto eloquente: in mezzo al traffico stradale, un carretto stracolmo di ogni genere di arnese lavorativo viene tirato a fatica dal vagabondo, battuto dal suo padrone che siede sul carro. A stento riesce ad evitare di essere travolto da un tram.
La scena seguente è una delle poche di Chaplin che fa uso di espedienti cinematografici. La cinepresa riprende inclinata di 45° e l'immagine risultante riproduce una ripida salita. In campo lungo si staglia contro il cielo il carretto stracolmo e il padrone che batte con il bastone il vagabondo arrancante; un'immagine impressionante che farà scuola nel cinema sovietico dieci anni dopo. Come se non bastasse, in cima alla salita il vagabondo scivola su di una buccia di banana e ridiscende all'inverso tutta la china, fino a fermarsi sulle rotaie mentre sta per arrivare un tram. Per miracolo scampa anche questa volta e di nuovo arrancando sale, battuto dal padrone. Finalmente in cima, si ferma a strizzare il fazzoletto intriso di sudore, mentre il padrone invita un'altra persona a salire sul carro. Riparte fingendo il movimento degli animali ma poi finisce per cadere in un tombino aperto. Una didascalia riporta il commento del padrone: "Si è nascosto lì sotto il fannullone. Quando esce lo farò lavorare il doppio".
In queste scene Chaplin voleva forse solo realizzare un effetto comico, ma il quadro simbolico che ha creato finisce per rappresentare (suo malgrado?) un'eloquente denuncia dello sfruttamento e della disumanizzazione alla base di tanti "lavori".
Non è però finita qui. Arrivati alla ricca casa, la signora illustra al distratto vagabondo gli innumerevoli lavori che c'è da fare, poi lo introduce nel salotto e non fidandosi chiude i suoi soprammobili di valore nella cassaforte. Per tutta risposta, il vagabondo prende il suo orologio e pochi spiccioli, se li mette in tasca e la chiude con una spilla. Il messaggio è chiaro: io sono povero ma ho la mia dignità; sono un lavoratore, non un ladro. Il resto del pezzo è tutta una serie di gag che vedono il vagabondo farla pagare al suo padrone, cercare di attaccare bottone con la cameriera (Edna Purviance) e combinare innumerevoli pasticci. Alla fine succede un patatrac generale e tutta la casa va in macerie, da cui emerge il ghigno del vagabondo, quasi a dire: a me non interessa, gli sta proprio bene a questa gente. Soddisfazione effimera perché gli cade un mattone in testa.
La polemica sociale di questo cortometraggio passò quasi inosservata, mentre fece scalpore una scena in cui il vagabondo occhieggia una statuetta di donna nuda, ci mette un piccolo paralume e la fa diventare una ballerina hawaiana. La polemica non finì qui. Guarda caso il cortometraggio successivo si chiamava "A Woman" ("La signorina Charlot") e comprendeva uno strabiliante travestimento femminile di Chaplin. Bisogna dire che Chaplin travestito aveva proprio il fascino di una bella signorina birichina e attraente, con tanto di primo piano con occhieggiatura. Qualcosa che anticipa "A qualcuno piace caldo" di Wilder.
C'è una scena molto gustosa in cui la "signorina" fa un giochino con i suoi due spasimanti. Chiede loro di baciarla in contemporanea al suo via, ma al via si schiva e i due uomini si baciano fra di loro. Ci sono tante scenette divertenti, piene di doppi sensi; lo scopo è quello di prendere in giro la pruderie americana, ma evidentemente in America si poteva prendere in giro tutto tranne il senso del pudore. I bacchettoni misero su un mezzo scandalo e Chaplin fu costretto non ripetere più i suoi travestimenti.
Notevole è anche l'ultimo cortometraggio del periodo: "Police" ("Charlot ladro"). Qui viene messo in risalto l'animo onesto del vagabondo, nonostante che tutto lo porti a infrangere il tabù della proprietà privata. Uscito di prigione viene derubato da un falso predicatore, quasi a puntualizzare che i veri ladri si nascondono sotto spoglie presentabili. Senza soldi viene rifiutato anche dal dormitorio pubblico, frequentato da un campionario impressionante di umanità derelitta. Alla fine si aggrega ad un suo ex compagno di cella per svaligiare una casa, abitata da Edna Purviance. Un po' le si affeziona, ma i richiami di lei alla fede e al peccato non convincono il vagabondo a non rubare. Si ribella invece quando il compagno aggredisce Edna; scatta allora nel vagabondo l'istinto di difesa dei più deboli. Un abisso separa questa scena dalle comiche Keystone, dove non si esitava a "tirare botte" anche alle donne.
Una volta arrivata la polizia, Edna scagiona il vagabondo, che può andarsene e pregustare la propria libertà; dal bordo della strada, ecco però uscire un poliziotto che insegue il vagabondo. Il cortometraggio si chiude a iris sul ghigno del poliziotto. Sembra si voglia suggerire che la sorveglianza è continua per chi non fa parte della classe sociale della "gente perbene".
Torna suSpeciale a cura di amterme63 - aggiornato al 03/04/2009